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Ai diritti umani l'Onu vota Cina Cuba e Russia

Ai diritti umani l'Onu vota Cina Cuba e Russia

Se sbatti in galera gli studenti di Hong Kong che chiedono libertà e vera democrazia, avveleni gli oppositori, tagli a pezzi un giornalista scomodo e trasformi una rivoluzione in dittatura, hai pieno titolo per far parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Cina, Russia e Cuba sono stati eletti ieri dal voto segreto dell'assemblea generale del palazzo di vetro nella plancia di comando del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Almeno non l'ha spuntata l'Arabia Saudita, che taglia a pezzi i giornalisti scomodi. Anche gli altri tre non sono proprio dei fulgidi esempi di libertà, rispetto della vita umana e della democrazia. Un Watch, una organizzazione non governativa, che fa le pulci all'Onu, ha paragonato queste nomine «a una banda di piromani arruolata in una caserma dei pompieri».

La Cina che a casa sua fa sparire non solo i dissidenti politici, ma chiunque si permetta di alzare il dito per chiedere lumi sul virus che sta sconvolgendo il mondo non ha avuto ostacoli. Neanche la repressione delle manifestazioni pro democrazia ad Hong Kong e l'imposizione di leggi liberticide ha scalfito gli almeno 97 paesi che devono esprimere voto favorevole. Per non parlare della minoranza musulmana degli uiguri, che viene «rieducata» dai mandarini comunisti con metodi da lager.

L'Arabia Saudita di Mohammed bin Salman, l'erede al trono, che fa a pezzi il giornalista scomodo, Jamal Khashoggi, e continua a incarcerare le donne che alzano troppo il velo è stata bocciata. Se i cinesi dovevano vedersela con rivali terribilmente deboli come Nepal e Uzbekistan, russi e cubani avevano la strada spianata grazie ad accordi dietro le quinte.

Lo zar del Cremlino, Vladimir Putin, non è certo un dittatore, ma i troppi avvelenamenti, come quello che ha mezzo ammazzato l'oppositore Alexei Navalny non sono un buon biglietto da visita. E anche l'appoggio a Alexander Lukashenko, l'ultimo dinosauro dell'era sovietica in Europa, stona con il Consiglio dei diritti umani.

Cuba, che ha trasformato l'isola ribelle in una dittatura a conduzione familiare dei fratelli Castro, farà sicuramente un figurone in difesa della libertà d'espressione, diritto fondamentale. Rosa María Payá, figlia di un famoso dissidente, ha dichiarato che «l'esistenza di una candidatura senza concorrenza della dittatura non è solo un oltraggio contro il popolo cubano, ma anche una vergogna per i governi che siedono alle Nazioni Unite». L'Inghilterra ha fatto timidamente capire che voterà contro la Cina.

Le vere democrazie in blocco avrebbero potuto evitare l'ennesima figuraccia, ma i diritti umani valgono sulla carta e si dissolvono di fronte al cinismo della Realpolitik.

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