Politica estera

Mamma Navalny sfida lo Zar. E lui fa indagare pure il fratello

La donna: "Restituisci Alexei, dipende da te". Il direttore della colonia penale e il numero due delle carceri promossi da Putin. Gli Usa: domani le sanzioni

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Vadim Kalinin e Valery Boyarinev, sono amici di vecchia data e la scorsa estate hanno trascorso assieme un periodo di vacanza, con le famiglie, nella località balneare di Yantarny (Kaliningrad). Non sono due personaggi qualsiasi, ma i più che probabili «architetti» dell’affaire Navalny. Kalinin è il direttore della colonia penale dove il 16 febbraio è morto il dissidente, Boyarinev è il vice direttore generale del servizio penitenziario della federazione russa.

Dopo il decesso di Navalny, Boyarinev è stato promosso con decreto presidenziale urgente da Putin alla direzione e Kalinin entrerà nel suo staff. L’ennesimo tassello di una complessa operazione che il Cremlino aveva studiato da tempo per eliminare il dissidente. Mosca, attraverso il portavoce Peskov, respinge ogni accusa, e invita il capo della diplomazia europea Borrell, che vorrebbe un’indagine internazionale, di «non interferire su questioni interne». Durante un incontro con la stampa, ha spiegato che Putin non avrebbe visto il filmato in cui Yulia Navalnaya afferma che continuerà il lavoro del marito. «Le sue accuse sono infondate e rozze, ma essendo rimasta vedova da poco, preferiamo non commentare».

La Navalnaya aveva chiesto all’Ue di non riconoscere le elezioni presidenziali di marzo, dove Putin si presenta per un quinto mandato.
E mentre gli Usa si preparano a presentare un nuovo pacchetto di sanzioni a Mosca dopo la morte di Navalny, in Russia c’è anche chi non teme le rappresaglie degli uomini di Putin e ha il coraggio di schierarsi dalla parte del dissidente scomparso. Sulla piattaforma Ovd-Info, progetto mediatico russo indipendente sui diritti umani volto a combattere la persecuzione politica, sono stati inviati appelli al Comitato investigativo della Federazione Russa con la richiesta di consegnare il corpo di Navalny alla sua famiglia. La sottoscrizione ha raggiunto quota 70mila firme. Oggi Sobesednik, il principale settimanale di opposizione, apre con una gigantografia di Navalny e il titolo «Alexei Navalny prima della sua morte... ma c’è speranza!».

A Putin ieri si è rivolta, con un appello commovente, anche Lyudmila Navalnaya, madre di Alexei, che non ha mai lasciato la zona della colonia penale di Polyarnyi Volk, dove si troverebbe la salma del figlio. «Sto aspettando da cinque giorni. La soluzione della questione dipende solo date. Fammi finalmente vedere Alexei. Chiedo che il corpo mi venga immediatamente restituito in modo che io possa seppellirlo in modo umano». La risposta non si è fatta attendere, ma è stata oltraggiosa. Mosca infatti ha deciso di inserire nella lista dei ricercati anche Oleg Navalny, fratello di Alexei. Nel 2014 Oleg era stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere per frode in un caso che, secondo i critici del Cremlino, era inventato e progettato per aumentare la pressione sul suo defunto fratello. La Bbc nel frattempo rivela che alla vigilia della sua morte Navalny si era lamentato in tribunale che le lettere dei familiari non gli venivano consegnate, ma che era riuscito a scambiare corrispondenza con il fotografo e amico Feldman, al quale aveva confidato di temere la rielezione di Trump.

Intanto sulla questione Navalny si è pronunciato Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa nel 2006 a Mosca. Secondo l’uomo non ci sarebbe spazio per un’opposizione pronta a spezzare il cerchio magico. «Tutti i leader verranno arrestati e incarcerati per casi di falsi crimini. Ma Yulia può essere la leader unitaria dell’opposizione russa in esilio. Come la Tikhanovskaya per la Bielorussia.

Lei è la scelta perfetta per questo».

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