
Un chirurgo libero professionista di grande esperienza, con un curriculum didattico e scientifico di alto profilo. E anche sindaco apprezzato dall'ottobre 2021 di Rivolta d'Adda, paese di circa 8mila abitanti in provincia di Cremona, dove il medico era stato eletto primo cittadino con la Lista civica «Rivolta Dinamica». Per i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, guidati dal colonnello Antonio Coppola e per la pm della Procura di Milano Alessia Menegazzo, però, il 70enne Giovanni Sgroi è anche altro. In qualità di primario in una struttura sanitaria di Pozzuolo Martesana, nell'hinterland milanese - 25 chilometri a est di Milano - Sgroi è accusato infatti da quattro pazienti di averle violentate mentre le visitava e adesso, su richiesta del gip Sara Cipolla, si trova agli arresti domiciliari accusato di violenza sessuale aggravata. La prima denuncia dell'attuale indagine è stata fatta ai carabinieri di Melzo (Milano) nel gennaio 2024. Ma già nel 2010 la Procura della Repubblica di Bergamo aveva sottoposto Sgroi a indagini preliminari per ipotesi di reato analoghe, poi archiviate.
Un modus operandi collaudato e standard quello dello specialista nella cura dell'apparato digerente. Fin troppo gioviale nel suo rapportarsi sin dall'inizio a pazienti sconosciute a cui non esitava a fare domande e apprezzamenti davvero molto personali, cominciava la sua visita utilizzando l'ecografo nella zona addominale, per poi avventurarsi a mani nude a esplorare l'apparato riproduttivo e la zona rettale in maniera del tutto inappropriata e inutile ai fini medici, con evidenti intenti di tutt'altra natura. Le donne abusate che hanno denunciato hanno tra i 24 e i 44 anni e sono uscite sconvolte dalle visite del dottor Sgroi. Dopo essere scoppiate in lacrime hanno sentito l'esigenza di confidare l'accaduto a familiari o amici per potersi sfogare; in alcuni casi hanno dovuto ricorrere però anche all'aiuto di uno psicologo per farsi aiutare. Davanti al medico, infatti, sarebbero rimaste «sconvolte», «impietrite», «paralizzate», «traumatizzate», «scioccate», non hanno quindi avuto il coraggio di ribadire nulla, si sono sentite «sporche». Una di loro, davanti alle manovre invasive del medico durante la visita, gli ha chiesto: «Ma lo stomaco arriva fino a lì?», una domanda sentita anche dalla madre della donna che era entrata con lei nello studio e seduta dietro un separé. Un'altra ha dichiarato di aver avuto la sensazione che «il medico la stesse masturbando più che visitando».
Tra le altre gli investigatori hanno sentito anche la testimonianza di una collaboratrice del medico. A una delle donne abusate, infatti, il medico aveva elargito uno sconto, non richiesto.
«Fai uno sconto alla piccolina, falle pagare 90» aveva detto alla collaboratrice, per poi accarezzare il braccio della paziente, strizzare l'occhio e salutarla nuovamente con un'espressione confidenziale. Con la collaboratrice poi il medico aveva giustificato lo sconto così: «Del resto mi ha fatto vedere la patatina».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.