Il Super Tuesday incorona Trump e Biden. "Oggi abbiamo fatto la storia"

Un Super Tuesday tutt'altro che super: la corsa alle primarie dei 16 stati incorona, come previsto, Donald Trump e Joe Biden. Ancora non raggiunti i numeri necessari per l'ufficialità "tecnica" delle nomination: nel Gop resta l'incongnita Nikki Haley

Il Super Tuesday incorona Trump e Biden. "Oggi abbiamo fatto la storia"

Sulla east coast degli Stati Uniti ormai è notte e il Super Tuesday 2024 sta per chiudersi, con alcuni seggi ancora aperti. Alle prese con le primarie di partito, 16 stati che hanno scelto i loro candidati per le presidenziali: Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. Una competizione senza vincitori nè vinti, della quale già si conosce da tempo il risultato: Donald Trump e Joe Biden, privi di qualsivoglia avversario, saranno i due candidati a contendersi la Casa Bianca il prossimo novembre.

I dati grezzi del Super Tuesday

Joe Biden e Donald Trump hanno dominato da costa a costa questa speciale tornata di primarie. Il presidente e il suo predecessore hanno vinto in Texas, Alabama, California, Colorado, Maine, Oklahoma, Virginia, North Carolina, Tennessee, Arkansas, Minnesota e Massachusetts. Biden registra la sua vittoria anche nelle le primarie democratiche in Utah, Vermont e Iowa. Ora tutti gli occhi sono puntati su Nikki Haley, i cui risultati-sebbene non disastrosi- ormai "chiedono" il suo ritiro dalla competizione, mettendo fine a questa strana competizione che tale non è. La prestazione migliore di Haley è stata nel Vermont, dove si sarebbe imposta su Trump con 4 punti sopra il tycoon. Ma l’ex presidente ha conquistato altri Stati che potenzialmente risultavano favorevoli a Haley, come Virginia (63,1% contro 34,8) e Maine (72,4% contro 25,8), che possiedono ampie fasce di elettori moderati, come quelli che l’hanno sostenuta nelle primarie precedenti.

Per Biden, l'unico vero intoppo si è verificato in alcuni stati (come Minnesota e Colorado), dove si è ripresentato per il presidente il serio problema del voto "uncommitted", che esprime la protesta per il conflitto a Gaza - già esploso una settimana fa Michigan - e che Biden non potrebbe permettersi di trascinarsi fino a novembre.

Percentuali bulgare per Biden e Trump

Nonostante le percentuali bulgare di un martedì che più che super è senza lode e senza infamia, entrambi i candidati fannor egistrare un minuscolo inciampo: Biden ha perso, prima volta in queste primarie, un test. Quello nelle Samoa Americane, battuto da Jason Palmer (51 a 40), un imprenditore amico di Bill Gates. In gioco c'erano solo sei delegati, ma in questo modo Biden ha interrotto un trende costantemente positivo, nonostante il risultato non intacchi affattio il suo percorso. Trump, invece, ha perso in Vermont, un test più interessante politicamente, battuto da Nikki Haley che ha superato, a sorpresa, il 50%, registrando importanti successi nelle aree di Burlington, South Burligton e Montpelier. Alla fine dell'intensa giornata elettorale il tycoon ha vinto in dodici Stati, aspettando lo Utah e l'Alaska: Virginia, Alabama, Arkansas, North Carolina, Colorado, Massachusetts, Minnesota, Tennessee, Maine, Oklahoma, Arkansas, Texas. In largo vantaggio nello Utah (58% contro il 41 della Haley). Una volta chiusi i seggi anche in Alaska, dove Trump partiva favorito, i risultati si attestano all'88% delle preferenze per il tycoon.

Ma il risultato non sarà quindici su quindici: resta ancora oscuro cosa farà adesso Haley, che deve fare i conti sul crollo delle donazioni, senza le quali non può fare campagna, pur avendo dichiarato di non aver ancora deciso se appoggerà Trump. Biden ha vinto in tutti gli Stati, a cominciare dall'Iowa, dove quattro anni fa era arrivato soltanto quarto, e ha dominato con oltre l'85% anche nel bollente Texas dove l'emergenza migranti martella la Casa Bianca e la politica nazionale.

I prossimi step e le competizioni secondarie

Tuttavia, sia Biden che Trump dovranno attendere ancora prima di sigillare le rispettive nomination. Secondo il calcolo dei delegati, Trump dovrà attendere almeno fino al 12 marzo, mentre per Biden la data fatidica potrebbe esser il 19 marzo. Il 12 marzo resta una data fondamentale anche perchè svelerà l'esito delle primarie in California: nonostante la Cnn anticipi la vittoria sia per Biden che per Trump, l'esito definitivo delle primarie nello Stato, dove si vota anche per posta, verrà formalizzato solo tra sei giorni. Le primarie in California frutteranno a Trump ben 169 delegati, che portano il totale già conquistato dal presidente a circa 880, oltre i due terzi del 1.215 necessari a ottenere la nomina a candidato del Partito repubblicano.

Sebbene la corsa presidenziale abbia fagocitato la contesa del super martedì, negli Usa si sono svolte anche altre importanti contese elettorali. In North Carolina, nelle primarie per la carica di governatore, hanno prevalso il vice governatore repubblicano Mark Robinson e il procuratore generale democratico Josh Stein, che a novembre si affronteranno in uno Stato decisivo per la conquista della Casa Bianca. In California, gli elettori sono stati chiamati a scegliere i pretendenti al seggio senatoriale detenuto per anni dalla democratica Dianne Feinstein, scomparsa lo scorso anno. Il deputato Adam Schiff ha vinto le primarie del Partito democratico per un seggio della California al Senato federale Usa. Lo riferisce sulla base delle proiezioni l'emittente televisiva Nbc News, ricordando che le primarie sono valide sia per la rimanente durata dell'attuale mandato di feinstein, sia per il prossimo mandato di sei anni che inizierà nel 2025. Schiff si è aggiudicato il 36,9 per cento delle preferenze, mentre il candidato repubblicano Steve Garvey ha ottenuto il 29,3 per cento dei consensi. I due candidati si affronteranno al ballottaggio a novembre, sia per le elezioni che assegneranno il seggio lasciato vacante sino al termine dell'attuale legislatura, sia per il nuovo mandato di sei anni che avrà inizio nel 2025. A Los Angeles, invece, era in ballo la poltrona di procuratore generale. Nonostante il dominio di Biden e Trump nei rispettivi partiti, i sondaggi indicano chiaramente che in generale l’elettorato Usa si rifiuterebbe di accettare una replica del 2020, tra due uomini sui quali vi sono riserve in fatto di età e capacità.

Le reazioni dei due contendenti

"Una notte fantastica", così Trump, dal suo buen retiro di Mar-a-Lago, ha commentato le sue vittorie: l'ex presidente non ha perso occasione per sciorinare il suo consueto repertorio, sostenendo che con lui alla Casa Bianca non ci sarebbero state l'invasione russa dell'Ucraina e gli attacchi di Hamas a Israele. "Biden è il peggiore presidente della Storia", ha tuonato, sostenendo che a causa del suo rivale, l'inflazione starebbe distruggendo la classe media, nonchè un Paese preda dell'immigrazione illegale di massa. La replica del presidente non ha tardato ad arrivare: "Quattro anni fa, mi candidai a causa della minaccia esistenziale che Donald Trump rappresentava per l'America in cui crediamo", ha replicato Biden in una dichiarazione. Trump "è mosso dal risentimento e dalla menzogna, concentrato sulla propria vendetta e sulle punizioni, non sul popolo americano", ha detto il presidente.

Nella sfida tra Trump e Biden si sta allungando l'ombra di un terzo candidato, Robert Kennedy jr, finora snobbato dai grandi media. Eppure, nonostante quel suo passato "no vax", continua a salire nei sondaggi grazie alle sue posizioni contro la guerra, ambientaliste e capacità di comunicazione nel web.

Così, nonostante le vittorie senza avversari nelle primarie, potrebbero saltare tutti i calcoli e le strategie elettorali dei due anziani che si ostinano a sfidarsi nonostante la maggioranza dell'America vorrebbe non essere costretta a scegliere tra i due. Non succede ma se succede...

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