
Roma - Ecco i corazzieri a cavallo, che fanno sempre la loro splendida figura, e la parà con il codino biondo che atterra vicino a Mattarella, e i carri, i missili, le sciabole, il bandierone che copre mezzo Colosseo, le autorità schierate, l'inno cantato da Arisa, la bambina che dalle tribune grida «viva i bersaglieri» e fa ridere il presidente, i sindaci che sfilano per il Fori e vogliono portare «un seme per la pace». E qui però bisogna intendersi, avverte il capo dello Stato, siamo tutti pacifisti, c'è scritto nella Costituzione. Ma non sdraiati. «L'Italia è fermamente schierata a sostegno di quanti lavorano affinché prevalgano i principi del diritto internazionale contro ogni aggressione e prevaricazione». Vale per l'Ucraina e pure per la Palestina. «Le parole di Mattarella su Gaza sono importanti - spiega Giorgia Meloni - e in linea con quanto già detto dal governo». Insomma, come dice Giorgio Crosetto, «viviamo tempi complessi e difficili, segnati da minacce nuove: abbandoniamo l'illusione di una pace garantita per sempre».
Le Frecce Tricolori, i corpi speciali, la corona di fiori al milite ignoto, la gente che batte le mani. Mai come quest'anno, con tutto quanto sta accadendo attorno, il 2 giugno oltre che della Repubblica è la festa delle forze armate. L'omaggio del presidente va infatti oltre il discorso di protocollo: «Siamo davvero grati alle donne e agli uomini in divisa per il loro impegno nei gravosi compiti che svolgono in Italia e all'estero, per il loro contributo alla cornice di sicurezza nazionale e internazionale». Libertà, democrazia, pace, questi i valori con cui 79 anni fa è nata la nuova Italia e che «sono alla base dell'azione» dei militari. Ora però bisogna rendersi conto che mondo è cambiato e «la realtà presenta crescenti pericoli che sollecitato la solidarietà e la cooperazione in sede europea e atlantica». Il pacifismo di maniera, conclude il capo dello Stato, non basta più.
E infatti. «Guerre ibride, competizione strategica mondiale, conflitti per l'accesso alle risorse critiche e ai domini tecnologici». Crosetto elenca i nuovi fronti. «I confini della sicurezza si sono estesi allo spazio, al cyberspazio, ai fondali marini, alla sfera digitale». Noi siamo già in ritardo. Serve «visione strategica» per rintuzzare gli attori globali che considerano «pace, libertà e democrazia inutili orpelli». Dunque, occorrono impegno e soldi. «Dobbiamo organizzare una difesa nazionale solida e interoperabile, che rafforzi e integri la Nato attraverso la costruzione di un pilastro europeo». Solo così potremo contare qualcosa. «L'indipendenza si difende con il coraggio e le armi», sintetizza il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Ma siccome siamo il Belpaese con lo stellone, possiamo pure dirci ottimisti. Scrive la Meloni su X: «Il due giugno celebriamo la nascita della Repubblica, un giorno che ci ricorda chi siamo. Un popolo fiero, capace di rialzarsi dopo le prove più dure, tenendo saldi i valori della libertà, dell'unità e dell'identità nazionale». Per cui «onoriamo chi ha dato la vita per difenderla e chi la serve ogni giorno con coraggio, dedizione e silenzioso orgoglio: essere italiani vuol dire appartenere a qualcosa di grande».
Applausi per lei e per Mattarella mentre lasciano le tribune alla fine della parata. Poi il presidente risale sulla Lancia Flaminia scoperta del 1961 e torna al Quirinale. Nel pomeriggio giardini aperti, la festa continua.