Politica estera

Darmanin, il "primo poliziotto" di Macron: chi c'è dietro al braccio di ferro con l'Italia

Gerard Darmanin è il Ministro dell'Interno di ferro del governo francese e sono le sue iniziative a spingere, da destra, al braccio di ferro con Roma

Darmanin, il "primo poliziotto" di Macron: chi c'è dietro al braccio di ferro con l'Italia

Emmanuel Macron e il Ministro dell'Interno Gerdard Darmanin sono le figure chiave per capire come mai è esploso il braccio di ferro tra l'Italia e la Francia sui migranti. Una partita su cui si è definitivamente consumata la svolta a destra di Renaissance, la coalizione presidenziale imperniata su La Republique En Marche!, il partito del presidente e che ha nel ministro di ferro che gestisce la polizia e l'ordine pubblico, a capo della burocrazia cruciale dello Stato profondo transalpino, l'uomo forte.

Darmanin sogna la corsa all'Eliseo per il 2027; Macron ha provato a incanalare nel governo di minoranza formato dopo le legislative le ambizioni dei contendenti del mondo moderato francese. Elisabeth Borne, nominata capo del governo, appare più una scaldasedie all'Hotel de Mantignon; Bruno Le Maire, l'onnipotente ministro dell'Economia, si gioca con Darmanin, ex portavoce di Nicolas Sarkozy, un ruolo di punta. Macron, nota Le Monde, "ha chiesto alle sue truppe una coesione impeccabile almeno fino alla fine del 2024. Una volta che le elezioni europee saranno alle spalle, dopo i Giochi Olimpici, potrà aprirsi la corsa dei cavalli per le elezioni presidenziali. Per il momento, ha ricordato, nessuno ha interesse a che questo secondo mandato quinquennale si trasformi in un fiasco". Nel frattempo, però, bisogna trovare un alleato di governo. E Darmanin spinge perché siano Les Republicains, il centrodestra popolare francese totalmente inglobato da Renaissance alle scorse presidenziali e arrivato ai minimi con Valerie Pécresse, la stampella di minoranza per condurre la maggioranza presidenziale a consolidarsi all'Assemblea Nazionale.

Il banco di prova è stato l'accordo firmato con Suella Braverman, Ministro dell'Interno britannico, sui pattugliamenti a Calais: il governo francese vuole promuovere una strategia volta a organizzare un giro di vite sull'immigrazione e il 40enne Darmanin, già Ministro dei Conti Pubblici nel governo di Edouard Philippe, è l'uomo che dovrebbe portarla a compimento. A gennaio, Gérald Darmanin dichiarava la necessità di affrontare i temi securitari e di ordine pubblico messi in campo dal Rassemblement National di Marine Le Pen con proposte concrete; oggi la stessa Marine Le Pen vede nella bozza di legge proposta dal governo di minoranza sull'immigrazione una sua "vittoria ideologica". La legge proporrà più durezza nei confronti dei delinquenti stranieri e una disposizione secondo cui il rifiuto di una domanda di asilo da parte delle autorità competenti comporterà automaticamaente l'obbligo di lasciare il territorio francese.

In quest'ottica qui si è consumato lo scontro con il governo Meloni. Letto, dall'opposizione nostrana, in chiave progressista. Ma in realtà frutto di un braccio di ferro tra la destra conservatrice italiana e quella neo-gollista transalpina, con Darmanin incaricato di conquistare i consensi per completare la saldatura tra Reinassance e Repubblicani in prima fila. In un eventuale governo di coalizione giallo-blu tra macroniani e gollisti Darmanin appare il favorito numero uno per il ruolo di primo ministro. E intende fare pressione a Macron per acquisire visibilità sfruttando la forza del dicastero da lui controllato, anche a costo di andare contro l'agenda di distensione verso l'Italia impostata dall'inquilino dell'Eliseo.

Sia nella lotta contro il crimine delle bande e il traffico di droga o durante gli incendi boschivi estivi, nei media e sul campo, il "primo poliziotto del Paese" sembra quasi onnipresente dall'inizio del secondo mandato di Macron; ha appreso la lezione di Sarkozy, che da Ministro dell'Interno di Jacques Chirac seppe usare Place de Beauveau come trampolino di lancio per l'Eliseo. Darmanin, nota il tedesco Tagespost, "è stato spesso criticato a partire dalla sua nomina a ministro, perché si era opposto al "matrimonio gay" dal 2012 al 2014.

Un caso di stupro è stato archiviato due volte per mancanza di prove. Dopo il caos alla finale di Champions League nel maggio di quest'anno, il Senato francese ha incolpato lui e il prefetto di polizia. Ma lui tira dritto e sposta la Francia sempre più a destra, applicando alla lettera anche la legge del 2021 sul separatismo islamista: "il ministero dell'Interno ha annunciato che dalla legge anti-separatismo del 2021, 99 moschee sospettate di ricevere predicatori radicali sono state controllate. 24 di loro sono stati chiusi. Inoltre, 800 musulmani radicalizzati sono stati espulsi dalla Francia".

Darmanin di Sarkozy eredita anche la volontà di pressare l'Italia e usare la polemica con Roma a fini interni. I Republicains non amano il nostro Paese né l'idea di dialogare con esso: considerano l'Italia, al massimo, un satellite da attrarre nell'orbita di Parigi al fine di controbilanciare la Germania e un terreno di conquista per il capitalismo gallico. Il braccio di ferro di Darmanin con il governo Meloni ha in questo senso imbarazzato Macron, che pensa in ottica di autonomia strategica europea ma ora come ora non può fare a meno del suo ministro-sceriffo. La rotta è tracciata: nella campagna presidenziale primaverile il presidente si è sempre più spostato a destra, dopo aver cavalcato le radici cristiane e identitarie del Paese; la sicurezza e i temi afferenti l'hanno fatta da padrone nella campagna elettorale.

Darmanin ha completato l'opera sul campo e l'Eliseo prescinde dalle sue politiche per plasmare il decisivo asse con il centro-destra oggi residuale all'Assemblea Nazionale e marginalizzare Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon. Una sfida sempre più complessa ora che i lepenisti si sono spostati ulteriormente a destra eleggendo alla guida Jordan Bardella e i sindacati sfidano il potere macroniano cavalcati dalla sinistra. E che come fallo di reazione ha prodotto la scaramuccia sui migranti.

Prima di una possibile serie di punzecchiature reciproche che possono accompagnare Italia e Francia mano a mano che Darmanin ascenderà in influenza.

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