Cronaca locale

Donne rinchiuse nel "recinto". Ecco la fine choc del Ramadan

A Roma le cerimonie pubbliche per la fine del Ramadan sono andate in scena nonostante il divieto di assembramento. E fanno discutere le foto del "recinto" per le donne musulmane scattate a piazza Re di Roma

Donne rinchiuse nel "recinto". Ecco la fine choc del Ramadan

Dall’Aurelio a Centocelle, passando per San Giovanni, ieri i musulmani della Capitale si sono dati appuntamento nelle piazze di diversi quartieri della città per celebrare l’Eid al Fitr, la festa per la fine del Ramadan.

Mentre in molte città d'Italia, come Gorizia, le cerimonie pubbliche sono state vietate per evitare raggruppamenti pericolosi, Roma fa eccezione. E così le manifestazioni autorizzate dalla prefettura, nonostante il divieto di assembramenti e l’appello della stessa Grande Moschea ad effettuare la preghiera per la festa della rottura del digiuno presso la propria abitazione, hanno fatto discutere.

Se in alcuni quartieri, infatti, come l’Aurelio, le celebrazioni sono andate in scena in modo ordinato, con file, gel igienizzanti, dispositivi di protezione individuali e turni per pregare senza creare assembramenti, in altre zone i residenti hanno denunciato come centinaia di persone si siano ammassate violando le misure restrittive. Le immagini che arrivano da Conca d’Oro, ad esempio, mostrano l’imam che parla ad un folto gruppo di fedeli, riuniti senza rispettare la distanza di un metro tra loro.

Non tutti, inoltre, indossano la mascherina, come dimostra una foto pubblicata sul blog Roma fa Schifo. Lo stesso è accaduto anche a Centocelle, alla periferia Est della Capitale, dove la preghiera è stata ancora più partecipata. "Nulla contro la libertà di culto, ma le regole valgono per tutti, non erano vietati gli assembramenti?", ha commentato ieri la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti.

A piazza Re Di Roma, nel quartiere San Giovanni, invece, le donne, che per tradizione islamica non possono pregare assieme agli uomini, sono state "rinchiuse" in un "recinto". A denunciarlo, con un post su Facebook, è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. Le fotografie scattate domenica mattina dal deputato di Fratelli d’Italia mostrano decine di fedeli musulmane con i propri figli chiuse all’interno di un’area delimitata da una rete verde.

"Gli uomini pregano ignorando le regole del distanziamento sociale, ma hanno almeno la mascherina – si legge nel post del deputato di Fratelli d’Italia - a pochi metri di distanza si vede un recinto, non è una porcilaia ma lo spazio riservato alle donne rinchiuse dietro una rete oscurante, come fossero animali". "Non possono partecipare alla preghiera né vedere i fedeli e l’imam, la polizia osserva senza eccepire", continua Rampelli citando gli articoli della Costituzione che garantiscono le pari opportunità tra uomini e donne.

Regole che secondo il vicepresidente della Camera, sarebbero state violate sotto gli occhi delle autorità. "Non si può accettare di essere discriminati a casa propria, di vedere stravolti i nostri principi ordinatori per i quali generazioni si sono battute con coraggio, di subire divieti e sanzioni, mentre i cittadini stranieri violano indisturbati la legge", conclude il deputato del partito di Giorgia Meloni, determinato a portare il caso in Parlamento.

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