Soldati in Ucraina, il no dell'Italia. Tajani: "Si rischia la terza guerra mondiale"

Il ministro degli Esteri ribadisce che l'Italia non invierà truppe in Ucraina. Crosetto su Macron: "Un errore le fughe in avanti". E Salvini: "Dobbiamo ricostruire la pace"

Soldati in Ucraina, il no dell'Italia. Tajani: "Si rischia la terza guerra mondiale"

Accanto a Kiev ma non in guerra contro la Russia. Questa è la posizione che l'Italia intende mantenere nel contesto dello scontro tra Mosca e Kiev. Dalle pagine del Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la posizione del nostro Paese dopo le affermazioni controverse del presidente francese Emmanuel Macron. A fargli eco anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che punta il dito contro "le fughe in avanti" di alcuni Paesi europei, e il segretario della Lega Matteo Salvini che ha ribadito come l'obiettivo primario dell'Italia sia "ricostruire la pace".

Nessuna guerra con la Russia

Il fronte compatto italiano vuole rispondere alle pericolose dichiarazioni del presidente Macron: quest'ultimo, infatti, giovedì scorso aveva ribadito in diretta tv il significato di quel "non escludo nulla" pronunciato a fine febbraio, e che, in soldoni, implicherebbe la possibilità di un intervento diretto di Parigi nella guerra in Ucraina, attraverso l'invio di truppe Nato in loco. Dichiarazioni al vetriolo che erano costate a Macron perfino le reprimenda di Marine Le Pen, che aveva condannato le affermazioni dell'avversario, ree di "aver fatto un favore a Putin", svelando le disunioni europee.

"Siamo dalla parte dell’Ucraina fin dal primo momento. Lo siamo dal punto di vista finanziario, economico in vista della ricostruzione, progettuale come testimonia l’accordo per Odessa, materiale e anche militare. Ma non siamo in guerra con la Russia. Non lo siamo mai stati", ribadisce Tajani nell'intervista al Corriere della Sera. In altre parole ciò significa che non è previsto alcun intervento diretto dei nostri militari in quel conflitto, con carrarmati, aerei o uomini. "Non se ne è mai parlato in ambito Nato e non capiamo perché oggi si debba evocare uno scenario del genere, che avrebbe conseguenze pericolosissime, anche una terza guerra mondiale", ha tuonato il titolare della Farnesina.

Tajani era già intervenuto sulal vicenda giovedì sera a Prima di domani su Rete4, a ridosso dell'intervista di Macron, escludendo l'invio di truppe italiane in Ucraina: "Non vogliamo fare la guerra con la Russia, l'abbiamo sempre detto. Noi non ci pensiamo per niente a mandare truppe italiane a combattere contro l'esercito russo. Noi vogliamo la pace rispettando il diritto internazionale. Noi aiutiamo l'Ucraina a difendersi, che è molto diverso dal fare la guerra alla Russia".

Ottenere la pace, non allargare la guerra

Tajani, che ha mostrato più di una volta insofferenza per la leggerezza con cui Macron preme sulla faccenda, continua a chiarire come l'Italia sia schierata in aiuto di un Paese aggredito, in violazione di ogni regola internazionale, fra l'altro alle porte dell'Europa. Ma aggiunge anche come l'obiettivo del Paese sia ottenere la pace, non allargare la guerra. Per questo la missione italiana consiste nell'aiutare l'Ucraina a resistere, per giungere a una fine delle ostilità senza che uno Stato abbia occupato l'altro. Ma nulla che possa far presagire un intervento diretto, che resta un tabù affatto in discussione in Europa.

E a proposito di ambito Nato, Tajani ribadisce che all'interno dell'Alleanza Atlantica nessuno dei partner avrebbe mai parlato di intervento diretto, poichè le nazioni del Trattato conoscono bene quali conseguenze potrebbe avere un conflitto che rischierebbe di sfociare in nucleare. Anche per questo, ribadisce il ministro degli Esteri, è stato deciso che l'Ucraina potrà entrare a farne parte solo dopo la fine del conflitto, perché se l'ingresso fosse immediato, l'italia, così come gli altri alleati, sarebbero sotto lo scacco del famigerato articolo 5, che obbliga a intervenire a difesa di un Paese dell'alleanza. Incalzato sull'annosa questione del 2% come obolo per l'ombrello atlantico, Tajani ha ribadito che l'Italia non ovvierà a questa carenza di contribuzione con un ripristino della leva obbligatoria.

Anche secondo Guido Crosetto, tutte queste fughe in avanti che giungono da decisioni e vertici separati sono "un segnale sbagliato". Come sbagliate sono, appunto, le "dichiarazioni a effetto" in stile Macron. Una disunità che rischia, spiega ha spiegato oggi il ministro della Difesa in una intervista rilasciata a Repubblica, di non riuscire a piegare Vladimir Putin e i suoi intenti ma soltanto di incancrenire l'assertività del Cremlino. L'Occidente, per quanto concerne l'Ucraina, "dovrebbe evitare dichiarazioni a effetto - come quella di mandare la Nato in Ucraina cercando di fare più bella figura. O evitare di dividersi in incontri a due o tre quando in Europa siamo in 27. Dovrebbe evitare dichiarazioni come quella fatta da Macron due giorni fa o quella del ministro degli Esteri polacco (ha detto che militari della Nato sono già presenti in Ucraina, ndr). Ritengo che la contrapposizione con un monolite come quello russo, in cui c'è un uomo solo al comando, presupporrebbe da questa parte una strategia chiara, non contraddittoria, e magari costruita tutti insieme come coalizione". E ancora, ribadisce il titolare della DIfesa italiana: "Continuare in un momento così difficile, a suddividere le coalizioni che hanno aiutato l'Ucraina in tanti pezzetti mi pare poco pratico". A fare da eco ai due ministri anche il vice premier Matteo Salvini che sui social ha ribadito la propria contrarietà alla svolta di Macron: "Prepararsi alla guerra? No, dobbiamo ricostruire la pace".

Cosa c'è dietro le parole di Macron

Mentre in Europa monta la marea della campagna elettorale per le elezioni europee, sono numerosi i leader dell'Unione a guardare con sospetto la svolta da superfalco di Macron. A questo proposito Tajani ha dichiarato: "Non capisco, non so se a incidere sia la campagna elettorale. Magari vuole evidenziare le differenze con partiti filorussi come quello della Le Pen - aggiunge - Ma noi siamo su tutt'altra posizione". Il ministro ha anche ribadito come Roma sia pronta a ogni aiuto senza alcun tentennamento, soprattutto qualora Paesi come Iran e Cina non rafforzino la Russia con armamenti ed aiuti. Anche per questa ragione Tajani ribadisce come diventi "Sempre più urgente coordinare, rafforzare, unire l'Europa in una difesa comune". Proprio quest'ultimo punto sarà, infatti, uno dei nodi caldi da discutere nel G7 di Puglia, previsto per il prossimo giugno.

Nel frattempo, Germania, Francia e Polonia assicurano il "massimo sostegno a Kiev", mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese cercano un'intesa dopo le frizioni sulla guerra in Ucraina a causa delle parole del titolare dell'Eliseo. Macron e Scholz si sono incontrati a Berlino, poco prima del vertice a tre con il primo ministro polacco, Donald Tusk, nell'ambito del cosiddetto "Triangolo di Weimar". Un incontro necessario, dopo le posizioni contrapposte sull'invio dei soldati occidentali in Ucraina. Divergenze a parte, il fronte comune per il sostegno all'Ucraina resta compatto.

"Parliamo con una voce sola", ha assicurato Tusk, mentre Scholz ha annunciato la creazione di una "coalizione per le armi a lungo raggio" destinate a Kiev e l'aumento della produzione di armamenti destinati alle truppe ucraine impegnate contro la Russia.

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