Politica internazionale

Energia e migranti: il piano della Meloni in Libia

Sabato fitto di incontri per il presidente del consiglio a Tripoli: con lei anche Tajani e Piantedosi, sul piatto un accordo per le forniture di gas e la questione migratoria

Energia e migranti: il piano della Meloni in Libia

Forniture di gas, ma anche contrasto alle partenze irregolari verso l'Italia. Sono stati questi i due punti salienti della visita del presidente del consiglio, Giorgia Meloni, a Tripoli. Due punti già anticipati dai media nei giorni scorsi e che rappresentano ad oggi i principali interessi italiani in Libia. Sul primo punto, è stato ufficializzato l'accordo da otto miliardi di Dollari tra Eni e Noc. Sul secondo punto, Roma si è impegnata a fornire nuove motovedette ai libici.

L'arrivo a Tripoli di Giorgia Meloni

Il capo dell'esecutivo italiano è atterrato nella capitale libica poco prima delle 11:00. Subito dopo, Meloni si è trasferita al centro di Tripoli dove è stata accolta dal premier libico Abdul Hamid Ddeibah. Sui media locali, è stata mostrata parte della cerimonia di accoglienza, svolta seguendo il protoccolo riservato ai capi di Stato o di governo.

Ddeibah è infatti primo ministro riconosciuto dall'Italia e dalle Nazioni Unite, i rapporti tra le parti sono quindi normali e nel segno degli ordinari canali diplomatici. Fatto di non poco conto nella Libia di oggi. Perché a est di Tripoli, nell'ex roccaforte gheddafiana di Sirte, ha sede un altro governo. È quello di Fathi Bashaga, il quale rivendica il posto attualmente detenuto da Ddeibah. Quest'ultimo è in sella dall'aprile 2021, eletto nell'ambito del foro di dialogo sulla Libia e chiamato a rimanere fino alle elezioni del dicembre 2021. Un voto però mai tenuto e così il parlamento di Tobruck, stanziato nella parte orientale del Paese, ha dichiarato decaduto Ddeibah e ha eletto Bashaga.

Tuttavia si è lontani, o quasi, dai tempi del netto dualismo tra est e ovest. Per anni la Libia ha vissuto sul dualismo tra Fayez Al Sarraj, nominato premier a Tripoli, e il generale Khalifa Haftar, in grado con il suo esercito di conquistare la Cirenaica, Bengasi e il Fezzan. Oggi il governo in sella nella capitale libica appare più forte rispetto a quello orientale. Tanto che da mesi voci di corridoio parlano di contatti tra lo stesso Haftar e Ddeibah.

Ad ogni modo, Giorgia Meloni si è intrattenuta unicamente a Tripoli, dando quindi esplicito riconoscimento solo all'esecutivo di Tripoli. Bashaga non l'ha presa molto bene, ma Ddeibah dal canto suo ha ricambiato con un'accoglienza apparentemente molto calorosa. Sui media vicini al governo libico, è stato diffuso un fermo immagine di un video in cui si nota il premier libico dare una pacca sulle spalle al presidente del consiglio mentre salgono su una scala mobile.

Meloni a Tripoli

Gli incontri non hanno riguardato soltanto i due capi di governo. Meloni è atterrata in Libia con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Una foto scattata all'interno del palazzo che ospita l'esecutivo, li ritrae anche assieme alla titolare della diplomazia libica, Najla El Mangoush. Previsto un incontro, sempre nella capitale libica, con il capo del consiglio presidenziale Al Menfi.

Focus sul gas

Uno dei primi punti affrontati ha riguardato la fornitura di gas all'Italia. L'Eni, molto attiva in Libia nonostante la situazione perennemente instabile, nelle ultime settimane ha collaborato su due fronti con la Noc, la locale società di idrocarburi. Da un lato sull'esplorazione di nuovi giacimenti, dall'altro sulla costruzione di due giacimenti offshore in grado di pompare nei prossimi anni sempre più gas verso il nostro Paese. Affari quantificati in otto miliardi di Dollari dallo stesso presidente della Noc, Farhat Omar Bengdara.

L'obiettivo è quello di arrivare a 23 miliardi di metri cubi di gas all'anno da estrarre dalla Libia e da inviare verso la sponda opposta del Mediterraneo. Circostanza che permetterebbe a Roma di avere ulteriore respiro sul fronte delle forniture energetiche, sia nel medio che nel lungo termine. Gli incontri odierni sono serviti a mettere nero su bianco i contratti anticipati dai media locali nei giorni scorsi.

Accordi economici che per il presidente del consiglio sono anche un'occasione per tornare a parlare della propria visione di collaborazione con gli altri Paesi del Mediterraneo. "L'Italia può e vuole giocare un ruolo importante anche nella capacità di aiutare i Paesi africani a crescere e diventare più ricchi - ha dichiarato Giorgia Meloni durante l'incontro con il premier libico - Una cooperazione che non vuole essere predatoria".

L'accordo tra Eni e Noc è stato siglato durante gli incontri istituzionali. "Eni e National Oil Corporation sono riuscite a trovare un accordo tecnico ed economico per sviluppare delle importantissime potenzialità di gas - ha dichiarato l'Ad di Eni, Claudio Descalzi - a regime ci saranno più di 160 mila barili di petrolio equivalente al giorno e potranno soddisfare la gran parte delle richieste di energia elettrica della Libia e chiaramente riuscire a dare almeno un terzo delle capacità come export per necessità energetiche italiane".

"Il progetto di 8 miliardi di dollari non solo svilupperà risorse minerarie libiche - ha proseguito Descalzi - ma anche risorse professionali libiche, le società libiche e anche le società italiane che verranno a lavorare in Libia per noi e per la Noc. Questo sviluppo apre e porta ad altri importanti sviluppi in campo energetico sia nella parte offshore che onshore della Libia. Con la potenzialità di raddoppiare l'attuale produzione di gas".

Accordo per la fornitura di motovedette

L'altro importante nodo riguarda quello relativo ai flussi migratori. Dalla Libia partono centinaia di barconi ogni mese e le rotte che coinvolgono il Paese nordafricano sono le più trafficate. Se prima l'unica tratta verso l'Italia era con base lungo le coste della Tripolitania, da qualche mese si registrano partenze anche dalla Cirenaica.

L'Italia con la Libia ha stretto un memorandum nel 2017, rinnovato lo scorso novembre, in cui Roma si impegna costantemente a fornire supporto alle autorità locali in cambio di un maggiore pattugliamento delle coste. Un supporto spesso entrato nel mirino delle critiche per via della presenza, soprattutto all'interno della Guardia Costiera libica, di personaggi dalla dubbia affidabilità. Come testimoniato alcuni anni fa dal caso di Bija, ufficiale libico annoverato però anche nella lista dei sospetti trafficanti di esseri umani. Del resto, un Paese retto da milizie e senza un vero e proprio esecito unitario, non può al momento avere un corpo militare realmente strutturato.

La presenza del ministro dell'Interno Piantedosi ha indicato la volontà del presidente del consiglio di affrontare anche il tema immigrazione. Subito dopo gli incontri, Giorgia Meloni ha rilasciato alcune dichiarazioni. "La cooperazione tra Italia e Libia - ha dichiarato il capo del governo - è fondamentale per il contrasto dell'immigrazione irregolare, un dossier per noi centrale. I numeri dell'immigrazione irregolare verso l'Italia dalla Libia sono ancora alti nonostante gli sforzi, per oltre il 50% delle persone che vengono dalla Libia sono irregolari e crediamo si debbano intensificare gli sforzi sul contrasto all'immigrazione irregolare e la tratta di esseri umani. Siamo determinati a dare il nostro impegno costante alla Libia sulla gestione dei flussi migratori. Crediamo si debba fare di più, noi siamo pronti a fare la nostra parte".

Il premier libico Ddeibah ha prima ringraziato la collega italiana e poi ha reso noti alcuni passaggi delle discussioni odierne sull'immgrazione. "Oggi vediamo una postura italiana chiara che ha posto in cima alle sue priorità la situazione nel Mediterraneo - ha dichiarato il capo del governo libico - cn gli incontri di oggi si è raggiunto l'apice della cooperazione con la firma dell'accordo per lo sviluppo dei giacimenti a gas offshore tra la compagnia energetica Eni e la libica Noc e il Memorandum d'Intesa tra ministeri degli Esteri per la fornitura di unità navali".

Saranno quindi girate a Tripoli delle nuove motovedette che dovrebbero servire alle forze locali per pattugliare il mare e ridimensionare, almeno nell'immediato, la pressione migratoria sul nostro Paese.

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