Le Borse non credono più alle minacce di Donald. E Milano chiude in rialzo

Gli analisti scommettono sull’accordo entro agosto. Tiene anche lo spread

Le Borse non credono più alle minacce di Donald. E Milano chiude in rialzo
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Nessun dramma o terremoto sui listini europei. La lettera inviata da Donald Trump alla Unione europea sui dazi al 30% non ha affossato i mercati, segno che gli investitori scommettono su un accordo di compromesso entro il 1 agosto. E che hanno imparato ad interpretare con una certa cautela le minacce del presidente degli Stati Uniti. Quell’effetto Taco, “Trump Always Chickens Out” (Trump si tira sempre indietro), inventato da un editorialista del Financial Times per descrivere la tendenza dell’inquilino della Casa Bianca ad annunciare dazi elevati per poi rinviarli o ridurli poche ore o pochi giorni dopo.
In Piazza Affari, più che alle nuove tariffe si guarda alle prossime mosse del risiko bancario e così il FtseMib ha addirittura chiuso in rialzo dello 0,27% a 40.186 punti, secondo in Europa dopo Londra (+0,64%). In calo gli scambi a 2,4 miliardi di euro di controvalore, mentre il differenziale tra Btp e Bund decennali tedeschi ha chiuso in rialzo a 86,3 punti, con il rendimento annuo italiano in crescita di 2,2 punti al 3,59%, a fronte degli 0,6 punti in più di quello tedesco al 2,73 per cento. Le altre Borse del Vecchio Continente hanno chiuso miste, ma tutte senza perdite eccessive: l’indice Cac 40 di Parigi ha ceduto lo 0,27%, il Dax di Francoforte lo 0,39% mentre Madrid è salita dello 0,21 per cento.
Secondo gli analisti di Unicredit, la mossa di Trump «è un bluff finalizzato forse a prendere tempo e contemporaneamente a conquistare il sostegno politico interno agli Usa», insomma una «tattica» per arrivare alla fine ad applicare «tariffe intorno al 10%» sulle merci europee. Per gli economisti di Ing, Carsten Brzeski e Inga Fechner, «è troppo presto per farsi prendere dal panico. Mancano ancora quasi tre settimane per raggiungere un accordo cordiale.
E non dimentichiamo che Trump aveva già minacciato la Ue con un dazio del 50% a partire dal 1° giugno». Gli esperti di Ing si aspettano ancora un qualche tipo di accordo entro il primo di agosto che comporti una tariffa universale del 10% e tariffe settoriali tra il 20% e il 25% per la Ue che di conseguenza, si troverebbe ad affrontare un’aliquota tariffaria effettiva statunitense vicina al 20 percento. «La lettera di Donald Trump alla Ue non è una lettera d’amore, ma nemmeno una lettera d’odio. È una lettera per aumentare la pressione sui negoziati in corso», aggiungono.
Intanto, sul fronte delle valute, l’euro ha chiuso sotto quota 1,17 dollari toccando il livello più basso in oltre due settimane. Nonostante la recente flessione di luglio, la moneta unica rimane in rialzo di quasi il 13% rispetto al dollaro da un anno all’altro, sostenuto dall’ampia debolezza del biglietto verde e dal rinnovato ottimismo sulle prospettive economiche dell’Eurozona dopo il passaggio della Germania a una maggiore spesa fiscale.


Nel frattempo, a volare ieri è stato il Bitcoin che ha toccato un nuovo massimo storico superando i 122mila dollari nelle contrattazioni asiatiche, in vista di un’attesissima "Crypto Week" a Washington. Il Parlamento americano ha infatti iniziato l’esame di tre importanti disegni di legge che potrebbero cambiare il quadro normativo degli asset digitali e anche la fisionomia della finanza mondiale.

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