Dallo scambio di prigionieri alle armi per gli Houthi: il ritorno del "mercante della morte di Putin"

Viktor Bout, il "mercante della morte di Putin" liberato due anni fa, sarebbe coinvolto nel commercio di armi con i ribelli Houthi dello Yemen: a rivelarlo, un'inchiesta del Wall Street Journal. Peskov, portavoce del Cremlino: "Fake news"

Dallo scambio di prigionieri alle armi per gli Houthi: il ritorno del "mercante della morte di Putin"

Viktor Bout, il noto trafficante d'armi russo conosciuto come il "Mercante di Morte" di Putin, pare essere tornato al suo vecchio lavoro. Liberato dalle autorità statunitensi quasi due anni fa nell'ambito di uno scambio di prigionieri con la cestista Brittney Griner, Bout sarebbe ora impegnato in nuove trattative per vendere armi ai ribelli Houthi nello Yemen. Almeno questo è ciò che sostiene un'inchiesta del Wall Street Journal. L'uomo, oggi 57enne, ha costruito una lunga carriera come fornitore di armi di fabbricazione sovietica in aree di conflitto come Africa, Sud America e Medio Oriente: fu arrestato in Thailandia nel 2008, quando fu incastrato da un'operazione sotto copertura della Dea - l'agenzia federale antidroga Usa - che finse di essere composta da guerriglieri colombiani disposti a comprare armi per attaccare forze statunitensi. Condannato a 25 anni di prigione, la sua scarcerazione nel 2022, in cambio di Brittney Griner, destò non poche critiche e polemiche.

Il ritorno del "Mercante della Morte". Lui: "Falso"

Dopo il suo rilascio, Bout sembrava aver cambiato strada e abbandonato il traffico di armi. Si era unito a un partito politico nazionalista pro-Cremlino e, nel 2023, aveva ottenuto un seggio in un consiglio locale. Tuttavia, secondo fonti della sicurezza europee, in agosto Bout è riapparso sulla scena quando rappresentanti Houthi si sono recati a Mosca per trattare l'acquisto di armi, per un valore complessivo di circa 10 milioni di dollari. Nonostante l'accordo sia ancora in fase di discussione e riguardi solo armi leggere, come i fucili d'assalto AK-74, la notizia ha sollevato preoccupazioni negli Stati Uniti. Washington, che considera gli Houthi un'organizzazione terroristica, è fermamente contraria anche a un semplice invio di armi leggere.

Tuttavia, non esistono prove concrete che tali armi siano state inviate o che Bout sia coinvolto in operazioni di questo tipo. Nel frattempo, il diretto interessato, intervistato dalla Tass, ha definito l’articolo del Wall Street Journal che lo accusa di essere coinvolto in un traffico d'armi come "notizie sensazionalistiche senza fondamento, create solo per attirare clic". Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha respinto il rapporto, definendolo "una fake news" e una storia inventata con lo scopo di screditare i politici russi. "Leaffermazioni contenute nell'articolo sono prive di fondamento, è solo un'eco nel campo delle informazioni," ha dichiarato Bout, sostenendo che il giornale ha ormai abbandonato il suo tradizionale focus economico per diventare uno strumento politico di parte.

Bout ha anche citato il caso di Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal arrestato a Ekaterinburg con l'accusa di spionaggio. "Durante il processo è stato dimostrato che agiva sotto copertura e raccoglieva informazioni per conto della Cia. Per questo motivo, i report di questi media devono essere valutati considerando a chi giova l’informazione e quale notizia intendono creare," ha aggiunto il deputato dell'assemblea di Ulyanovsk. Bout ha infine sottolineato come i media statunitensi continuino a sfruttare l’immagine di lui come "trafficante d'armi", costruita anni fa. "Tutto ciò viene fatto per attrarre attenzione e rilanciare la popolarità del giornale, che sembra essere in declino" ha concluso.

Il commercio nel Maro Rosso

La possibilità che la Russia fornisca agli Houthi armamenti più sofisticati, come missili antinave o antiaerei, è al centro dei timori dell'amministrazione Biden. Il commercio internazionale attraverso il Mar Rosso è infatti sotto una crescente minaccia a causa delle attività dei ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, che da oltre un anno prendono di mira navi commerciali e militari nella regione. Gli attacchi degli Houthi non sono limitati alle navi civili: negli ultimi mesi, navi militari israeliane e statunitensi sono finite nel mirino dei ribelli yemeniti. Washington e alleati hanno risposto con operazioni militari mirate a contrastare gli attacchi, ma la situazione ha già causato gravi ripercussioni economiche per il commercio globale.

Nel frattempo, un rapporto dell’Agenzia di Intelligence della Difesa degli Stati Uniti pubblicato ad aprile conferma un drastico calo del traffico di container attraverso il Mar Rosso. L'aumento dei rischi ha spinto molte compagnie di navigazione a cercare rotte alternative, facendo lievitare i costi delle operazioni marittime. Le tariffe assicurative per i transiti nel Mar Rosso sono esplose. Secondo Louise Nevill, Ceo per il Regno Unito di Marsh citato da Business Insider, azienda leader nel settore delle assicurazioni marittime, "i premiassicurativi sono arrivati fino al 2% del valore della nave per un singolo transito", rispetto allo 0,7% registrato poche settimane prima.

Secondo fonti vicine alla questione, i ribelli che controllano buona parte dello Yemen potrebbero ricevere nuove forniture di armi russe già a partire da ottobre, grazie a un traffico nascosto tra spedizioni di generi alimentari, con l’invio di fucili d’assalto AK-74 di fabbricazione russa.

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