Addio passeggiate farsa, il presidente ora usa l'auto (ma per lo staff non è blu)

Finalmente il buon senso prevale sulla demagogia

Addio passeggiate farsa, il presidente ora usa l'auto  (ma per lo staff non è blu)

Se l'auto di servizio è grigia, la coscienza dell'illustre passeggero è ripulita. E il messaggio muto rivolto al popolo degli esagitati anti casta sembra racchiuso nel fumetto di un quarantatreenne imbarazzato che allarga le braccia chiedendo clemenza e comprensione.

Il signor Roberto Fico, presidente della Camera ed esploratore di un'intesa Pd-M5s, non ama farsi chiamare onorevole e neppure dottore (è laureato in Scienze della comunicazione). E chissà per quanto altro tempo il grillino con l'altoparlante, formatosi ai banchetti di piazza, credeva di ostentare quel francescanesimo in salsa marxista incompatibile con la copertura della terza carica dello Stato.

La sua eroica resistenza ai nuovi privilegi si è arresa beffardamente il 25 aprile, il giorno in cui Fico è sceso dalla monumentale berlina di servizio che l'ha accompagnato all'Altare della Patria per la cerimonia della Liberazione. Funziona così in tutto al mondo, dalla dittature orientali alle austere democrazie scandinave, anche se qualche grillino con la bava alla bocca ormai catalogherà il proprio rappresentante alla stregua di un misero poltronista svendutosi al Palazzo.

È durata neppure un mesetto la simpatica pagliacciata del presidente del popolo che viaggia in autobus (a portata di fotografi) e si sposta a piedi dal Quirinale (protetto da una ventina di agenti). Divertente al limite del candore la spiegazione che il suo staff si è peritato di diramare all'agenzia Adnkronos come excusatio non petita: «Ogni spostamento del presidente è concordato con le forze dell'ordine. Per comprensibili ragioni di sicurezza, da qualche settimana il presidente è tenuto a usare l'auto della scorta per alcuni spostamenti. Non si tratta di auto blu».

Che la paghi lo Stato, il Movimento oppure lui stesso, è un dettaglio irrilevante. Fico per fare il suo mestiere ha bisogno di spostamenti sicuri e veloci. Finora il politico napoletano si era autoimprigionato nel ruolo di un maturo studente fuori corso che raggiunge la Capitale in economia di mezzi pur di non infilarsi un un'auto blu con lampeggiante. Per i grillini la porta che conduce all'inferno delle tentazioni. Alla recente festa della Polizia si è pure fatto dare uno strappo da una Volante pur di non macchiare l'intonso curriculum. Eccessivo. Alla fine ha fatto trasalire persino la firma anti casta per eccellenza, l'editorialista di Repubblica Sergio Rizzo, che l'ha esortato a porre fine allo sketch dei trasferimenti a piedi, blindati da un battaglione di carabinieri allacciati a catena umana.

È un tipico vezzo dei politici degli ultimi anni iniziare i rispettivi mandati all'insegna del risparmio ostentato, un'assurdità. Il presidente Mattarella che apre il settennato mettendosi in coda ai botteghini dell'Alitalia per volare a Palermo. L'ex sindaco di Roma Ignazio Marino che si sposta in bici, scortato dai vigili col fiatone su due ruote. Il tempo di conquistare le prime pagine, poi la favoletta evapora nel giro di qualche giorno.

Presidente Fico, benvenuto nel club delle auto blu. Le usi, non ne abusi, non se ne vergogni. Almeno su questo ha dimostrato di dare ascolto alle persone di buon senso e non ai moralisti ossessionati dagli sprechi. E ringrazi anche chi le ha suggerito di presentarsi all'Altare della Patria, finalmente, con la giacca abbottonata.

Passare in rassegna i picchetti d'onore con il giaccone slacciato e la cravatta che svolazza non fa danni, ma non è degno di un presidente della Camera. Così come girovagare per strada da un Palazzo all'altro come la madonna pellegrina di se stesso.

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