Mentre Renzi demagogicamente annuncia (l'Italia è il Paese degli annunci) l'abolizione delle Province, il Papa mette mano - più o meno pragmaticamente - al taglio delle «sue» province: vale a dire le diocesi. Una «politica», questa di Francesco, che prosegue nel solco di quella spending review vaticana che tanti malumori sta suscitando nelle alte gerarchie ecclesiastiche. Il concetto di Chiesa «povera» (o, per meglio dire, meno ricca) fatica a essere accettato all'interno delle mura Leonine dove tanti porporati vivevano(e continuano a vivere) come Vip piuttosto che come umili «don». Attici, auto blu, ricchi conti in banca non piaccio a Bergoglio che sulla retorica delle sue scarpe «risuolate» gioca molto del suo appeal popolare. Anche se un po' appanato, di recente, dopo gli improvvidi discorsi del «pugno» («Se uno offende mia madre, io gli dò un pugno», parole fuori luogo, soprattutto a 5 giorno dalla strage di Charlie Hebdo ) e dei «conigli» («Essere cattolici non significa fare figli come conigli», frase che poi il Pontefice è stato costretto a «spiegare»).
Ma torniamo al piano di razionalizzazione delle diocesi che il Pontefice si appresta a ratificare e di cui Il Fatto Quotidiano ha dato nei giorni scorsi una dettagliata anticipazione. Secondo autorevoli fonti vaticane il progetto di riduzione delle 222 diocesi della Cei prevede l'abolizione delle 36 sedi al di sotto dei 90mila abitanti. «Un taglio netto che avrà anche come conseguenza la diminuzione di una quarantina di vescovi italiani che così scenderanno dagli attuali 236 a 200», ha scritto il giornale diretto da Padellaro. Una consistente sforbiciata che ha creato non pochi musi lunghi in quell'ala dell'episcopato italiano più - diciamo così - «carrieristico».
A essere abolite e accorpate con le diocesi confinanti saranno anche sedi storiche e blasonate come Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino (che «copre» un territorio di circa 90mila abitanti, con 62 parrocchie); San Marino-Montefeltro (62mila abitanti, 81 parrocchie); Ischia (48mila abitanti, 25 parrocchie). Prima dell'elezione di Francesco, tutta questa rivoluzione risultava sub secreto pontificio (insomma, non era di dominio pubblico): ma a svelare il tutto fu proprio il Papa al momento del suo insediamento nella Basilica Vaticana. Era il 23 maggio di due anni fa e, da allora, pare che Bergoglio abbia subito più di una pressione per soprassedere rispetto al delle diocesi «sovrannumerarie». Tentativi andati a vuoto, tanto che più di un cardinale al momento pare sia già con le valigie, pronto a «traslocare» ad altro incarico.
Incredibilmente - almeno fino ad oggi - non è però stato tagliato un evidente «ramo secco» interno alle istituzioni vaticane. Ci riferiamo all'Ordinariato militare che tutti i presuli (eccetto l'arcivescovo calabrese Santo Marcianò, a capo dell'Ordinariato) considerano una «diocesi atipica e inutile»; difficile sostenere il contrario, considerato che la «cura pastorale» dei militari potrebbe essere agevolmente affidata ai vescovi già presenti sul territorio. Senza alcun bisogno, come accade oggi, di una diocesi ad hoc .
Tra le regioni più penalizzate dalla «riforma Bergoglio», spicca intanto la Basilicata che, dopo l'annunciato (anche qui parliamo solo di annunci) taglio dei tribunali, potrebbe dare l'addio a ben tre diocesi, ben al disotto della soglia dei . 90 mila abitanti. A rischio soppressione sono le diocesi di Acerenza (42.382 abitanti), Melfi-Rapolla-Venosa (88.
829) e Tricarico (39.686). In Puglia, invece, rischierebbe solo la diocesi di Lucera-Troia, che racchiude nel suo territorio 66.565 abitanti. Ma qui, i vescovi locali, hanno molti santi in paradiso. Con buona pace di Papa Francesco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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