Politica internazionale

La pista delle mazzette porta in Marocco: ecco gli interessi in gioco

Un filone delle indagini in corso a Bruxelles starebbe approfondendo anche i rapporti tra alcuni degli indagati fermati nei giorni scorsi e funzionari legati al Marocco. In gioco diversi interessi, dalla sovranità sul Sahara Occidentale ai legami commerciali

La pista delle mazzette porta in Marocco: ecco gli interessi in gioco

L'inchiesta sulla presunta corruzione all'interno del parlamento europeo potrebbe allargarsi. E non solo per il numero di persone coinvolte, ma anche per il numero di enti e Paesi terzi che potrebbero aver giocato un ruolo nel giro di mazzette. Così come trapelato dagli organi inquirenti di Bruxelles, oltre alla pista qatariota potrebbe infatti esserci una pista marocchina dietro le tangenti su cui sta indagando la procura belga. Con Rabat interessata ad avvicinare i parlamentari europei soprattutto per la questione legata ai diritti commerciali.

I legami tra Panzeri e Rabat

Il possibile coinvolgimento del Marocco è emerso soprattutto dalle indiscrezioni arrivate dalla capitale belga. Non ci sono per il momento molti dettagli, se non quelli riguardanti i legami tra alcuni dei principali indagati e alcune personalità politiche di Rabat. A partire dai legami tra Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Pd, e Abderrahim Atmoun, un politico marocchino divenuto poi ambasciatore in Polonia.

Legami emersi soprattutto nelle intercettazioni tra lo stesso Panzeri e la moglie Maria Colleoni, ai domiciliari assieme alla figlia. Nelle conversazioni, i parla di viaggi e regali recevuti in Marocco per tramite proprio del rappresentante di Rabat a Varsavia. "Il sospetto – scrivono gli investigatori, così come riportato su IlSole24Ore – riguarda l'essere intervenuto politicamente con i componenti che lavorano al Parlamento Europeo a beneficio di Qatar e Marocco, in cambio di versamenti di somme di denaro e doni o regalie. E di aver usato metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi”.

Nelle scorse ore poi, il quotidiano belga Le Soir ha riferito poi di una perquisizione avvenuta sabato scorso negli uffici dell'eurodeputato belga socialista Marc Tarabella. Non è dato sapere al momento se l'esponente politico figuri o meno tra gli indagati. É stato sottolineato dai media locali però come Tarabella sia considerato tra i più vicini a Rabat. Possibile quindi che gli inquirenti stiano cercando di sondare maggiormente la pista marocchina.

Legami commerciali e Sahara Occidentale, le questioni pendenti con il Marocco

L'intervento politico a favore del Marocco da parte di Panzeri sarebbe legato soprattutto alla votazione in cui, nel 2019, l'europarlamento ha approvato un accordo di pesca con Rabat che include esplicitamente anche il Sahara Occidentale. La regione cioè rivendicata dal Marocco, con la sovranità del Regno riconosciuta dagli Stati Uniti a partire dal 2020, ma il cui status ufficiale da parte delle Nazioni Unite è quella di “territorio non autonomo”. Panzeri è tra i deputati che ha votato a favore di quell'accordo, anche se non è stato certamente il solo visto che il via libera è arrivato da altri 414 colleghi eurodeputati.

La reale incidenza sul voto della posizione dell'ex deputato è quindi tutta da verificare. L'episodio però permette di ricondurre a quelli che sono gli interessi del Marocco nei rapporti con l'Unione Europea. Se il Qatar, l'altro Paese indiziato, ha avuto interesse ad avvicinare alcuni deputati di Strasburgo per motivi legati all'immagine, non certo positiva in vista dei mondiali di calcio attualmente in corso, Rabat invece ha due specifici interessi: i rapporti commerciali e lo status del Sahara Occidentale.

Il Regno marocchino è un partner strategico per l'Europa ed è stato lodato dalla diplomazia occidentale per via delle sue riforme politiche e del suo stabile sistema politico, considerato tra i più democratici della regione. Di recente, l'ex ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, in visita a Rabat in qualità di presidente del Consiglio di Stato, ha parlato del Marocco quale "Paese più stabile dell'area mediorientale". Questo a dimostrazione dei legami solidi tra le due sponde del Mediterraneo.

Da questi legami, il Regno marocchino ha tutto l'interesse a massimizzare i suoi profitti politici. Arrivando soprattutto ad accordi commerciali importanti con il più grande mercato unico al mondo. E, sotto il profilo prettamente politico, provando a far riconoscere il Sahara Occidentale quale regione posta sotto la propria sovranità. L'accordo votato dal parlamento europeo nel 2019 rientrerebbe nella sfera degli obiettivi economici di Rabat. Tuttavia nel settembre del 2021 gli accordi commerciali tra Ue e Marocco sono stati bocciati dalla Corte europea. La motivazione è legata proprio all'inclusione del Sahara Occidentale in quei documenti. Per i magistrati europei cioè non è possibile esportare merci in una regione il cui status, a livello di Nazioni Unite, è ancora incerto. In tal modo è stato accolto il ricorso presentato dal Fronte del Polisario, il movimento che rivendica la sovranità del Sahara Occidentale e che è in guerra con Rabat.

Questo fa ben capire l'importanza del Marocco di intervenire sul secondo punto, riguardante per l'appunto la regione contesa. Il Regno considera il Sahara Occidentale a tutti gli effetti come parte integrante del proprio territorio. Le Nazioni Unite riconoscono come status della regione quello di "territorio non autonomo". Rabat dalla sua però ha due elementi politicamente favorevoli: la presentazione nel 2007 di un piano di pace che prevede una larga autonomia al Sahara Occidentale, in cambio del riconoscimento della propria sovranità, così come la posizione degli Stati Uniti che dal novembre 2020 considerano la regione sotto la sovranità marocchina.

Il Marocco ha più volte chiesto all'Europa di sposare la stessa linea di Washington. Pur non avendo ottenuto precise aperture in tal senso, alcuni Paesi europei come Spagna e Germania hanno però pubblicamente espresso il proprio parere favorevole alla proposta marocchina sull'autonomia. Chiaro però come il governo del Regno nordafricano punti a un radicale cambio di passo da parte europea. Da qui i lavori di lobbying sfociati, secondo i magistrati belgi, in veri e propri atti di corruzione.

L'inchiesta potrebbe allargarsi

Il sospetto comunque, se il quadro accusatorio belga dovesse reggere, è che l'inchiesta ben presto potrebbe coinvolgere altri esponenti delle istituzioni europee. Perché se da un lato l'europarlamento è l'unico organo eletto tra le istituzioni comunitarie, dall'altro è anche forse quello meno influente sui temi più caldi. Doha e Rabat, per raggiungere i loro obiettivi, potrebbero essersi rivolti anche a figure più di spicco rispetto a quelle degli indagati.

Al momento non sono emersi personaggi di primo piano nel panorama politico dell'Ue. "Ci si chiede - si legge sul sito Politico.eu - se il Qatar abbia fatto un investimento intelligente, ammesso che le accuse siano fondate".

Un dubbio espresso per Doha, che a maggior ragione può valere anche per Rabat. C'è poi un'altra domanda, non certamente secondaria, che corre in queste ore tra molti corridoi diplomatici: il Marocco, visti i legami di questi ultimi anni in ambito europeo, aveva davvero bisogno di corrompere alcuni deputati di Strasburgo?

Commenti