Meloni: "Accordo su cessate fuoco a Gaza non più rimandabile"

Il premier interviene al G7 dei Parlamenti in corso a Verona e ribadisce il sostegno a Kiev. Sulla polveriera in Medio Oriente rilancia: "L'accordo per cessate il fuoco e rilascio ostaggi non è più rimandabile"

Meloni: "Accordo su cessate fuoco a Gaza non più rimandabile"
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Guerra in Ucraina e polveriera in Medio Oriente. L’intervento di Giorgia Meloni in occasione del G7 dei Parlamenti in corso a Verona ha questi due punti di partenza. La posizione del governo nelle principali questioni che stanno scuotendo la politica internazionale non cambia di una virgola: sostegno ideologico e militare senza sé e senza alla difesa di Kiev e attenzione preoccupata alle possibili conseguenze della crisi mediorientale.

Su quest’ultimo dossier il presidente del consiglio è ancora più netto del solito. La necessità di trovare un accordo sia per il cessate il fuoco sia per il rilascio degli ostaggi, a quasi un anno dal terribile attacco terroristico di Hamas, rimane in cima alla lista delle priorità dell’esecutivo di centrodestra. "Oggi più che mai è necessaria una soluzione politica, duratura della crisi, che dia un nuovo slancio alla prospettiva della soluzione a due Stati", spiega il presidente del Consiglio parlando del conflitto in Medio Oriente, nell'intervento in video collegamento al G7 dei presidenti delle Camere. E rilancia: "In Medio Oriente non è più rimandabile un accordo complessivo basato sulla mediazione cui hanno lavorato Usa, Egitto, Qatar, che prevede il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani". "Il G7 – aggiunge - e l'Italia in testa sono da sempre in prima fila per evitare un'escalation nella Regione, a partire dalla situazione in Libano che ci preoccupa molto: oggi più che mai è necessaria una soluzione politica duratura, che ridia nuovo slancio e prospettiva alla soluzione dei due popoli e due Stati", osserva il premier.

Sulla guerra in Ucraina, la seconda crisi internazionale sul tavolo, Meloni è altrettanto chiara. “Nel mondo oggi c'è 'un'instabilità crescente e conflitti con ricadute a 360 gradi”, esordisce nel merito il primo ministro. Che poi aggiunge:“Penso alla guerra in Ucraina rispetto alla quale anche all'ultimo G7 è stato confermato 'l'impegno per nuove risposte a sostegno della nazione aggredita che 'proseguirà finché non raggiugeremo due obiettivi fondamentali e cioè 'la fine della guerra e la costruzione di una pace giusta e duratura”. Dichiarazioni nette, lontane dalle ambiguità di una parte consistente dell’opposizione che, a ben vedere, sono coerenti con i voti e le scelte parlamentari adottate dalle tre anime del centrodestra in materia di politica estera.

Senza dimenticare la vera battaglia che si trova sullo sfonda della guerra in Ucraina: una difesa tout court dell’intero Occidente. Quello che Meloni definisce non più come una “fortezza” bensì come “una offerta di valori aperta”. "Io - ribadisce Meloni - penso che una delle opportunità che abbiamo di fronte sia quella di approfittare di questa stagione per saper costruire un nuovo modello di approccio alle relazioni internazionali, dimostrare che l'Occidente non è una fortezza che vuole o deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, ma è piuttosto un'offerta di valori aperta all'esterno che vuole costruire con i partner globali le condizioni di uno sviluppo condiviso". Con un particolare accenno al ruolo, definito “insostituibile”, del G7: "Il Gruppo dei Sette è, come voi sapete molto bene, un gruppo unito da valori e principi comuni, che ricopre un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia. È un ruolo che i governi del G7 esercitano, ma che esercitano seguendo le indicazioni dei rispettivi Parlamenti nazionali, dove cioè la sovranità popolare trova la sua massima espressione".

Per ultimo il primo ministro italiano si è concentrato sulle nuove sfide che interesseranno il nostro Occidente ma non solo. Tra questi il tanto ambizioso quanto possibilmente pericoloso ruolo dell’intelligenza artificiale. "L'intelligenza artificiale altro non è che un grande moltiplicatore. E se è così, la domanda che noi dobbiamo porci come politici è: che cosa vogliamo moltiplicare con l'intelligenza artificiale? Se questo moltiplicatore venisse usato per trovare una cura finalmente a malattie che oggi sono incurabili avrebbe allora la possibilità di concorrere in modo estremamente significativo al bene comune, ma se quel moltiplicatore venisse invece utilizzato per aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali, allora gli scenari che ne deriverebbero sarebbero potenzialmente catastrofici", analizza il presidente del Consiglio. "A chi spetta rispondere a questa domanda? Spetta alla politica.

Segnatamente spetta alla sana politica, e se la politica delegasse questa risposta agli algoritmi o alle macchine, semplicemente la politica avrebbe abdicato al suo ruolo con conseguenze che oggi sono inimmaginabili", conclude.

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