Politica estera

McConnell lascerà la guida del Gop al Senato: perché così spiana la strada a Trump

Mitch McConnell, storico leader del Gop al Senato Usa, si ritirerà dal suo ruolo. Un passaggio epocale tra due tipi conservatorismo, che lasciano il Gop privo del più importante rappresentante del reaganismo che fu

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Colpo di scena a Capitol Hill: Mitch McConnell ha annunciato che a novembre lascerà il ruolo di guida del gruppo conservatore. In questo modo il Senato Usa perde uno degli esponenti di spicco del fronte anti-Maga, oltre che uno dei maggiori critici di Donald Trump.

Il ritiro di McConnell tra motivazioni personali ed endorsement a Trump

"Uno dei talenti più sottovalutati della vita è quello di sapere quando è il momento di passare al capitolo successivo", ha dichiarato il senatore del Kentucky all'Associated Press. Nel 2018 l'esponente repubblicano aveva superato l'ex senatore Bob Dole come leader di lungo corso. La decisione non sembrerebbe motivata da ragioni politiche: l'ottantaduenne avrebbe scelto di compiere un passo indietro dopo la morte della sorella della moglie Elaine Chao, Angela, in un incidente stradale avvenuto all'inizio del mese.

La notizia, tuttavia, circolava da tempo nei corridoi di Capitol Hill, soprattutto nelle ultime settimane: soltanto un paio di giorni fa il New York Times e The Hill, citando fonti del Partito repubblicano, hanno riportato dalle loro colonne l'ipotesi di un presunto endorsement per Trump. Secondo le fonti, il manager della campagna di Trump, Chris LaCivita, e il braccio destro di MacConnell, Josh Holmes, avrebbero avuto una serie di incontri per ricomporre i rapporti tra il senatore e l'ex presidente, in vista delle elezioni Usa del prossimo novembre. L'appoggio ufficiale di McConnell, visto il suo alto valore simbolico, darebbe al tycoon la spinta definitiva per la conquista della nomination per la Casa Bianca.

Il valore politico del ritiro di McConnell

Il ritiro di McConnell dalla scena politica americana non va visto esclusivamente alla luce delle sacrosante ragioni personali di un leader ottuagenario. McConnell è stato una pietra miliare del conservatorismo americano contemporaneo, e la sua uscita di scena segnerà-inevitabilmente-la transizione dal repubblicanesimo tradizionale e internazionalista alla Ronald Reagan a quello populista e isolazionista di Trump. McConnell, tuttavia, ha dichiarato che continuerà il suo mandato al Senato (che termina nel 2027), anche sa da un altro scranno. Una posizione più defilata, presumibilmente, tesa ad arrendersi alla deriva trumpiana alla quale il partito dovrà genuflettersi man mano che l'ex presidente conquista le primarie di partito.

Tuttavia, non tutto sembra essere perduto, poiché i numeri contano. Sebbene i critici di McConnell nel partito si siano fatti molto più rumorosi di un tempo-e le loro armi sempre più affilate- il loro numero non è cresciuto in maniera sostanziale. Questo è la riprova dell'abilità strategica del vecchio McConnell e della capacità di comprendere le esigenze dei suoi colleghi senatori. Va ricordato che a McConnell si deve, in parte, la resistenza che ha portato il Congresso a discutere ancora una volta un pacchetto di aiuti esteri che includa 60 miliardi di dollari per l'Ucraina, riuscendo a ottenere l'avallo di 22 repubblicani per portare la misura di fronte alla Camera, ove ora è sotto esame.

Il leone che si ritira: i toni messianici di McConnell

Il semi-addio alla politica di McConnell possiede tutti i toni nostalgici del vecchio leone che si ritira: un uomo che ha sempre preferito e puntato a dirigere il Senato piuttosto che mirare alla presidenza. E le parole scelte dal senatore non sono altro che il condensato di tutto il "primo tempo" dell'America che fu: "Credo più che mai che la leadership globale dell'America sia essenziale per preservare la città splendente su una collina di cui parlava Ronald Reagan. Finchè avrò fiato su questa terra, difenderò l'eccezionalismo americano". Cos'altro dire?

Quanto a Trump, gli esiti della partita a scacchi fra i due sono ancora tutti da giocare. I due avevano lavorato insieme durante il primo mandato di Trump, ristrutturando la Corte Suprema e e il sistema giudiziario federale in un'ottica decisamente conservatrice. I loro rapporti sono andati via via deteriorandosi all'indomani della tornata elettorale del 2020, in seguito alla narrazione della frode subìta, imbastita da Trump e dal Maga. I detrattori di McConnell oggi puntano il dito contro il senatore, accusandolo di non aver fatto abbastanza per sostenere la sua crociata anti-Trump.

Ma è proprio a questi che sceglie in queste ore di rivolgere le sue ultime battute pungenti da leader Gop: "Ho ancora abbastanza benzina nel serbatoio per deludere completamente i miei critici e intendo farlo con tutto l'entusiasmo a cui sono stati abituati".

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