La mossa (a sorpresa) della Cina che ha fatto infuriare Trump e fatto ripartire la guerra dei dazi

Ancora da definire la lista delle attività che potrebbero soffrire per le decisioni di Pechino. Intanto tremano le catene di approvvigionamento globali

La mossa (a sorpresa) della Cina che ha fatto infuriare Trump e fatto ripartire la guerra dei dazi
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Nell'era del Trump II le relazioni internazionali sono spesso dominate dalle spiazzanti iniziative del presidente americano. È per questo motivo che l'ulteriore stretta alle esportazioni di terre rare annunciata giovedì dal ministero del Commercio cinese ha dell'incredibile. Tale mossa ha infatti colto di sorpresa il capo della Casa Bianca e provocato la sua ira proprio mentre nelle stesse ore il tycoon incassava i commenti positivi della stampa sul suo successo diplomatico in Medio Oriente cominciando già a pregustare un altro trionfo nei negoziati commerciali con Pechino in vista dell'incontro con Xi Jinping previsto a fine ottobre in Corea del Sud.

Il sasso cinese nello stagno

Dazi aggiuntivi del 100% sulle merci cinesi da novembre e vertice con il leader cinese in dubbio. Questa la reazione di Trump all'annuncio di Pechino. Ma perché su questo dossier The Donald minaccia di rovesciare il tavolo dei colloqui con il Paese del dragone? Qualche dato sui minerali strategici aiuta a trovare una risposta. La Cina controlla il 70% circa della produzione mondiale di terre rare grezze e il 90% di quelle lavorate e magneti contenenti terre rare. Dopo le limitazioni già imposte ad aprile su sette minerali, la nuova stretta decisa dal gigante asiatico per "salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali" riguarda le regole per le esportazioni di altri cinque elementi di terre rare, tra cui olmio ed erbio impiegati per le tecnologie laser. Dall'8 novembre esse saranno soggette a requisiti di licenza per le spedizioni.

Il provvedimento approvato da Pechino interessa anche le tecnologie correlate alle estrazioni di minerali di terre rare, alla produzione di magneti e al riciclaggio di terre rare. Previste sin da subito nuove regole sull'export non autorizzato di tecnologie su "estrazione, lavorazione e produzione di magneti di terre rare". Inoltre a partire dal primo dicembre saranno necessarie "licenze per esportare prodotti fabbricati all'estero in un Paese terzo se hanno determinati elementi di terre rare", come samario e terbio, di origine cinese o realizzati con tecnologie cinesi. Il sasso nello stagno lanciato da Pechino è stato amplificato venerdì da un'altra notizia: dal 14 ottobre la Cina inizierà a far pagare le navi Usa per l'attracco nei porti cinesi.

Gli obiettivi cinesi

Gli esperti fanno notare che a essere colpiti i particolare saranno i chip da 14 nanometri o più avanzati e di memoria con 256 strati o più, e le apparecchiature per produrre i semiconduttori. Al momento non è noto come le autorità cinesi attueranno la supervisione sulle aziende oltre i confini della Repubblica popolare ma la decisione già minaccia di sconvolgere le catene di approvvigionamento globali.

Non è ben chiaro quali attività soffriranno maggiormente a causa delle mosse della Cina. Non è infatti acclarato se i provvedimenti riguarderanno solo materiali e magneti in terre rare o una serie di parti e componenti che contengono al loro interno terre rare. Uno degli obiettivi di Xi Jinping sarebbe comunque quello di frenare Nvidia, il leader americano dei chip. Gli osservatori rilevano che una certa ambiguità contenuta nei provvedimenti stabiliti dal ministero del Commercio cinese potrebbe essere sfruttata da Pechino nei negoziati con gli Usa. Ad ogni modo precedenti restrizioni hanno colpito le case automobilistiche e le nuove disposizioni potrebbero coinvolgere aziende con attività sia militari che civili come la Boeing.

La risposta di Trump

La palla passa adesso nel campo americano. Ma come reagire alle iniziative del gigante asiatico? Oltre alle contromosse Usa sui dazi, il Wall Street Journal evidenzia che gli Stati Uniti possono contare su un “potere di influenza” sulla Cina in quanto producono chip necessari per Pechino nel campo dell’intelligenza artificiale e delle sue attività industriali. Inoltre Washington sta costruendo una propria filiera di fornitura di minerali strategici.

La migliore arma per l’amministrazione Usa è però rappresentata in questa fase dal suo leader.

L’imprevedibilità di Trump potrebbe costringere Xi Jinping ad abbassare per primo lo sguardo e a fare marcia indietro, almeno su una parte delle restrizioni appena approvate. Come scriveva il tycoon nel suo libro “L’arte di fare affari”, "ci sono alcuni momenti in cui l’unica scelta è lo scontro”. E di certo questo, per il capo della Casa Bianca, è uno di quelli.

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