Tensioni nello stretto di Hormuz: quali sono le navi da guerra italiane nell'area

Diverse le navi militari italiane presenti nella regione che potrebbe essere interessata dalla rappresaglia di Teheran

Tensioni nello stretto di Hormuz: quali sono le navi da guerra italiane nell'area
00:00 00:00

Ora che Teheran ha dato seguito alle sue minacce contro le basi Usa attaccando le installazioni militari di Al Udeid, in Qatar, e di Ain al-Asad, in Iraq, la tensione sale pericolosamente nello Stretto di Hormuz, il secondo fronte nel mirino della furia del regime teocratico. Ieri, infatti, mentre ancora si levava il fumo delle bunker buster e dei Tomahawk lanciati sui siti nucleari iraniani, la Repubblica Islamica ha evocato come ritorsione il possibile blocco del lembo di mare dal quale passa il 30% circa del petrolio mondiale. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che la chiusura dello Stretto sarebbe "sconsiderata". Da Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha affermato che il Golfo Persico e le acque circostanti "sono importanti per il commercio internazionale di merci ed energia. Mantenere sicurezza e stabilità nella regione è nell'interesse della comunità internazionale".

Le conseguenze economiche che derivererebbero dalla chiusura della via commerciale in Medio Oriente appaiono incalcolabili per la comunità internazionale. Non sfugge a queste considerazioni il nostro Paese. La premier Giorgia Meloni ha detto che il governo "sta monitorando Hormuz, uno stretto strategico per le economie globali, capace di condizionare il prezzo del petrolio e dell'energia a livello mondiale. Ma, in ogni caso, ci siamo già occupati di assicurare all'Italia gli approvvigionamenti necessari".

L'Italia è coinvolta dall'escalation della crisi in Medio Oriente non solo dal punto di vista economico ma anche da quello militare. A questo aspetto ha fatto riferimento pochi giorni fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha ribadito l'importanza dell'operazione Aspides, la missione europea nata nel 2024 per rispondere alle minacce degli Houthi alla navigazione, all'interno della quale opera l'Andrea Doria. Per la precisione l'area in cui staziona il cacciatorpedieniere è quella del Mar Rosso, in particolare nello stretto di Bab-el mandeb, ma l'operazione prevede anche una presenza nel Golfo dell'Oman. Il mese prossimo, in parallelo al cambio del comando della missione che tornerà a guida italiana, è previsto il passaggio di consegne dall'Andrea Doria al Caio Duilio.

Nell'area interessata dall'escalation è operativa anche la missione Atalanta, avviata in funzione anti-pirateria al largo delle costa somale, in cui ha preso parte la fregata Rizzo, adesso di rientro in Italia.

Un'altra nave della flotta, la fregata Marceglia, è prevista avvicinarsi alla regione in fiamme dopo aver svolto una campagna nell'Indo-Pacifico. Tra Hormuz e il Golfo Persico insiste infine la missione Emasoh, nata nel 2020 al fine di garantire la sicurezza del traffico marittimo. Non si segnalano al momento navi operative.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica