«Una politica di incentivi per la ricerca farmaceutica»

Sergio Dompè, presidente di Farmindustria: «La legge che prevede la defiscalizzazione degli investimenti dev’essere mantenuta»

da Milano

«All’Italia occorre una visione strategica e tanto coraggio per prendere tutte le iniziative utili a creare un sistema Paese». In queste poche parole, secondo Sergio Dompé, è possibile sintetizzare le condizioni indispensabili al rilancio economico. «Finalmente – afferma il presidente di Farmindustria, l’Associazione delle imprese del farmaco, che danno lavoro a oltre 70mila persone, in una filiera che ne conta globalmente più di 200mila con l’indotto – abbiamo la stabilità di governo, una situazione chiara con una maggioranza ed una opposizione. È tramontata inoltre quella cultura anti industriale che considerava l’imprenditore interessato solo al suo profitto e non allo sviluppo di tutto il Paese. Noi accettiamo le sfide per crescere, combattiamo per ottenere una migliore qualità di vita dei pazienti e per creare ricchezza che va a vantaggio di tutti. Ora è importante avere nel governo uomini competenti che valorizzino la meritocrazia nella pubblica amministrazione, nelle università, nelle scuole. Le infrastrutture vanno rilanciate e non solo quelle materiali, ma anche quelle tecnologiche. Per favorire lo sviluppo economico si deve dare spazio all’innovazione, alla ricerca, alle sinergie».
Vi sono più di 180 progetti italiani di farmaci e 133 prodotti biotech in sviluppo nel Paese e tante opportunità da cogliere. Il mercato italiano delle specialità medicinali è il sesto nel mondo, pari a 16,7 miliardi di euro (farmacie e ospedali). Le industrie farmaceutiche investono risorse che rappresentano il 10-15 per cento del loro fatturato e contribuiscono in chiave strategica alla competitività del Paese.
«Fatto cento il totale della produzione farmaceutica (17,9 miliardi), il 53% va all’estero. Sono molte – precisa il presidente Dompé – le aziende presenti con propri farmaci oltre i nostri confini». Bracco, Chiesi, Dompé, Italfarmaco, Menarini, Recordati, Rottapharm, Sigma-Tau, Zambon, Angelini e diverse altre che puntano all’estero. «La Philogen, nata a Siena nel 1996, con le sue ricerche per la cura dei tumori si è conquistata le copertine di Clinical Research e di Nature, la Glaxo da Verona esporta nel mondo farmaci prodotti in Italia. A Pomezia i ricercatori del Centro di Biologia Molecolare hanno messo a punto un nuovo farmaco con un meccanismo d’azione innovativo per la cura dell’Aids che è stato progettato e sviluppato in Italia ed ora è già presente negli Stati Uniti ed in Europa. Quei laboratori, ora della Merck, sono stati voluti da Sergio Angeletti e Claudio Cavazza, presidente di Sigma-Tau, attuale coordinatore del Tavolo di scienza della vita, del Programma industria 2015 del ministero dello Sviluppo economico». Con orgoglio e convinzione Dompé ricorda le imprese italiane che si sono conquistate grandi spazi di sviluppo anche all’estero, esempi di vitalità imprenditoriale e di determinazione scientifica.
«L’Italia – aggiunge - grazie alla capacità dei nostri ricercatori e alla presenza di Centri di eccellenza di livello internazionale offre la possibilità di organizzare network clinici di alta e omogenea qualità per sperimentazioni innovative di grande interesse sul piano internazionale. La ricerca va incentivata, la legge che prevede la defiscalizzazione degli investimenti va mantenuta. Con l’allora ministro Letizia Moratti abbiamo lavorato bene in modo efficace.

Vanno creati network aperti alle imprese, alle università , ai Centri di eccellenza. Con l’aiuto di tutti, il sistema medico biologico italiano può esportare le nostre conoscenze». Il mondo ha bisogno di ospedali chiavi-in-mano di alta professionalità.

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