Sarkò in libertà vigilata: "È stata dura"

Sì alla richiesta di scarcerazione. Lui: "Applicata la legge, la verità trionferà". Carla in aula

Sarkò in libertà vigilata: "È stata dura"
00:00 00:00

Scarcerato. Dopo 21 giorni. Di isolamento nel penitenziario parigino de La Santé. Periodo di reclusione che l'ex presidente francese ha definito «un incubo». È stata ieri la Corte d'appello di Parigi, validando la richiesta dei legali, a ordinare la fine della detenzione di Nicolas Sarkozy, stabilendo però dei paletti: seppure l'ex capo dello Stato offra sufficienti garanzie di comparire in tribunale nel processo d'appello sui finanziamenti libici, che inizierà a marzo, è stato posto sotto stretta sorveglianza giudiziaria; gli è vietato lasciare la Francia o contattare alcuni funzionari politici e togati per evitare pressioni in merito al processo in corso. «La verità trionferà», le prime parole affidate ieri ai social appena uscito.

«La mia energia ora è tutta tesa a provare la mia innocenza, la fine della storia è ancora tutta da scrivere», il messaggio su X dalla libertà vigilata. A far discutere, è stato in particolare il divieto, imposto dai giudici, di vedere o parlare con il Guardasigilli Darmanin, che non è in alcun modo implicato nell'affaire che ha visto Sarkò condannato in primo grado a 5 anni di prigione lo scorso 25 settembre per associazione a delinquere. Darmanin, che in carcere gli aveva fatto visita, è estraneo all'inchiesta e ai contatti avuti dai stretti collaboratori di Sarkozy con emissari dell'entourage di Gheddafi durante la campagna per l'Eliseo 2007. La Corte (che ieri ha invitato la moglie Carla Bruni e due dei suoi figli, Jean e Pierre, ad avvicinarsi alla prima fila affinché Sarkò potesse vederli inquadrati dalle telecamere mentre attendeva la decisione dalla sala visite del carcere) ha infine stabilito: deve tornare libero. «Voglio che la Corte sia convinta di una cosa - aveva appena spiegato l'ex presidente - non ho mai avuto l'intenzione, né la folle idea, di chiedere nulla a Gheddafi, rispetterò tutto ciò che la giustizia mi chiederà, come ho sempre fatto».

Nei giorni scorsi, Sarkò aveva mostrato le lettere ricevute in carcere, e ieri ha promesso: ognuna riceverà una mia risposta. «Mentre riconquisto la libertà e la mia famiglia, voglio esprimere profonda gratitudine per le migliaia di messaggi, mi hanno dato la forza di sopportare questa prova». Ha ringraziato il personale penitenziario e non ha fatto cenno alle indiscrezioni che raccontavano di una dieta a base di yogurt per i timori di essere avvelenato. Durante l'udienza, Sarkò ha pure parlato della necessità di viaggiare per il mondo come conferenziere, lavoro che ha contribuito ai 2,3 milioni di euro di reddito nel 2023. Può chiedere modifiche alla sorveglianza, ma dovrà attendere. Tra le reazioni alla scarcerazione, quella del presidente del Rn, il lepenista Jordan Bardella, che ha denunciato la volontà di «umiliare» Sarkozy ritenendo l'esecuzione provvisoria della pena «ingiustificata». Proprio attorno a questa disposizione dei giudici, applicata anche alla condanna all'ineleggibilità per Marine Le Pen dello scorso marzo, si è riaperto un dibattito che potrebbe sfociare presto in Parlamento in una modifica alle legge attuale. Parte della gauche ironizza. Per François Ruffin, deputato di Debout, Sarkò «dovrebbe tornare in prigione» e usare questo periodo per imparare a cucinare. Ugo Bernalicis della France Insoumise stigmatizza il «trattamento speciale a lui riservato», con visite più fluide rispetto ad altri detenuti in una cella di 9 m². Il 26 novembre è attesa la sentenza della Cassazione sull'altro affaire, il caso Bygmalion, per cui Sarkozy è già stato condannato in appello nel febbraio '24 a un anno di carcere. È poi oggetto di una denuncia per l'assegnazione della Coppa del Mondo al Qatar presentata dall'associazione Anticor. Lui e Carlà sono pure sotto indagine dal 2021 con l'accusa d'aver pagato Ziad Takieddine, l'uomo d'affari franco-libanese morto a settembre che per anni ha detto d'aver svolto un ruolo di mediazione nella vicenda libica.

L'accusa sostiene che sia stato pagato per ritrattare alcune dichiarazioni. Di «colpo di stato giudiziario contro la separazione dei poteri» continua invece a parlare l'ex consigliere speciale di Sarkò all'Eliseo, Henri Guaino, l'uomo dei discorsi scritti del presidente, la sua plume.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica