Si rischia una stangata per i proprietari immobiliari anche se le cifre del "danno" devono ancora essere quantificate. Il vertice di maggioranza di ieri a Palazzo Chigi con la premier Meloni ha, infatti, trovato un'intesa sulla rimodulazione della cedolare secca sugli affitti brevi che la legge di Bilancio aveva portato al 26% per tutti gli immobili destinati a questa forma di locazione. L'intesa raggiunta da governo e partiti, tuttavia, non sembra migliorare di molto la situazione. Come ha spiegato il capogruppo al Senato di Fdi, Lucio Malan, al termine dell'incontro "oggi c'è il 21% sulla prima casa, il 26 dalla seconda alla quarta e dalla quinta diventa attività di impresa", delineando l'ipotesi di un assetto che "resta al 21% sulla prima casa", mantiene il 26% sulla seconda ma fa scattare la disciplina del reddito d'impresa "dalla terza". Un passaggio che, ha sottolineato il senatore, non implica necessariamente un aggravio. "Non è detto che si paghi di più", ha specificato.
La misura non prevedeva incassi monstre: 102,4 milioni di euro a regime dal 2028. Il valore simbolico era tuttavia innegabile e Forza Italia ne ha fatto la propria bandiera: salvare la prima casa con la cedolare secca al 21%. Il fatto è che l'emendamento proposto dal partito azzurro prevedeva di riportare lo status quo ante almeno fino a tre immobili e abbassare la soglia per l'applicazione della disciplina d'impresa dal quinto al quarto. Ma il vertice ha cambiato tutto.
Va registrato che il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non ha opposto dinieghi a nessuno degli interlocutori purché le misure proposte non modificassero i saldi della manovra (cosa che comunque dovrà verificare ulteriormente la Ragioneria). Ne consegue che al terzo immobile scatterà un regime con obbligo di partita Iva, contabilità e, soprattutto, impossibilità di fruire del regime di flat tax. Al Giornale il presidente di Confedilizia (la principale associazione della proprietà immobiliare), Giorgio Spazini Testa, ripete quanto già affermato nel 2020 quando l'ex ministro Franceschini inserì nella legge di Bilancio la soglia dei cinque immobili. "Cosa sia impresa lo stabiliscono il Codice civile e il diritto tributario: basterebbe applicare quelle definizioni", spiega sottolineando che "il concetto di immobile destinato alla locazione breve è molto labile in quanto chi affitta si e no per un mese all'anno non può essere equiparato ad altre realtà, sarebbe meglio perciò introdurre una soglia di ricavi".
Se da questa innovazione - parole dello stesso Malan - è attesa un'"autocopertura", per le altre proposte vagliate ieri la spesa è di circa un miliardo anche perché la maggioranza ha raggiunto un'intesa sull'ampliamento dell'esclusione della prima casa dall'Isee, sull'eliminazione della tassazione sui dividendi per le società, la compensazione crediti-contributi per le imprese e i fondi per le forze dell'ordine. L'intento è seguire la proposta leghista di aumentare il prelievo Irap di 0,5 punti percentuali sulle grandi banche. Il gettito, secondo diverse fonti, ammonterebbe a poco meno di 200 milioni. Il lavoro tecnico sarebbe ancora corso, ma per esentare i piccoli istituti si dovrebbe ricorrere a una franchigia e si approfondirà il confronto con gli istituti di credito.
A contribuire alle coperture c'è anche la tassa sui pacchi che ha superato il vaglio di ammissibilità in commissione Bilancio al Senato (105 le proposte bocciate). Si ragiona sull'emersione dell'oro da investimento. "È una tematica molto complessa, che ha bisogno di un ulteriore approfondimento", ha spiegato il capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo.
Tra gli ammessi c'è l'emendamento di Fdi sulle riserve d'oro di Bankitalia allo Stato. La Bce ha fatto notare di non essere stata "consultata". Soddisfatti Noi Moderati che portano a casa le detrazioni sui libri scolastici. La strada è lunga. La manovra, infatti, arriverà in Aula il 15 dicembre.