Politica estera

Spazio e potere, la geopolitica come ideologia

In "Geopolitica - Storia di un'ideologia" Amedeo Maddaluno studia come il metodo di questa disciplina possa aiutare a capire le scelte delle potenze

Spazio e potere, la geopolitica come ideologia

Che cos'é la geopolitica? Una scienza determinista, per i suoi accoliti più entusiasti. Una pseudo-disciplina, per i cultori delle raffinatezze del diritto. Una parola-tabù perché portavoce di volontà espansionistiche, in molti Paesi per decenni, dopo la seconda guerra mondiale. Un metodo multidisciplinare e un'ideologia, più prosaicamente, potremmo sintetizzare.

La geopolitica è uno strano ircocervo. Al cui interno Amedeo Maddaluno, analista geopolitico e militare del centro studi "Osservatorio Globalizzazione", si inoltra in Geopolitica - Storia di un'ideologia, saggio edito da GoWare in cui la disciplina della corsa al potere negli spazi geografici e nella storia è indagata in ogni sua sfaccettatura. Dalla geopolitica si discende alle "geopolitiche", alla visione con cui le potenze nella storia hanno declinato questo concetto.

Maddaluno ci ricorda che le dinamiche di potere sfuggono sia al determinismo "biologico-geografico" che vede le potenze inevitabilmente legate a un destino sia alle logiche del diritto che spesso riflettono, piuttosto che plasmare, i rapporti di forza. Ci racconta la geopolitica e la lotta per il potere come corpo vivo operante nella storia e a causa degli eventi della storia. Portandoci a rifiutare qualsiasi aggettivo di "post-storicismo". La geopolitica è un'ideologia perché è un metodo con cui le potenze al tempo stesso pianificano, narrano e giustificano le loro strategie. A cui spesso tendono a conformarsi, aggiungiamo.

Riflette, in quest'ottica, tanto una cultura strategica quanto una strategia culturale: la geopolitica tedesca del Novecento, espansionista e fondata sugli "spazi vitali" era figlia del pensiero di pensatori come Karl Hausofer, ma al tempo stesso profondamente innervata nel desiderio economico delle caste militariste germaniche di progettare la Drag Nach Osten e figlia di una cultura guerresca, culminata nel Crepuscolo degli Dei nel 1945. La geopolitica talassocratica anglo-americana trasmessasi nella traslatio imperii da Londra a Washington negli stessi anni riflette la cultura di Regno Unito e Stati Uniti, la loro visione del mondo, i loro obiettivi. Ma al tempo stesso ne ha generato proiezioni strategiche e operative.

"Dire che la geopolitica si nutra di ideologia (intesa come sistema di idee, nella purezza etimologica del termine) non significa tacciarla di mendacia: significa spogliarla di ogni determinismo. L’uomo è faber: si pensa e si proietta, e lo fa nel tempo e nello spazio", ricorda Maddaluno. Conta l'umano, inteso come i costrutti sociali. Conta l'Uomo, inteso come la somma di leader e classi dirigenti, mai slegate pienamente dall'agire di una nazione, per quanto mai unici artefici dei destini di un popolo. La geopolitica è per Maddaluno al tempo stesso il migliore antidoto per sfatare ogni mito di suprematismo, razzismo o sciovinismo ultranazionalista che spesso la narrazione delle potenze espansioniste ha alimentato. Studiarla permette di capire come siano la creatività, i desideri, le ambizioni degli uomini e il rapporto tra la loro vivacità e il futuro delle nazioni a plasmare la storia. E che non alla geopolitica, ma alle perversioni di queste medesime caratteristiche, sono dovuti gli estremismi. La geopolitica americana del XIX secolo, che puntava alla proiezione continentale, non innervava in sé la pulizia etnica dei Nativi Americani così come l'espansionismo tedesco per diversi decenni non si è ibridato col razzismo nazista: questo dovrebbe bastare a testimoniare che mai la geopolitica è "Alto Fattore" delle dinamiche di potenza in sé e per sé.

Il saggio di Maddaluno ci aiuta a umanizzare questa disciplina, a ricondurla come metodo e giustificazione ideale nel set di strumenti a disposizione dei decisori, di ieri e di oggi, per il loro agire politico. E invita i decisori a plasmare le loro strategie avendo ben presente le dinamiche politiche e storiche dell'Altro da Sé. Vladimir Putin non è in piena continuità con Pietro il Grande o Stalin, per fare un esempio: ma conoscere lo Zar vincitore della Guerra del Nord e lo Zar rosso che sconfisse Hitler permette di capire meglio la postura espansionista dimostratasi reale, di recente, in Ucraina. Così come studiare la grande strategia "geopolitica" e geoeconomica cinese del passato aiuterà a ridimensionare la nuova Red Scare legata a Pechino. "La capacità di immedesimarsi nell’altro, di comprenderne la storia e il pensiero, può essere utile a chi in guerra voglia prevederne le mosse, a chi in pace voglia evitare una guerra", nota Maddaluno. "È quindi uno dei fondamenti dell’umanesimo: non vi è scienza che possa permettersi di vista l’uomo, l’umano e la persona come fine": e capire la geopolitica aiuta a studiare quando i leader "giocano a scacchi" coi popoli. E a prendere le contromisure contro gli abusi di potere di coloro che proclamano l'ineluttabilità delle scelte di un singolo Paese.

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