Politica estera

Saccheggi, incendi e rabbia è la rivolta dei ragazzini. E Macron non va a Berlino

Obiettivo Champs Elysées. Arriva a fine giornata l'ultima chiamata dei ragazzini incendiari che stanno mettendo la Francia a ferro e fuoco

Saccheggi, incendi e rabbia è la rivolta dei ragazzini. E Macron non va a Berlino

Ascolta ora: "Saccheggi, incendi e rabbia è la rivolta dei ragazzini. E Macron non va a Berlino"

Saccheggi, incendi e rabbia è la rivolta dei ragazzini. E Macron non va a Berlino

00:00 / 00:00
100 %

Obiettivo Champs Elysées. Arriva a fine giornata l'ultima chiamata dei ragazzini incendiari che stanno mettendo la Francia a ferro e fuoco; l'ennesima iniziata con la «conta» della notte prima: 1.389 arresti in totale. E non più solo nelle banlieue. L'età media dei fermati è 17 anni, spiega il ministro dell'Interno Gérald Darmanin. Ma ci sono anche poco più che bambini, colti in flagranza di reato: di «12 e 13 anni». Le autorità, già costrette a evacuare Place de la Concorde nella notte tra venerdì e sabato, ricevono nuovi ordini.

Parigi smette di tergiversare: «Il prossimo che toccherà un poliziotto sarà condannato, e spero con la massima fermezza», preallerta il ministro, che ieri ha raggiunto la banlieue di Dreux, 31mila abitanti nella Valle della Loira. Nell'urgenza di comunicare la presenza dello Stato nei territori perduti della République dice che nel complesso ci sono 45mila agenti schierati; elicotteri e mezzi supplementari a Lione e Grenoble. Ma il film della rivolta continua a girare e in qualche video compaiono anche dei kalashnikov.

Emmanuel Macron è costretto a rinviare la visita di Stato in Germania, vista la situazione nell'intero Paese. Nella moschea Ibn Badis di Nanterre, la banlieue parigina dove è morto Nahel per mano di un agente, vanno invece in scena i funerali del 17enne. Niente giornalisti, né cellulari. Perimetro di sicurezza intorno alla folla, cartelli e lo slogan «Giustizia per Nahel, fight the power» (scritto in inglese anche sui muri). Già perché molti adolescenti, pur nati in Francia, non si sentono francesi. La bara si dirige al cimitero al grido di «Allah Akbar» scortata da ragazzini in motorino e migliaia di persone. Nelle altre città, da Lione a Tolosa, la polizia giudiziaria è sul campo: per individuare, schedare e raccogliere elementi utili a procedere a condanne, dice il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti, confermando che «il 30% dei fermati è minorenne». Saranno multe salate a carico dei genitori.

Proprio a loro, si rivolge il ministro della Giustizia: «In caso di colpevolezza dei figli, fino a 30mila euro di ammenda, esigiamo che l'autorità genitoriale venga esercitata, i minorenni non devono uscire da soli di notte e sappiano che andremo a cercare i nomi di chi comunica eventi per creare disordini via Snapchat, nessuno pensi che dietro i social ci sia l'impunità». Un guanto di sfida, non a mani nude.

A Marsiglia, l'esecutivo decide - ieri sera - di schierare il Raid, le forze speciali della Polizia nazionale, e il Gign, l'unità d'élite della gendarmeria specializzata in azioni antiterrorismo. Nel pomeriggio i primi blindati nella città rigenerano tensioni immediate e rabbia riversata contro i negozi di lusso lungo la Canebière, la strada nata nel 1666 per volontà di Luigi XIV che parte dal Porto Vecchio: 14 fermi. «Vincerà la République, non i rivoltosi», insiste Darmanin. Intanto Macron riceve i sindaci dei sobborghi più colpiti. Ma Ali Rabeh, primo cittadino di Trappes (una delle banlieue di Parigi segnate dagli scontri) denuncia «una forma di abbandono dello Stato centrale».

Darmanin dice che rispetto alla giornata precedente ci sono stati la metà degli incendi di auto. Ma la rabbia ha colpito violentemente le attività commerciali. Ecco perché ieri si è palesato anche il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, annunciando che vigilerà sugli indennizzi delle assicurazioni, che devono arrivare «in pochi giorni o settimane al massimo». Lione annulla tutti gli eventi dopo le 20. Il capo della polizia smentisce una situazione fuori controllo. In campo c'è lo stato maggiore del governo. Ma se i ragazzini usano i social per decidere dove agire, la comunicazione politica del governo passa «solo» da punti stampa improvvisati in strada. Darmanin, Dupond-Moretti, Le Maire. Una manovra a tenaglia che tende a rassicurare i francesi sconvolti dalle violenze. E i Paesi esteri. Ieri infatti, in prima pagina il britannico Times spiegava agli inglesi che andare in Francia è un rischio, sconsigliando vacanze nell'Esagono.

I danni sono evidenti. Le tv li mandano a ripetizione. Ultimo bilancio: 200 negozi della grande distribuzione assaltati, una decina di centri commerciali saccheggiati, 250 tabaccherie svaligiate e 250 banche danneggiate. Non più «solo» commissariati, scuole, municipi e carceri. La rivolta ha lambito anche Torino.

Ieri corteo di anarchici e antagonisti: «Vendetta per Nahel».

Commenti