Puoi essere un bimbo di cinque anni e vedere papà come il tuo supereroe personale. Ma se sei un bimbo di cinque anni tedesco probabilmente la tedeschitudine prevale sulla bimbitudine e se tuo papà sbaglia altro che supereroe, sei pronto a invocare per lui la prigione.
La vicenda - sugosa e piena di implicazioni - arriva da Würzburg, in Baviera ed è pubblicata sulla pagina Facebook della polizia della Bassa Franconia. Un bambino di cinque anni è in automobile con il suo papà. Che passa non una ma due volte con il semaforo rosso. Infrazione che turba l'evidentemente sviluppatissimo senso delle regole dell'infante a tal punto da spingerlo a impugnare il cellulare di papà e di digitare il 110, il numero di emergenza della polizia. Alla voce che risponde il piccolo spione farfuglia qualcosa di incomprensibile per l'interlocutore. Il centralinista attacca, richiama e stavolta risponde il papà alla guida, che subito si scusa per il disturbo arrecato dal figlio. Il quale però strappa di mano l'apparecchio al padre - va bene, a cinque anni forse strappare di mano è un po' troppo - e sputtana stavolta molto chiaramente il genitore: «Papà è passato due volte con il semaforo rosso, dovete arrestarlo!».
La polizia ha preso molto sul serio la denuncia dell'irreprensibile marmocchio, ha invitato l'automobilista ad accostarsi nel primo posto possibile e ha inviato un'auto con un paio di agenti. I quali però hanno deluso il bambino e non hanno tirato fuori le manette per il papà, ma hanno fatto una ramanzina all'uomo, probabilmente con il corredo di qualche strizzatina d'occhio, e poi hanno convinto il piccolo a «ritirare» l'insolita denuncia.
La storia è graziosa, un po' da sitcom di provincia, ma solleva qualche interrogativo. Il primo è: da chi avrà imparato il severissimo bambino tutta quella intransigenza se il papà in maniera ben poco teutonica è abituato a «bruciare» i rossi nemmeno guidasse a Torre Annunziata?
Ma il quesito pù importante è che cosa pensare di questi bambini che ci guardano. Ci giudicano. E come niente danno tutto in mano all'avvocato. Qualche mese fa trovò spazio sui giornali la notizia di un bambino di nove anni che chiamò la polizia perché si era sentito raggirato da Babbo Natale, che non gli aveva portato i regali richiesti. Anche in questo caso la vicenda ebbe come teatro una località tedesca, Zetel, in Bassa Sassonia e anche in questo caso la polizia stette al gioco presentandosi in casa del bambino arrabbiato e conducendo delle «indagini» al termine delle quali gli agenti stabilirono che Babbo Natale era colpevole soltanto di distrazione, avendo evidentemente confuso due letterine differenti. Pensate che class action se tutti i bambini insoddisfatti dei doni si fossero uniti nella denuncia.
Ma alla fine noi stiamo dalla parte del bambino lingualunga.
In Italia indulgiamo spesso al familismo amorale: giustifichiamo i figli che hanno commesso un delitto dicendo che sono «bravi ragazzi», siamo spesso complici delle malefatte dei nostri congiunti in nome del fatto che «so' piezz'e core», quando qualcuno non sta al gioco ci sorprendiamo come quando definiamo «mamma coraggio» quella che denuncia il pargolo spacciatore. Per questo i piccoli moralisti del seggiolino accanto ci inducono a un po' di speranza. Specie se sono figli altrui.
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