Politica internazionale

"Così i migranti possono passare": cosa succede con la Croazia dentro Schengen

Occhi puntati sulla rotta balcanica: con Zagabria all'interno dell'area Schengen potrebbe definitivamente terminare la politica dei respingimenti adottata fino ad oggi dal governo croato

"Così i migranti possono passare": cosa succede con la Croazia dentro Schengen

La Croazia dal prossimo primo gennaio sarà membro dell'Area Schengen. Vuol dire che verranno tolti molti dei limiti e dei controlli per quei cittadini di altri Paesi dell'Area Schengen che entreranno in territorio croato. E, ovviamente, lo stesso discorso varrà per i croati che si sposteranno verso il territorio comunitario.

A deciderlo è il consiglio dell'Ue. Lo stesso che invece, almeno per il momento, ha messo alla porta Romania e Bulgaria. Il veto su Bucarest e Sofia è stato posto dall'Austria, preoccupata per le politiche migratorie dei due governi in questione. E a proposito di immigrazione, la Croazia per motivi in primis geografici risulta centrale lungo la rotta balcanica dei migranti. Viene quindi da chiedersi come cambierà adesso la situazione.

Il cambio di politica migratoria da parte di Zagabria

La Croazia fino al 2021 è stata nota (e spesso criticata) per le sue politiche di respingimento dei migranti. Le carovane che risalivano lungo la rotta balcanica, una volta giunte alle frontiere tra il territorio bosniaco e quello croato, venivano respinte a volte anche con l'uso della forza. Zagabria, in poche parole, non voleva correre il rischio di farsi carico di migliaia di persone partite dal medio oriente e che, dopo la Bosnia, vedevano nella Croazia il primo approdo nell'Ue.

Anche perché il trattato di Dublino in tal senso parla chiaro: è proprio il Paese di primo approdo che deve farsi carico dell'accoglienza. L'Italia, alle prese da anni con le rotte del Mediterraneo centrale, è ben consapevole delle conseguenze di un simile principio.

Nel 2022 il governo croato ha cambiato approccio. I respingimenti, mal visti nell'Ue e vietati dalle norme di diritto internazionale, sono stati limitati a pochi casi. A spiegarlo nei giorni scorsi a Giovanni Vale dell’Ispi è stata Silvia Maraone, rappresentante dell’associazione Ipsia. Quest'ultima è una delle associazioni operanti in Bosnia.

Quello in corso – si legge nelle sue dichiarazioni – è un anno piuttosto strano. Da un lato registriamo un numero di arrivi più alto rispetto all’anno scorso, dall’altro la permanenza media in Bosnia è molto bassa. Ecco che i quattro campi profughi bosniaci non sono più pieni”. I migranti non rimangono più in Bosnia proprio perché non vengono più respinti in massa dalla Croazia. Zagabria, al contrario, dopo averli fatti entrare consegna loro un foglio di via. Un documento grazie al quale possono girare regolarmente in territorio croato per una settimana.

Così facendo, i migranti hanno il tempo di raggiungere una stazione di bus o di treni per continuare il viaggio ed entrare in altri Paesi Ue e dell'area Schengen. Un cambio di rotta attribuibile, secondo Tea Vidovic, rappresentante dell'Ong Centro studi per la pace di Zagabria, proprio alla prospettiva dell'ingresso della Croazia nell'Area Schengen.

Cosa potrebbe cambiare da gennaio

Il comportamento croato è probabilmente tra i fattori che ha contribuito all'aumento degli ingressi di migranti nell'Ue dalla rotta balcanica. Il 2022 è un anno record: sono entrati dai Balcani almeno 130.000 migranti, il 168% in più rispetto al 2021.

Non è un caso che in molti si aspettavano un veto dell'Austria per l'ingresso di Zagabria nell'Area Schengen. Alla fine Vienna ha dato il suo via libera, limitandosi a bloccare Romania e Bulgaria. Forse il governo del cancelliere Karl Nehammer ha ricevuto da Bruxelles e dallo stesso esecutivo croato le necessarie garanzie. Ma è chiaro che dal primo gennaio i confini di Zagabria saranno confini non solo dell'Ue ma anche dell'area di libero transito e scambio.

E se da un lato la Croazia è stata chiamata al rispetto delle regole, dall'altro però l'Ue deve mettere in conto la necessità di più controlli e di una strategia più mirata per evitare il ripetersi delle situazioni viste negli ultimi mesi.

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