Il Venezuela è nelle prime posizioni della lista delle priorità dell'amministrazione Trump. Washington, dopo anni di infruttuose operazioni ibride, clandestine e interferenze, sembra ora aver perso la pazienza con Caracas, dove cerca un cambio di regime entro il 2028.
Per dimostrare la serietà delle sue intenzioni, Trump si è spinto dove nessun predecessore aveva osato: ha aumentato il numero dei soggetti e degli enti venezuelani sanzionati dall'OFAC - oramai saliti a più di 150 -, ha imposto delle taglie sulle principali personalità dell'amministrazione Maduro - a partire dallo stesso Maduro, per la cui testa Washington offre 50 milioni di dollari (il doppio di quelli offerti per Osama bin Laden) - e ha sostanzialmente dichiarato fuorilegge e criminale il governo in carico, accusandolo di essere la copertura dietro cui si nasconderebbe un'organizzazione narcoterroristica: il cartello dei soli.
Se è vero che molte delle accuse di Trump sono campate in aria, per esempio quella che vorrebbe il Venezuela come un centro nevralgico della produzione di fentaniloidi contraffatti, lo è altrettanto che il paese sudamericano un ruolo nel panorama del narcotraffico internazionale, effettivamente, lo riveste.
Venezuela, è un narco-stato oppure no?
L'amministrazione Trump sta provando a delegittimare la presidenza di Nicolas Maduro utilizzando la carta del narcotraffico. Non solo il presidente venezuelano è stato accusato di essere a capo di un'organizzazione narcoterroristica dalla dubbia esistenza, il cosiddetto cartello dei soli, ma la principale organizzazione criminale del Venezuela, il Tren de Aragua, è stata inserita nell'elenco delle entità terroristiche ufficialmente riconosciute da Washington (e accusata di collusione con le istituzioni venezuelane).
Nonostante la character assassination, i maggiori esperti di narcotraffico, come gli analisti di Crime InSight, e la stessa DEA, pur ammettendo l'operatività di un ampio schema di corruzione che implica militari venezuelani e narcotrafficanti sudamericani, non solo manifestano forte scetticismo sull'effettiva esistenza del cartello dei soli, ma ribadiscono che 3/4 della cocaina che entra nel mercato a stelle e strisce è di origine non-venezuelana.
Eppure, al di là delle esagerazioni trumpiane, che servono a fornire una giustificazione alla campagna di massima pressione esercitata su Maduro, un problema di narcotraffico col Venezuela esiste. E coinvolge direttamente la Turchia, che non a caso si è offerta di mediare fra Trump e Maduro, e la parentesi subsahariana dell'Internazionale jihadista.
Neve bolivariana tra Africa e Anatolia
I narcotrafficanti venezuelani hanno aumentato la loro influenza nel panorama criminale mondiale. Forse, sostengono a Washington, perché in molti casi godono del supporto politico e della copertura logistica delle istituzioni venezuelane, che fornirebbero loro aerei, navi, documenti falsi, suggerendo persino le rotte più sicure.
Gli eventi recenti, pur non comprovando l'esistenza effettiva di un'organizzazione narcoterroristica che farebbe capo a Maduro, indicano che un salto di qualità delle reti criminali venezuelani c'è stato. In Spagna, nelle scorse settimane, è stata smantellata la prima cellula del Tren de Aragua. Nel settembre dello scorso anno, in Guinea Bissau, veniva sequestrato un aereo privato partito da Apure, Venezuela, con un carico inusuale: 2,6 tonnellate di cocaina. Il suo gemello, atterrato in Burkina Faso, avrebbe contenuto la stessa merce, forse destinata a gruppi jihadisti.
Dalle sponde dell'Africa occidentale, secondo quanto ricostruito dall'intelligence statunitense e dalle Nazioni Unite, la cocaina bolivariana attraverserebbe il Sahara, entrando in Europa da Libia e Algeria. Nel caso libico, alcune fazioni vicine a Mosca riscuoterebbero persino una tassa di transito.
Ma è la Turchia il paese che avrebbe beneficiato maggiormente della trasformazione del Venezuela in un supermercato di cocaina a basso costo. Divenuta un "hub della cocaina", stando a una descrizione delle Nazioni Unite, la Turchia è composta da decine di famiglie criminali che, spesso in combutta con le controparti libanesi, a loro volta legate a Hezbollah, acquistano ingenti e regolari carichi di cocaina da rivendere sul secondo mercato della droga più grande del mondo: l'Europa.
Sgominare il traffico lungo la Caracas-Ankara si è rivelato arduo per gli investigatori europei, dato che alcuni dei carichi di droga non riguardano soltanto le
organizzazioni criminali, ma uomini di stato - di entrambi gli schieramenti. Un sodalizio svelato dal Buscetta turco, Sedat Peker, che ha svelato nomi di persone ed entità, e che aiuta a capire perché la Turchia sia interessata a preservare il madurismo.