Politica estera

"Scateneremo l'inferno". La minaccia che fa tremare Kim: cosa può succedere in Corea

Il ministro della Difesa di Seul ha presentato i piani per il potenziamento dell'esercito in previsione di un conflitto con la Corea del Nord e ha promesso una risposta decisa in caso di attacchi da parte di Pyongyang

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La tensione tra le due Coree non accenna a calare. Mercoledì 13 dicembre, il ministro della difesa di Seul Shin Won-sik ha dichiarato che Pyongyang “ha solo due scelte: la pace o la distruzione. Se i nordcoreani compiranno azioni avventate che metteranno a rischio la pace, vi sarà un inferno di distruzione ad attenderli”. Questo duro monito è stato pronunciato durante una riunione dei vertici militari del Sud, durante il quale il ministro ha elencato i passi che l’esercito ha intenzione di compiere per potenziare le proprie capacità.

Questi includono il lancio di satelliti, un miglioramento welfare dei soldati e il rafforzamento dei “tre assi” del sistema difensivo creato per rispondere a minacce militari da parte del regime di Kim Jong-un, comprensivo di piani per effettuare attacchi preventivi. Per soddisfare quest’ultimo punto, Shin Won-sik ha chiesto al governo un aumento del 4.5% del budget destinato alle forze armate, così da poter acquistare altri sottomarini, caccia F-35 di produzione americana e sistemi di difesa. Alcuni giorni prima della riunione, inoltre, il titolare della Difesa di Seul ha visitato il comando missilistico del Sud che, nelle sue parole, “ha il compito di colpire con forza letale la testa e il cuore del nemico”.

Nella prima settimana di dicembre, il Paese ha ospitato anche i consiglieri per la sicurezza nazionale di Stati Uniti e Giappone, riuniti in un summit focalizzato sullo studio di nuove iniziative per rispondere alle minacce di Pyongyang in campo informatico e tecnologico, come l’abuso di criptovalute o i lanci spaziali. Venerdì 15 dicembre, inoltre, vi saranno colloqui tra il governo sudcoreano e Washington, durante i quali le autorità statunitensi forniranno ai propri alleati maggiori informazioni sui loro piani in caso di guerra con la dittatura di Kim Jong-un.

I rapporti tra le due Coree, tecnicamente ancora in guerra dal 1953, si sono rapidamente deteriorati a partire dalla fine di novembre, quando Pyongyang ha lanciato in orbita il suo primo satellite spia. Un successo per il leader supremo dopo anni di test fallimentari, reso possibile dalla collaborazione con la Russia di Vladimir Putin. Pochi giorni dopo, il governo del Nord ha anche inviato truppe al confine meridionale per ripristinare i posti di guardia e gli avamposti smantellati dopo la dichiarazione di Panmunjom del 2018, in risposta alla sospensione parziale del trattato decisa da Seul a seguito del lancio spaziale.

Una serie di mosse, questa, che Pyongyang ha definito necessarie per “rispondere alle azioni egemoniche degli Stati Uniti e dei loro alleati”.

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