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Adesso il Po spaventa il Nord "Se esonda è una catastrofe"

Nubifragi sul Piemonte. L'autorità di bacino: "Fino al 50% degli argini a rischio. I fondi chiesti? Mai avuto risposta"

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Il disastro ambientale in Romagna ha fatto scattare l'allerta lungo tutto il bacino del Po. A Torino la sala operativa della Protezione civile sarà attivata giorno e notte per monitorare la situazione maltempo. In queste ore sono attesi fino a 180 mm di pioggia sul nord ovest e sul Piemonte facendo ingrossare la portata del Grande Fiume segnato da fragilità da lungo segnalate. E Alessandro Bratti, segretario generale dell'autorità di bacino Distrettuale del fiume Po ammette che qualche problema potrebbe esserci. «Tutti sono allertati, la situazione è monitorata costantemente racconta - ma non voglio fare la Cassandra, perché se dovessero cedere gli argini del Po sarebbe una catastrofe».

Eppure la situazione non è tranquillizzante. Il 16% delle arginature del grande fiume è a rischio soprattutto nel tratto mediano piemontese-lombardo e nel Delta del Po le criticità salgono al 50%. Bisogna intervenire. «Quando chiedevo soldi per sistemare gli argini in tempo di siccità mi prendevano per pazzo. Ma sapevo che l'acqua sarebbe arrivata a valanga», dice sconsolato. E ora che il disastro ha messo in ginocchio la sua regione (è nato a Ferrara), rilancia le necessità più urgenti del Grande Fiume. «Servono 550 milioni per le opere più importanti, possono essere finanziati con il Pnrr. Ho scritto al ministero delle Infrastrutture, ma dopo due mesi non ho ancora risposte. Spero che l'emergenza di questi giorni serva a sensibilizzare tutti sulla necessità di agire prima che altre devastazioni facciano capolino aggiunge Bratti Purtroppo anche in passato le nostre richieste sono rimaste lettera morta». La sistemazione degli argini avrebbe dovuto essere inserita nel Pnrr già dal governo Conte 2. «Ma è stato solo silenzio. Pure dal governo Draghi». Eppure la sicurezza degli argini del Po è strategica. E le zone più critiche riguardano il Polesine, la parte del ferrarese.

E c'è molto altro da fare. «Tutti sono affermano la necessità della prevenzione, del rispetto del territorio, ma in quattro legislature non si è fatto nulla, grazie alle lobby che remano contro. Purtroppo non c'è la consapevolezza e la cultura della salvaguardia del territorio. Io ho passato metà della mia vita a difendere Ispra dallo Stato che tagliava i fondi, mi toglieva le persone. E ora è successo di nuovo». Brazzi punta il dito anche sul nuovo esecutivo. «La legge di stabilità appena approvata ha tagliato 4 milioni su dieci del nostro fondo senza spiegazioni. Ora sono in difficoltà. Bisogna pagare gli stipendi, gli studi di approfondimento, l'affitto. Il bilancio strutturalmente è di 10 milioni, l'anno scorso li ho spesi tutti. E' come se in una famiglia che guadagna 1000 euro gliene togli 400». Ma Bratti, ex deputato del Pd, non fa battaglie politiche. Se la prende con i governi precedenti («in sette anni non sono stati approvati i decreti attuativi della legge sul Sistema nazionale per la protezione ambientale») e plaude al Dl siccità che «ha fatto scelte molto utili e importanti dando più potere all'Autorità del Po». Bratti se la prende anche con la burocrazia che spesso blocca anche opere già messe a terra. «Abbiamo approvato tre invasi strategici, tra cui la barriera anti sale nel Veneto per impedire l'intrusione dell'acqua del mare quando scatta la siccità. Ci sono i fondi, i vari consorzi sono pronti. Ma è sorto un dubbio. Si applica la nuova legge sugli appalti o quella vecchia? Stiamo aspettando l'interpretazione del ministero delle Infrastrutture.

Una settimana fa ci hanno detto che sono in fase di riorganizzazione e quindi non ci hanno dato risposta».

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