Coronavirus

"Ai musulmani sì al Ramadan, mentre ai ristoratori le multe"

Fabio Rampelli ha annunciato la presentazione di un'interpellanza per fare chiarezza sull'autorizzazione concessa ai musulmani di celebrare a Roma la fine del Ramadan, senza che vi fosse il rispetto delle norme anti-Covid

"Ai musulmani sì al Ramadan,  mentre ai ristoratori le multe"

Suscitano ancora molte polemiche gli assembramenti creati dai musulmani che domenica scorsa hanno festeggiato la fine del Ramadan in vari quartieri di Roma.

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ha annunciato la presentazione di un'interpellanza parlamentare per fare chiarezza sulle circostanze che hanno portato ad autorizzare un simile evento nel quale non sono state rispettate non solo le norme anti-Covid, ma persino il principio di uguaglianza tra uomo e donna. "In Italia gli stranieri possono fare né più né meno ciò che è consentito ai cittadini italiani. Quello che è inquietante - spiega l'esponente di Fratelli d'Italia a ilgiornale.it - è il comportamento delle Istituzioni perché, in piazza Re di Roma, nessun agente è intervenuto per fermare quello spettacolo indecente: il recinto dove sono state rinchiuse delle donne come bestie. È assurdo che qualcuno, scavalcando impropriamente la Costituzione, abbia autorizzato ad andare contro le leggi italiane".

Il protocollo per la riapertura dei luoghi di culto islamici, stipulato lo scorso 15 maggio, tra la presidenza del Consiglio, il Viminale e le comunità islamiche, in collaborazione col Comitato tecnico-scientifico, prevede la ripartenza delle celebrazioni religiose a condizione che vengano rispettate alcune norme relative a tre aspetti: “Accesso ai luoghi di culto in occasione di preghiera”, “Attenzioni da osservare nella preghiera” e “Igienizzazione dei luoghi e degli oggetti”. Il punto 1.1 dell'accordo stabilisce che le celebrazioni si svolgano "nel rispetto di tutte le norme precauzionali previste in tema di contenimento dell’emergenza epidemiologica in corso. In particolare i partecipanti sono tenuti ad indossare idonei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e devono mantenere le distanze interpersonali di almeno un metro". Nel punto 5.1 si suggerisce "ove il luogo di culto non sia idoneo al rispetto delle indicazioni del presente Protocollo, può essere valutata la possibilità di svolgere le funzioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria, con la partecipazione massima di 1.000 persone".

Come testimonia anche il nostro reportage della giornata, domenica tali condizioni non sono state soddisfatte. Migliaia di musulmani si sono riversate nelle piazze dei principali quartieri della Capitale, da Conca d'Oro a Centecelle, passando per San Giovanni senza rispettare minimamente le regole del distanziamento sociale. "Tali immagini dimostrano, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nell’Italia delle ripartenze ci sono manifestazioni e celebrazioni religiose considerate privilegiate rispetto ad altre", si legge nell'interpellanza di Rampelli in cui si ricorda, inoltre, che "solo poche settimane fa i ristoratori che hanno manifestato a Milano per difendere, peraltro, il proprio posto di lavoro sono stati multati, nonostante il rispetto di tutti i protocolli di sicurezza". A Roma, invece, sono state autorizzate le cerimonie pubbliche per la fine del Ramadan "nonostante il divieto di assembramenti e l’appello della stessa Grande Moschea ad effettuare la preghiera per la festa della rottura del digiuno presso la propria abitazione".

"L’Italia è sempre stata una Nazione accogliente, ma ormai siamo di fronte a un caso di discriminazione al contrario e mentre noi siamo ancora soggetti a varie limitazioni per le celebrazioni religiose e addirittura per i funerali, dove non possono partecipare più di 15 persone, le stesse regole non valgono evidentemente per chi decide di festeggiare il Ramadan", si legge ancora nell'interpellanza in cui si chiede al governo di intervenitre per accertare la gravità dei fatti ed eventualmente sanzionare chi ha violato le norme di contenimento del contagio.

Commenti