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"Un accordo Bonafede-Salvi. Così cambiò la Cassazione"

L'ex pm: "Vi svelo la riunione in cui l'allora ministro accusò l'ex Pg spingendolo a dimettersi. Una gogna"

"Un accordo Bonafede-Salvi. Così cambiò la Cassazione"

«Certo che Russo ha ragione. Io non entro nei casi singoli che solleva. Ma quando parla di uno stato d'eccezione illegittimamente creato per evitare a una serie di magistrati l'azione disciplinare descrive esattamente quello che è accaduto in seguito alla divulgazione delle mie chat. Farei un altro passo in avanti. Il sistema di autoraccomandazioni che è stato considerato lecito per tanti magistrati, se venisse applicato da un candidato a qualunque altro incarico pubblico, porterebbe alla sua immediata incriminazione. Immaginiamoci un aspirante a un posto pubblico che va a spiegare al presidente della commissione d'esame quanto è bravo lui e quanto è scarso un altro. È già fortunato se non lo arrestano».

Sul tavolo di Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, c'è la copia del Foglio di sabato che rende nota la lunga lettera inviata da Rosario Russo, già sostituto procuratore generale in Cassazione, al presidente della Repubblica, al ministro Marta Cartabia e al Csm. Russo è in pensione dal 2017 ma i meccanismi della Cassazione li conosce bene. E nella sua lettera mette sotto accusa il modo in cui Giovanni Salvi, l'attuale procuratore generale della Cassazione, ha gestito il caso delle chat che coinvolgevano centinaia di magistrati di tutta Italia, mettendone sotto procedimento disciplinare una piccola parte e salvando tutti coloro che avevano bussato alla porta di Palamara solo per «autopromuoversi», cioè per perorare la propria causa. Tra cui Salvi stesso.

È normale che Salvi abbia dato la linea in una vicenda che lo coinvolgeva personalmente?

«Ovviamente no. Ma questo è un bug del sistema. Il titolare della azione disciplinare nei confronti dei magistrati è lui, il pg della Cassazione. Non c'è nessuna forma di controllo nei suoi confronti, ha di fatto un potere assoluto, può persino archiviare i fascicoli senza che nessuno lo sappia».

Anche il ministro della Giustizia può dare il via alla azione disciplinare.

«Sì, ma discrezionalmente, non ha obblighi. Il pg invece ha un dovere preciso. E in questa vicenda è avvenuta una cosa che nessuno sa».

Sentiamo.

«Poco dopo l'esplosione del caso, vi fu una riunione tra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, l'allora capo degli ispettori Casola e l'allora pg della Cassazione, Riccardo Fuzio. A Fuzio dissero che il suo nome compariva nelle chat con me, lo accusarono di essere mio amico. Lui uscì molto provato dalla riunione, poco dopo si dimise, e le sue dimissioni portarono alla nomina di Salvi».

Ma una riunione del genere non è irrituale?

«A essere irrituale è il contenuto. Anche perché subito dopo il ministro scompare totalmente dalla scena, a prendere in mano i procedimenti disciplinari è solo Salvi. In quelle ore fu raggiunto l'accordo, e Bonafede diventa il grande assente. È come se al ministro fosse stato detto: stanne fuori, ce la vediamo tra noi magistrati, adesso arriva il nuovo corso. Il nuovo corso è stata una ghigliottina unidirezionale, un regolamento di conti».

Addirittura.

«La realtà è sotto gli occhi di tutti. Alcuni sono stati massacrati pubblicamente, altri non sono stati nemmeno sfiorati. Fuzio, dopo essere stato costretto alle dimissioni è stato prosciolto, ma ormai il danno era fatto. So per certo che adesso molti magistrati colpiti dalla ghigliottina si stanno rivolgendo a grandi studi legali per chiedere i danni a chi li ha esposti ingiustamente, impiegando per questo regolamento di conti chat che per le norme europee non potevano essere utilizzate. Mentre magistrati che in quelle chat compaiono in bella vista continuano a fare parte del Consiglio superiore della magistratura».

Però tra pochi mesi si vota per il nuovo Csm, finalmente si volta pagina.

«È quello che si augurano migliaia di magistrati che sono lontani da questo sistema di potere. Io per ora noto soprattutto che è già partita la gara per occupare il posto di vicepresidente del nuovo Csm, anche perché si vota anche per il nuovo Parlamento, molti nomi importanti rischiano di restare fuori, ricollocarsi al Csm fa gola. Così c'è qualcuno che già nel 2014 e nel 2018 ci aveva provato, e che sta tornando alla carica andando a parlare con le correnti, specie con la sinistra, ovvero Area».

Però è cambiato tutto, eh.

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