Roma Nel giorno delle dimissioni di Roberto De Luca dopo il video di Fanpage.it, si registra l'aggressione ad una giornalista del quotidiano on line che ha girato le immagini sulla presunta disponibilità dell'ormai ex assessore campano ad intascare mazzette sull'appalto per la gestione dei rifiuti. È accaduto ad un appuntamento elettorale del Pd in un hotel sul lungomare di Salerno al quale partecipavano il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e il figlio Roberto, che nella stessa occasione ha annunciato le sue dimissioni. Sulla vicenda Fanpage ha pubblicato un altro video in cui si vede la cronista, Gaia Bozza, che rivolge alcune domande a De Luca jr, che la ignora, finché non intervengono alcune persone che le dicono: «Domande qui non se ne fanno. Te ne devi andare». Si sente anche la voce di una donna che grida: «Ma tu chi c... sei?», mentre una delle persona in sala sembra trattenere la fotoreporter, che reagisce dicendo che non era quello il modo in cui trattare i giornalisti. «C'era un brutto clima», ha detto la Bozza, raccontando di essere stata spintonata. «La donna ha preso a schiaffi la telecamera e ha provato a colpire anche me, poi è stata allontanata».
Nell'esprimere solidarietà alla giornalista, il candidato premier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha parlato di «una bruttissima pagina per la democrazia». «Sono nati comunisti e stanno morendo squadristi - ha detto - intimidazioni di questo tipo a giornalisti che indagano su fatti di corruzione legati alla camorra sono assolutamente intollerabili». Il leader del Pd, Matteo Renzi, invece, fino a ieri sera non aveva commentato l'aggressione ma soltanto il passo indietro dell'assessore: «Un gesto personale fatto con grande serietà e rispetto».
Il ministro dell'Interno Marco Minniti si è invece espresso sulla modalità con cui Fanpage ha acquisito il video, usando un ex boss della camorra come agente provocatore. «La legislazione impedisce di utilizzare agenti provocatori. Eventualmente - ha detto il numero uno del Viminale ospite di Lucia Annunziata - dovrebbero essere gestiti dai pubblici ministeri, altrimenti diventa giustizia fai-da-te.
Capisco che sia necessario mettere in campo strumenti per contrastare la corruzione, ma dobbiamo trovare un giusto equilibrio altrimenti diventa più difficile il rapporto con gli strumenti di garanzia del nostro Paese».
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