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Politica in primo piano anche nei film in costume

«La storia non fu, la storia è»: stanno qui per un decano del cinema francese come Bertrand Tavernier lo spirito e l’attualità del suo film storico in concorso al 63° festival di Cannes: La princesse de Montpensier. «È una storia d’amore ambientata in un’epoca in cui le donne venivano trattate diversamente da oggi - ha detto il regista -. Ma non è solo questo: è una love story che ci dà l’opportunità di scoprire come erano le guerre di religione. Attualmente ci sono le stesse assurde guerre di allora. Il passato non passa mai. È difficile fare paragoni con il 1560, la questione però è generale, l’intolleranza dilaga, i giornali ne sono pieni, il mio Paese, la Francia, e il suo governo lo sono».
Insomma, la politica non molla il festival di Cannes. Dopo Sabina Guzzanti che critica il governo e la Protezione civile con il suo Draquila, dopo Oliver Stone che attacca i banchieri con il suo Wall Street 2 e dopo Woody Allen che porta sulla Croisette un film sulla vecchiaia e la morte ma che auspica la dittatura di Obama, e in attesa di Jean-Luc Godard che oggi presenta Film Socialisme, ecco Tavernier che entra con decisione nell’attualità usando la storia e raccontando un’epoca lontana e avventurosa. Dove si vedono feroci uccisioni, duelli, sontuosi costumi in broccato, paesaggi di una natura incontaminata, castelli e borghi della Francia del 1562. Un’epoca in cui imperversava la guerra tra papisti e ugonotti e in cui trovarsi nel posto sbagliato significava rischiare di perdere tutto. E in cui alle giovani donne di rango non era dato scegliersi il marito. Nel regno di Carlo IX, la giovane ereditiera di una delle più grandi fortune del regno, l’incantevole Maria de Mezieres (Melanie Thierry) ama, ricambiata, il giovane duca di Guisa (Gaspard Ulliel). L’attende però un matrimonio combinato con il principe di Montpensier (Gregoire Leprince-Ringuet) che lei non ha mai visto e che il giorno dopo il matrimonio parte col re cattolico per muovere guerra ai protestanti. La donna viene mandata in un castello in compagnia del conte di Chabannes (Lambert Wilson), un amico del principe che ha scelto di dedicarsi solo all’arte e alla musica dopo aver vissuto gli orrori della guerra. E quando torna la pace i vecchi amanti si ritrovano...
Ma la giornata politica di ieri a Cannes è stata animata anche dagli italiani. La parlamentare del Pdl Gabriella Carlucci, sulla Croisette per un’iniziativa a favore del rinnovo della legge sul tax credit, ha detto: «Il ministro Sandro Bondi ha fatto bene a non venire, Draquila di Sabina Guzzanti non è cinema italiano, ma solo una cosa pretestuosa per dimostrare una tesi sbagliata».

E sul tema si è espresso anche Michelangelo Frammartino, regista di Le quattro volte passato con lunghi applausi alla Quinzine des Realisateurs: «È un governo chiaramente legato alla tv ed è logico che abbia problemi con il cinema».

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