Politica estera

Russia, scatta il "Mezzogiorno contro Putin": file e arresti ai seggi

Nell'ultimo giorno delle elezioni presidenziali nella Federazione, si attende lo scoccare delle 12.00 negli undici fusorari che attraversano il Paese, momento in cui i sostenitori di Navalny dovrebbero recarsi in massa a votare contro Putin

Russia, terzo giorno di voto: incombe il "Mezzogiorno contro Putin"

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Russia, terzo giorno di voto: incombe il "Mezzogiorno contro Putin"

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Terzo e ultimo giorno di votazioni in Russia, per l’elezione del nuovo presidente della Federazione. Stando a quanto riportato dalla Commissione elettorale centrale, a poche ore dalla chiusura delle urne l'affluenza è arrivata al record del 70.1%, superando il 67,5% del 2018.

Le autorità di Mosca e i sostenitori di Alexei Navanly, inoltre, aspettano gli undici “mezzogiorno” di oggi, uno per ogni fuso orario che attraversa il Paese e momento in cui i cittadini sono stati chiamati a esprimere la loro opposizione al regime tramite l’iniziativa “Polden protiv Putina” (“Mezzogiorno contro Putin”). La vedova dell'oppositore, Yulia Navalnaya, era in fila alle 12.00 davanti alle urne allestite all'ambasciata russa di Berlino, mostrando in prima persona il suo sostegno alle "tre P". Dati incoraggiati sono arrivati dalla capitale armena Erevan, dove si sono trasferiti molti russi dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. L’emittente televisiva Dozhd ha diffuso le immagini di lunghe code ai seggi e delle tante persone accorse a esprimersi contro lo zar. A Chisinau, capitale della Moldavia, due moltov sono state lanciate contro il seggio aperto all'ambasciata di Mosca. Il colpevole sarebbe un uomo di 54 anni, arrestato dalle forze dell'ordine, che durante l'esplosione degli ordigni avrebbe urlato "Odio la Russia". A Berdyansk, in Ucraina, è stato sventato un attentato al funzionario filorusso Vladimir Rogov, uno dei cosiddetti "volti di fiducia" del presidente Vladimir Putin incaricato di fare campagna elettorale nei territori occupati per contro del leader del Cremlino.

Nella Federazione, il candidato contro la guerra Boris Nadezhdin, la cui partecipazione alle elezioni non è stata ammessa, ha inoltre incoraggiato la popolazione a far sentire la propria voce. "Credo che oggi, i russi abbiano la possibilità di dimostrare la loro posizione su quello che sta accadendo non votando per Putin, ma per un altro candidato, come ho fatto io", ha dichiarato. Allo scattare dell'ora "X", lo staff di Navalny ha reso noto che diverse proteste si sono svolte in alcune città della Siberia, fra cui Vladivostok, Novosibirsk, Omsk, Irkutsk, mentre a Ekaterimburg in centinaia si sono messi in coda a un seggio. Il quotidiano Moscow Times ha pubblicato foto e video di lunghe file di persone alle urne anche a Mosca e San Pietroburgo. Al seggio del dipartimento di fisica dell'Università di Kazan, la polizia in borghese ha respinto alcuni giovani studenti dell'ateneo, presentatisi lì per partecipare all'iniziativa del "Mezzogiorno", chiedendo loro di tornare dopo un paio d'ore. Secondo l'Ong Ovd-Info, le autorità del Cremlino hanno arrestato almeno 74 persone in 17 città. Nella capitale sono finiti in manette 10 cittadini presentatisi per votare alle 12.00 come richiesto dall'opposizione. Altri 23 sono stati fermati a Kazan, cinque a San Pietroburgo e tre a Chelyabinsk. Secondo i media locali, tutti sono stati velocemente rilasciati. Nonostante la repressione, in migliaia hanno aderito all'appello dei collaboratori di Navalny e della vedova Yulia.

Ivan Zhdanov, uno stretto collaboratore di Navalny e capo della Fondazione anticorruzione bandita dalla Russia, ha definito l'iniziativa delle "tre P" come un successo. "Penso che l'evento abbia raggiunto i suoi obiettivi. Ci sono molte persone in molti seggi elettorali. La gente è venuta per mostrare solidarietà", ha affermato. "Hanno cercato di intimidire le persone ma sono comunque presenti a questo evento. E' vero che si tratta di una azione in larga misura simbolica, ma ha permesso alle persone di mostrare sostegno reciproco".

È comunque improbabile che l’iniziativa promossa dai collaboratori di Navalny e dalla vedova Yulia basti a ribaltare il risultato di elezioni in cui ai cittadini della Federazione non è stata proposta una vera alternativa. Vladimir Putin sarà riconfermato, con ogni probabilità, alla guida del Paese per altri sei anni e manterrà la Russia sul percorso che ha tracciato invadendo i territori di Kiev e adottando una retorica sempre più anti-occidentale. Le autorità del Cremlino, inoltre, hanno già provveduto a inviare messaggi anonimi di minacce a tutti coloro che avevano pianificato di partecipare al “Mezzogiorno” di opposizione, in modo da ridurre la partecipazione all’iniziativa.

Oltre all’appello dei pro-Navalny, vi sono stati altri atti di protesta durante le votazioni. Venerdì 15 marzo, una donna ha lanciato una molotov contro una scuola adibita a seggio nella città di San Pietroburgo, mentre a Mosca è stata incendiata una cabina elettorale. Lo stesso giorno e nel pomeriggio di sabato 16, in diverse occasioni alcune persone hanno versato colorante verde nelle urne o hanno tentato di danneggiare le schede.

La presidente della Commissione elettorale Ella Pamfilova ha inoltre dichiarato che, dall’inizio delle elezioni, sono stati sventati 280mila cyber attacchi contro il sistema di voto elettronico. Un clima di tensione, dunque, su cui si stagliano da un lato l’ombra di una possibile nuova mobilitazione di riservisti da inviare in Ucraina, che Putin probabilmente ordinerà poco dopo la sua rielezione, e dall’altro il fantasma di Navalny, i cui sostenitori hanno trovato il coraggio di venire allo scoperto per il funerale dell’oppositore e potrebbero farlo di nuovo per lanciare una sfida, collettiva e anonima, contro lo zar

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