
nostro inviato a Washington
L'appuntamento nello Studio Ovale per il primo bilaterale tra Donald Trump e Giorgia Meloni è alle 18 di oggi, le 12 ora di Washington. Sarà il momento esatto in cui entrerà nel vivo quella che è di gran lunga la missione più importante (e più rischiosa) della premier da quando è a Palazzo Chigi. Un faccia a faccia forse caricato di troppe attese lontane dalla realtà e nel quale, per quanto importante, il fattore umano difficilmente potrà fare miracoli. Non a caso il New York Times e il Washington Post lo hanno presentato come «un incontro con una posta in gioco molto alta» e dai «possibili esisti negativi».
Meloni ne è ben consapevole, tanto che sono giorni che si prepara con cura su tutti i dossier più spinosi. Senza escludere la possibilità che - come accaduto ad altri leader - l'imprevedibilità di Trump possa finire per metterla in difficoltà durante le dichiarazioni dentro lo Studio Ovale. Un passaggio delicatissimo, da gestire in diretta tv e che la premier ha studiato valutando anche gli scenari più critici. Non tanto sui dazi, che saranno al centro dei colloqui di oggi, quanto sulla posizione italiana su big pharma e web tax. Per non parlare dell'Ucraina, altro terreno critico anche alla luce delle recenti posizioni pro-Putin del presidente americano. E proprio su questo fronte - sulle responsabilità di Mosca e sul sostegno a Kiev - la premier è intenzionata a tenere una linea chiara e inequivocabile. Durante il faccia a faccia alla Casa Bianca, peraltro, riproporrà la sua vecchia idea di applicare il testo dell'articolo 5 della Nato ai Paesi che sono disponibili a sottoscrivere con l'Ucraina un accordo bilaterale di reciproco sostegno in caso di attacco. L'unico modo, secondo Meloni, per garantire la sicurezza di Kiev.
Trattandosi di un bilaterale, si parlerà ovviamente di investimenti reciproci e dell'opportunità di cooperare su alcuni dossier specifici. Meloni, peraltro, dovrebbe incrociare anche Elon Musk, che non entrerà nello Studio Ovale, ma è comunque atteso alla Casa Bianca. Difficilmente, poi, non ci sarà spazio per la questione delle spese militari, che Trump chiede a tutti i membri Nato di alzare al 3% del Pil. L'Italia, secondo calcoli contabili del Mef, sarebbe già oltre il 2%, ma la premier si dirà pronta a fare meglio. Saranno i dazi, però, il cuore dei colloqui di oggi. Non fosse altro perché Meloni è la prima leader europea (e pure del G7) che incontra Trump dopo che il signore del caos di Mar-a-Lago ha calato la mannaia delle tariffe. La premier, lo ribadiscono da giorni a Palazzo Chigi, sarà ricevuta alla Casa Bianca in quanto capo di governo italiano e senza alcun mandato a trattare da parte dell'Ue. Circostanza su cui ieri si è soffermata anche la portavoce della Commissione Arianna Podestà, sottolineando come il commercio sia di competenza esclusiva dell'Ue. Non c'è dubbio, però, che Meloni si presenta da Trump anche in veste di facilitatrice di un negoziato tra Usa e Europa. Con la benedizione di Ursula von der Leyen, tanto che la presidente della Commissione ha fatto sapere che anche nelle ultime ore ha sentito Meloni e che tornerà a farlo già stasera per fare il punto dei colloqui. Nei quali la premier cercherà di sottolineare la necessità di un tavolo Usa-Ue, auspicando un incontro tra Trump e von der Leyen. Che, notoriamente, non è nelle grazie dell'ex tycoon. E che, proprio per questa ragione, avrebbe chiesto espressamente a Meloni di facilitare un faccia a faccia.
Sullo sfondo, poi, resta il nodo Cina. Anche se su questo fronte Palazzo Chigi ha una posizione attendista e aspetta di capire quali siano davvero le richieste di Washington rispetto a Pechino e come si definiranno i rapporti commerciali Usa-Ue. Insomma, una trasferta non facile. Anche perché, ribadisce la diretta interessata in un video-messaggio al Consorzio del Grana Padana, «la fase è complessa e in rapida evoluzione» e dunque «servono concretezza, pragmatismo e lucidità».
Con Meloni che proverà a far valere i buoni rapporti personali e le affinità caratteriali con il presidente Usa, perché - ricordava l'altro ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari - «per lei, rispetto ad altri, è più facile parlare in modo chiaro e sincero con Trump».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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