Politica estera

L'ira di Trump: "È una persecuzione politica"

Reazione durissima dell'ex presidente dopo l'annuncio dell'incriminazione a New York. Nel mirino i democratici e il procuratore che lo accusa: "Un attacco politico che farebbe impallidire Mao, Stalin e Pol Pot"

L'ira di Donald Trump: "È una persecuzione politica"

Donal Trump è stato ufficialmente incriminato dal gran giurì riunitosi a New York. L'accusa nei confronti del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America è quella di aver pagato 130mila dollari durante la sua campagna elettorale per pagare il silenzio di Stormy Daniels, attrice e regista pornografica.

Da quanto traspare, i due circa sette anni fa avrebbero avuto una relazione. E Trump è stato inquilino della Casa Bianca dal 2017 al 2021. Il tycoon diventa di fatto il primo presidente a stelle e strisce a essere stato incriminato da una corte. Stando a quanto riporta Joe Tacopina, uno dei suoi legali, le accuse verrano formalizzate la prossima settimana. Trump dovrà affrontare, stando a quanto riporta la Cnn, oltre 30 capi di accusa per frode aziendale. È il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, colui che porta avanti le accuse. Il giovane afroamericano è noto per aver supervisionato le accuse di molestie sessuali nei confronti di Harvey Weinstein, produttore hollywoodiano.

La replica di Trump

La risposta dell'ex presidente Trump non si è fatta attendere. Attraverso un comunicato, afferma di essere vittima della più alta persecuzione politica nella storia di un'elezione, ricordiamo che sta correndo per le presidenziali del 2024. Non risparmia l'attacco frontale ai democratici:

"Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della 'Trump Tower', ancor prima di diventare presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale, nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese, sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again. I democratici - continua sempre il tycoon -hanno mentito, imbrogliato e rubato nella loro ossessione di cercare di colpire Trump. Ora hanno fatto l'impensabile: incriminare una persona completamente innocente in un atto di palese interferenza elettorale. Mai prima nella storia della nostra nazione è stato fatto questo".

Ha, inoltre, accusato il sistema giudiziaro di essersi fatto usare dai democratici per punire un avversario politico, "questo non era mai successo".

L'attacco a Biden

Non mancano le accuse dirette anche al procuratore distrettuale, Alvin Bragg, e all'attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il primo è colpevole di essere il protagonista, sotto pagamento, di un disegno ben preciso di George Soros.

"Sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden, ignorando gli omicidi, i furti con scasso e le aggressioni. È così che Bragg trascorre il suo tempo. Credo che questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Joe Biden in modo pesante". Si è poi appellato al popolo americano chiarendo che quest'ultimo sa esattamente cosa stanno facendo i democratici della sinistra radicale.

Con un tono tipicamente da campagna elettorale, quella in cui è impegnato Trump, ha poi concluso: "Il nostro partito e i nostri uomini sconfiggeranno prima Alvin Bragg e poi Joe Biden. Cacceremo i democratici rendendo di nuovo grande l'America".

Le reazioni

Immediata è stata la replica del figlio di Trump, il trentanovenne Eric, vicepresidente esecutivo della Trump Organization. Questo ritiene che questa incriminazione sia a tutti gli effetti un atto politico e che "farebbe impallidire Mao, Stalin e Pol Pot".

Clark Brewster, l'avvocato della pornostar Stormy Daniels, ha così commentato su Twitter: "L'incriminazione di Donald Trump non è motivo di gioia. Ora prevalgano verità e giustizia, nessuno è al di sopra della legge".

Anche Michael Cohen, ex avvocato di Trump e figura fondamentale con le sue testimonianze per l'incriminazione, ha twittato: "Per la prima volta nella storia del nostro Paese è stato incriminato un ex presidente degli Stati Uniti. Non sono felice di rilasciare questa dichiarazione e ci tengo anche a ricordare a tutti la presunzione di innocenza. Tuttavia, l'accusa di oggi non è la fine di questo capitolo ma soltanto l'inizio. Rivendico la mia testimonianza e le prove che ho fornito alla procura newyorkese".

I legali di Trump

Stando a ciò che afferma uno dei legali dell'ex presidente, il prossimo martedì Donald Trump si recherà a Manhattan per farsi incriminare. Successivamente, come routine vuole, verrà posto agli arresti per il calco delle impronte digitali e la foto segnaletica ma non andrà in carcere.

Inoltre, Chris Kise, altro membro del team legale che segue Trump: "Vi è una totale assenza di base legale per questa incriminazione, che dovrebbe spaventare ogni cittadino di questo paese indipendentemente dalle opinioni sul presidente Trump".

La corsa alla Casa Bianca

Come detto, Donald Trump sta correndo per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America. Non è ancora certo che sarà lui il candidato repubblicano anche perché l'italoamericano governatore della Florida, Ron DeSantis, si sta rivelando un avversario molto complicato.

Ad ogni modo, anche qualora venisse incriminato, la legge americana non vieta di proseguire la campagna elettorale e candidarsi. Negli Usa è già dibattito.

Intanto, proprio DeSantis si è schierato dalla parte di Trump: "Il procuratore distrettuale di Manhattan sta violando la legge per prendere di mira un avversario politico: la Florida non risponderà alla sua richiesta di estradizione".

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