
Secondo quanto riportato dalla Cnn, il dipartimento di Giustizia statunitense starebbe valutando diverse opzioni per limitare l’accesso alle armi da fuoco da parte delle persone transgender. L’iniziativa sarebbe stata avviata dopo la recente sparatoria in una chiesa cattolica di Minneapolis e segnerebbe un’ulteriore stretta da parte dell’amministrazione Trump nei confronti della comunità trans.
La misura, se approvata, si aggiungerebbe ad altri provvedimenti già adottati dal presidente, tra cui il divieto per i transgender di servire nelle forze armate e l’ordine alle prigioni federali di riallocare i detenuti trans in istituti corrispondenti al loro sesso biologico di nascita.
Negli Stati Uniti l’ipotesi di limitare il diritto alle armi per le persone transgender apre un nuovo fronte politico. Da tempo i conservatori e i gruppi pro-armi si oppongono a leggi come le cosiddette “red flag”, volte a sottrarre le armi a chi soffre di problemi di salute mentale. Ora, secondo fonti interne al Dipartimento di Giustizia, l’amministrazione starebbe valutando se estendere le restrizioni anche ai transgender, collegandosi alla decisione del presidente Donald Trump di vietarne il servizio militare.
Alcuni esponenti conservatori vicini a Trump sostengono che la disforia di genere — definita come il disagio legato alla mancata corrispondenza tra sesso biologico e identità percepita — debba essere considerata incompatibile con il possesso di armi. Fonti del Dipartimento hanno spiegato che l’obiettivo sarebbe “impedire alle persone con disforia clinicamente significativa di procurarsi armi da fuoco in momenti di instabilità”. La distinzione, però, è cruciale, oltre che scientifica: secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), l’“incongruenza di genere” non è affatto un disturbo mentale.
La questione si inserisce in un contesto più ampio di politiche restrittive.
Sotto la guida della procuratrice generale Pam Bondi, il Dipartimento di Giustizia ha lanciato un’iniziativa nazionale contro l’assistenza sanitaria di genere, con oltre venti citazioni in giudizio a cliniche e medici che hanno trattato minori transgender. In un caso, il Children’s Hospital di Philadelphia è stato costretto a fornire dati sensibili dei pazienti, inclusi numeri di previdenza sociale e indirizzi.