Politica internazionale

Rimpatri e stretta sulle Ong: la svolta in Europa sui migranti

Nelle bozze del documento finale del prossimi consiglio europeo si chiede alla commissione di avviare procedure contro i Paesi terzi che non collaborano sui rimpatri. Condanna anche delle "strumentalizzazioni dell'immigrazione per fini politici"

Rimpatri e stretta sulle Ong: la svolta in Europa sui migranti
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Misure restrittive sui visti per i Paesi che non collaborano in tema di rimpatri e condanna della strumentalizzazione politica del tema migratorio, con conseguenti possibili azioni nei confronti delle Ong. È questa la svolta che in Europa potrebbe essere scritta a breve nero su bianco nel prossimo Consiglio europeo.

Lo si legge, in particolare, nelle bozze del documento della riunione prevista per i prossimi 9 e 10 febbraio. Una svolta non indifferente e che sembra accogliere le indicazioni del leader del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, tra i primi nei giorni scorsi a parlare di solidarietà all'Italia sul tema immigrazione e della creazione a livello europeo di un codice per le Ong.

Le misure sui visti

Il prossimo Consiglio europeo sarà importante soprattutto perché è il primo sotto la presidenza della Svezia. Una presidenza di cui si è parlato molto alla vigilia del suo insediamento per via dell'appoggio esterno dato dai Democratici Svedesi, il partito più a destra del panorama politico locale, al governo di Stoccolma.

Ma l'attesa è anche per le decisioni in materia di immigrazione. Lo scontro tra Italia e Francia di novembre e l'aumento dei flussi migratori verso l'Europa, sia dalla rotta balcanica che da quella del Mar Mediterraneo, hanno lasciato il segno.

Per questo quindi nel prossimo Consiglio europeo il tema migratorio sarà tra i più dibattuti. A distanza di pochi giorni dalla riunione, circolano già versioni della bozza della dichiarazioni finale del 10 febbraio. “Il Consiglio europeo – si legge nella bozza – invita la Commissione ad avvalersi pienamente del meccanismo dell'articolo 25 bis del codice dei visti, compresa la possibilità di introdurre misure restrittive in materia di visti in relazione a paesi terzi che non cooperano in materia di rimpatri”.

L'articolo 25 bis del codice dei visti prevede infatti la possibilità di interrompere particolari accordi sulla concessione dei visti ai “cittadini di un Paese terzo che si ritiene non cooperi a sufficienza in conformità del presente articolo”. In poche parole, se un governo terzo non si mostra collaborativo per il rimpatrio dei propri cittadini presenti irregolarmente in territorio comunitario, allora verranno introdotte misure restrittive sui visti.

L'obiettivo è indurre i Paesi terzi a collaborare con l'Europa per rendere effettivi i rimpatri. La difficoltà di espellere e far tornare indietro chi è presente senza permessi, è uno dei motivi che rende l'intera gestione dell'immigrazione molto difficoltosa. “È necessaria un'azione rapida per garantire rimpatri effettivi, dall'Unione europea e dai Paesi terzi lungo le rotte, verso i paesi di origine – si legge infatti nella bozza – utilizzando come leva tutte le pertinenti politiche, strumenti e strumenti dell'Ue, tra cui la diplomazia, lo sviluppo, il commercio e i visti, nonché migrazione legale e investimenti”.

Le azioni sulle Ong

La vera novità però è rappresentata dalle politiche sulle Ong. “Il Consiglio europeo – appare scritto nella bozza della dichiarazione finale – condanna i tentativi di strumentalizzare i migranti a fini politici”.

Invita la Commissione e il Consiglio a portare avanti i lavori sugli strumenti pertinenti – prosegue – comprese eventuali misure contro gli operatori dei trasporti che praticano o facilitano la tratta di persone o il traffico di migranti”. Non sono nominate espressamente, ma il riferimento alle strumentalizzazioni politiche prima e agli operatori dei trasporti impegnati in mare poi, fa ricadere il pensiero proprio alle organizzazioni degli attivisti.

Nella bozza è stata inoltre richiamata la accrescere la lotta contro i trafficanti di esseri umani. “Attraverso una stretta cooperazione con Europol, Frontex ed Eurojust – si legge – nonché con partner chiave, la lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti sarà ulteriormente rafforzata”.

La svolta politica in Europa

A Roma, sponda maggioranza, si esulta. Del resto, le possibili nuove direttive del consiglio europeo vanno in gran parte nella direzione auspicata dal governo Meloni. “L’invito del Consiglio europeo alla Commissione di avvalersi dell'articolo 25 bis del codice dei visti – ha dichiarato la deputata di Fratelli d'Italia, Sara Kelany – con riferimento alla possibilità di introdurre misure restrittive sui visti in relazione a paesi terzi che non cooperano per i rimpatri, va nella direzione disegnata dal Governo Meloni in materia di immigrazione. L’Europa sta finalmente affrontando il problema dei flussi migratori secondo uno schema che vede l’immigrazione come un problema comune”.

La svolta in Europa è stata resa possibile da diversi fattori. In primis, le richieste di alcuni Paesi come Austria e Paesi Bassi, preoccupati dall'aumento di ingressi dalla rotta balcanica. Vienna nei giorni scorsi ha anche invocato la costruzione di un muro tra Turchia e Bulgaria. Anche il passaggio del timone in mano alla Svezia ha dato un importante contributo al cambio di rotta a Bruxelles.

Infine c'è da sottolineare la posizione di Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo. L'eurodeputato tedesco, forse anche in vista di una federazione del centrodestra europeo, ha sposato molte istanze della stessa Meloni. In molti casi ha preso le difese del governo italiano in tema migratorio. Nelle scorse ore ha tuonato ad esempio contro Parigi e Berlino, ree di “non aver rispettato alcun impegno con l'Italia”.

Circostanze quindi che hanno impegnato la commissione europea prima e il Consiglio europeo poi a guardare molto più da vicino il problema migratorio. La svolta politica quindi è oramai un dato di fatto. Ma occorre adesso vedere alla prova dei fatti quali riforme e quali documenti Bruxelles manderà avanti nei prossimi mesi.

E se, soprattutto, l'Ue sarà in grado di rispondere con solerzia alle istanze di molti governi.

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