Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università dell'Insubria precisa che "la politica estera compete al governo e non al presidente". Un modo che serve per far capire che la Costituzione non lascia dubbi e che il suo compito, pur fondamentale, non è quello di dettare la linea della politica estera italiana, evitando quindi di entrare nella diatriba politica. Tuttavia, il segnale dato da Mattarella nel suo discorso a Varese serve anche a ribadire il suo pensiero riguardo la diplomazia italiana ed europea. Un pensiero netto, che traspare anche dalla telefonata avuta ieri con l'omolgo francese Emmanuel Macron nel pieno della crisi tra Parigi e Roma per il tema del controllo dell'immigrazione clandestina.
Il capo dello Stato, ricordando una "provocazione" espressa cinque fa, ha mandato un messaggio molto più profondo di quanto possa apparire a una prima lettura. Mattarella ha ricordato che in quell'occasione disse che "i Paesi dell'Unione sono divisi in due categorie, i Paesi piccoli e i Paesi che non hanno compreso di essere piccoli anch'essi, perché di fronte alle sfide nessun Paese è in grado di affrontarle da solo, neppure il più forte economicamente, militarmente o politicamente". Un messaggio che sembra volere non solo ricordare le difficoltà di qualsiasi Stato ad agire in via unilaterale e in piena autonomia, ma anche le velleità di chi non ammette di dover fare i conti con una realtà ben diversa da quella del secolo scorso.
L'avvertimento riguarda soprattutto il processo di integrazione europea, che, secondo Mattarella, "va costruita continuamente, giorno per giorno, non soltanto perché tuttora incompleta, ma anche perché mutano le condizioni e mutano quindi gli oggetti da condurre all'integrazione". "Malgrado ogni tanto affiorino illusioni di ritorni all'indietro", ha continuato il presidente della Repubblica, le sfide più importanti di ogni Stato dell'Europa "richiedono un'integrazione". Tra queste sfide, c'è, e l'ha sottolineato anche il capo dello Stato, quella del rapporto con i fenomeni migratori. Il tema appunto al centro della discussione tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron e che ha portato anche alla telefonata distensiva tra Mattarella e lo stesso presidente francese. L'inquilino del Quirinale, fautore della partnership rafforzata tra Roma e Parigi, ha ribadito da sempre l'importanza delle relazioni bilaterali italo-francesi.
E il monito sul fatto che nessuno Stato può farcela da solo può essere letto come un segnale rivolto non soltanto all'interno del Paese, ma anche verso chi prova a isolare gli altri con mosse che rischiano di spezzare l'unità europea. La stessa unità ricercata proprio da chi, nel Mediterraneo, chiede veri meccanismi di solidarietà continentali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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