Politica internazionale

Sugli elmetti spunta la sigla "SS". L'esercito tedesco ritira le forniture

Sulle etichette di divise, zaini e sacchi a pelo la taglia "short small" abbreviata fa trasalire la Germania e la Bundeswehr rifà tutto

Sugli elmetti spunta la sigla "SS". L'esercito tedesco ritira le forniture

Berlino La Bundeswehr si rivela nuovo motivo di imbarazzo per i politici tedeschi. In anni recenti le forze armate della Germania hanno inanellato brutte figure a catena grazie soprattutto ad aerei ed elicotteri troppo arrugginiti, con il risultato che tanti aspiranti piloti non hanno potuto diplomarsi in tempi comparabili a quelli dei colleghi europei per scarsità di velivoli in condizione di staccarsi da terra.

Ferme per riparazioni senza fine sono anche tante navi da guerra della marina tedesca, sottomarini inclusi. Il cattivo stato delle forze armate della Repubblica federale ha rallentato gli aiuti militari ai curdi nel 2014 e quelli umanitari all'Africa lo stesso anno. Una volta lasciato il suolo tedesco a destinazione Dakar per combattere l'epidemia di Ebola in Africa, il Transaal della Luftwaffe si dovette fermare a Gran Canaria per riparazioni non più differibili. In tempi più recenti la ruggine della Bundeswehr ha colpito anche l'ex cancelliera Angela Merkel che al G20 di Buenos Aires del novembre 2018 arrivò con un volo di linea e 24 ore di ritardo a causa di un guasto alla Regierungsmachine, uno degli aerei militari utilizzati dal governo e dal presidente federale per le missioni ufficiali. Leader dotata di grande senso pratico, l'anno dopo Merkel partì alla volta del G20 di Osaka con due velivoli, consapevole che uno avrebbe potuto facilmente guastarsi strada facendo. Uno scrupolo di troppo? A gennaio di quell'anno il capo dello stato tedesco, Frank-Walter Steinmeier, fu obbligato a prolungare la sua visita ufficiale in Etiopia per guasti tecnici all'Airbus A340 che doveva riportare a casa lui e i 50 membri della sua delegazione.

All'inizio del suo mandato meno di un anno fa, il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato un investimento da 100 miliardi per rilanciare una Bundeswehr in stato comatoso ma rivitalizzare le forze armate di un grande Paese non è un processo che si conclude dalla mattina alla sera, e la buccia di banana è sempre dietro l'angolo. L'ultima figuraccia arriva dagli indumenti ordinati la scorsa estate per i militari tedeschi: un'intera partita riporta la sigla SS sull'etichetta. Sono quelli più piccoli, la cui indicazione short small è stata abbreviata con la sigla delle Schutzstaffel, le famigerate squadre paramilitari note soprattutto per l'incarico di gestire i campi di sterminio del Terzo Reich. È stata la Bild a dare la notizia precipitando le forze armate nell'imbarazzo. La ministra della Difesa, la socialdemocratica Christine Lambrecht, ha dato ordine perentorio ai militari del suo paese di tagliare l'etichetta della vergogna. La Germania ha speso centinaia di milioni per 313.000 capi fra elmetti, sacchi a pelo e giacche impermeabili. La legge tedesca vieta l'uso di sigle che ricordino il passato nazista (SS, SA, ma anche KZ per Konzentrationslager, e HJ per Hitler-Jugend), e le targhe automobilistiche non fanno eccezione. Misure e leggi che non sono a prova di gaffe: a novembre del 2019 la Bundeswehr si scusò per «l'inaccettabile errore» dopo aver postato sul suo account Instagram un'uniforme della Werhmacht corredata da due croci di ferro e una svastica.

Il tema era «stile retro».

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