Abbraccia il nipotino malato e si uccide con lui nel fiume

Il dramma a Rovigo, i genitori avevano affidato il bimbo di 5 anni all'anziano Loro erano andati a Perugia per informarsi sulle cure per il loro piccolo

Rovigo Non ce la faceva più. Vedere il nipotino Davide, 5 anni, incapace perfino di camminare e costretto a farsi portare in giro col passeggino, era un dolore che ieri pomeriggio, lungo l'argine dell'Adigetto a Lendinara (Rovigo), si è trasformato in pietosa follia. Danilo Giacometti, 73 anni, ha fatto quello che riteneva fosse il sacrificio giusto che un nonno deve fare per mettere fine alle sofferenze dell'amatissimo nipote, colpito da una malattia genetica su cui i medici ancora non sono riusciti a capirci granché. Ha spinto il passeggino di Davide lungo la ciclabile dell'Arzerello, ha preso in braccio il nipote, ha scavalcato la piccola staccionata in legno, probabilmente gli ha dato un ultimo disperato saluto e poi si è lasciato cadere nel fiume, tenendo stretto a sè il bambino in un mortale abbraccio d'amore.

Nonno e nipotino sono morti annegati in pochi minuti, nel primo pomeriggio di ieri, quando lungo quel tratto di fiume non c'era anima viva. Nessuno quindi ha potuto impedire che il nonno portasse a termine il suo tragico progetto. L'ultimo abbraccio, le ultime parole tra nonno e nipote resteranno quindi custodite dall'Adigetto, tomba di un amore disperato e rimedio fatale a una vita che Giacometti non riteneva valesse più la pena vivere. Né per Davide, né per lui, né per i genitori che non si erano arresi e che stavano ancora cercando una soluzione terrena, una cura, una chance che solo una scoperta medica avrebbe potuto garantire.

L'esperienza quotidiana aveva portato il nonno al pessimismo più cupo, mentre i genitori di Davide, che abitano a Spinea (Venezia), proprio ieri gli avevano affidato il figlio per andare ad assistere a un convegno dedicato ai progressi della ricerca scientifica nei confronti di quella malattia. La speranza razionale è stata battuta dalla fatale rassegnazione: un salto nelle acque dell'Adigetto e addio a Davide, addio a tutti.

Il primo a capire quello che era successo è stato lo zio del bambino, un poliziotto che passa spesso da quelle parti per fare jogging. Ieri pomeriggio ci è andato di proposito perché voleva dare il cambio al nonno. Non era facile gestire il bimbo per tanto tempo e, per quanto nonno Danilo avesse imparato a adottare tutti gli accorgimenti del caso, dopo tutto quel tempo avrebbe sicuramente avuto bisogno di aiuto.

La paura che fosse successo qualcosa di grave si è diffusa quando lo zio, passando lungo l'argine, ha riconosciuto il passeggino abbandonato di Davide. Ha fatto pochi metri di corsa, col cuore in gola cercando di scacciare il presentimento che gli aveva già tolto il respiro. Poi ha visto i due corpi galleggiare abbracciati nel fiume. No\n c'era già più nulla da fare. Certo, ha dato l'allarme, sono arrivati i soccorsi, i vigili del fuoco, i carabinieri. Che non hanno potuto fare altro che registrare quello che, dal punto di vista burocratico-giudiziario, è definito omicidio-suicidio.

La procura di Rovigo ha aperto un'inchiesta che è già chiusa prima di cominciare. Il pm Monica Bombara dovrà decidere se disporre l'autopsia sulle due salme per togliere dei dubbi che non ci sono. Per gli inquirenti il momento più delicato di ieri è stato quello della comunicazione ai genitori.

Mamma e papà di Davide erano a Perugia alla disperata ricerca di speranze, di nuovi metodi di guarigione, di medicine miracolose. Quando è squillato il cellulare la speranza è svanita. Hanno perso Davide e hanno perso anche Danilo, il nonno che amava quel bambino tanto quanto loro.

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