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Nucleare, la dottrina Biden: ecco il nuovo asse del male atomico

Una rielaborazione della dottrina precedente, focalizzata sulla minaccia cinese. Ma non solo: la nuova visione nucleare Usa ora mette in conto la collusione tra i suoi principali nemici

Nucleare, la dottrina Biden: ecco il nuovo asse del male atomico
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Mentre Joe Biden si appresta a dare l'addio alla politica mentre il carrozzone della convention di Chicago va avanti da sé, il New York Times mette nero su bianco un'indiscrezione importante sul presidente uscente.

A marzo, il presidente Biden ha approvato un piano strategico nucleare altamente classificato che, per la prima volta, rimodella la strategia di deterrenza americana, concentrandosi sulla rapida espansione dell'arsenale nucleare cinese. Un cambio di passo che avviene mentre il Pentagono ritiene che le scorte cinesi rivaleggieranno per dimensioni e diversità con quelle degli Stati Uniti e della Russia nei prossimi dieci anni.

La Casa Bianca non ha mai annunciato la svolta della "Nuclear Employment Guidance", che cerca anche, per la prima volta, di preparare gli Stati Uniti a possibili sfide nucleari coordinate da parte di Cina, Russia e Corea del Nord. Il documento, aggiornato ogni quattro anni circa, è così altamente classificato che non ci sono copie elettroniche in giro da cui attingere nuovi parametri e dettagli, ma solo un piccolo numero di copie cartacee distribuite ad alcuni funzionari della sicurezza nazionale e comandanti del Pentagono.

A giugno, il direttore senior per il controllo degli armamenti e la non proliferazione del Consiglio per la sicurezza nazionale, Pranay Vaddi, aveva fatto esplicito riferimento al documento, essendo stato il primo a esaminare in dettaglio se gli Stati Uniti siano preparati a rispondere a crisi nucleari che scoppiano simultaneamente o in sequenza, con una combinazione di armi nucleari e convenzionali. La nuova strategia, ha affermato Vaddi, sottolinea la necessità di scoraggiare simultaneamente la Russia, la Cina e la Corea del Nord.

La nuova strategia, dunque, si colloca in un ambiente internazionale in cui i principali nemici americani stanno allargando le proprie capacità nucleari in termini di numero di vettori ma anche di letalità degli stessi. A ciò si aggiunge un'ulteriore complicazione di natura politica: ovvero la reale possibilità di collaborazione e persino di collusione tra gli avversari degli Usa dotati di armi nucleari.

Finora nella campagna presidenziale, le nuove sfide alla strategia nucleare americana non sono state oggetto di dibattito. Biden, che ha trascorso gran parte della sua carriera politica come sostenitore della non proliferazione nucleare, non ha mai parlato pubblicamente in dettaglio di come stesse rispondendo alle sfide di Cina e Corea del Nord. Né lo ha fatto Kamala Harris, ora candidata del Partito Democratico.

Nella sua ultima conferenza stampa di luglio, pochi giorni prima di annunciare il suo ritiro dalla corsa presidenziale, Biden ha riconosciuto di aver adottato una politica volta a cercare modi per interferire nel più ampio partenariato Cina-Russia.

La strategia di Biden sembra, dunque, essere diretta conseguenza delle stime del Pentagono secondo cui la forza nucleare della Cina si espanderà entro il 2030, raggiungendo un numero di vettori pari a quelli che oggi possiedono Stati Uniti e Russia.

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