U n incontro riservato tra il ministero dell'Interno Matteo Salvini e Ferraz Serraj. Il presidente libico è volato ieri a Milano per un faccia a faccia in prefettura col titolare del Viminale: sul tavolo la difficile situazione nel pPese nordafricano e una richiesta precisa indirizzata a Salvini. Una presa di posizione forte dell'Italia a supporto del suo governo di unità nazionale, ormai da mesi sotto attacco da parte della milizia del generale della Cirenaica Khalifa Haftar. Secondo fonti vicine al presidente libico «il governo di Tripoli apprezza moltissimo il ruolo e la posizione dell'Italia, ma a questo punto chiede uno sforzo maggiore per consolidare il ruolo politico di un governo libico che è riconosciuto dalle Nazioni Unite».
Una richiesta legata a doppio filo con l'immigrazione. Con l'Italia che è direttamente coinvolta nel caos libico: il rischio, che aveva già fatto filtrare lo stesso Sarraj, è quello di un'ondata di migranti pronti a partire dalle coste libiche senza possibilità di contenerla. Né di contenere l'attività di trafficanti e scafisti che continua a essere florida. Gli sbarchi sono in aumento a Lampedusa - l'ultimo con 20 tunisini arrivati a Cala Croce - a bordo barchini provenienti dalla Libia che approdano autonomamente nell'isola quasi quotidianamente. Ecco perché nel vertice da parte di Salvini è arrivata la promessa di un impegno del nostro Paese, «lieto del ruolo centrale dell'Italia che si conferma un interlocutore serio». Serraj non avrebbe invece mancato di criticare le strategie di altri Paesi, a partire dalla Francia.
La visita arriva proprio mentre la tensione in Libia si alza ancora. Haftar ha dichiarato che saranno compiuti raid aerei contro Tripoli dopo aver esaurito i «mezzi tradizionali» per «liberare» la capitale dal controllo delle milizie. Eppure era sembrato che l'impasse militare potesse sbloccarsi dopo settimane di scontri e oltre 700 vittime, dopo la ritirata di Haftar della città di Gharian, 80 chilometri a sud di Tripoli, che era diventata la base operativa del generale. E negli ultimi giorni anche la Turchia di Erdogan sta giocando il suo ruolo: domenica l'aeroporto di Tripoli è rimasto chiuso per l'abbattimento di un drone di Ankara per mano di Haftar.
Oltre agli sbarchi che continuano per il Viminale rischia di scoppiare il caos nel sistema di accoglienza: dopo quelle del Veneto e dell'Emilia Romagna anche le cooperative lombarde si sono rifiutate di partecipare all'ultimo bando della Prefettura di Milano, contestando le nuove cifre destinate agli appalti: da 35 a 18 euro al giorno a migrante. «Non è possibile praticare buona accoglienza all'interno di un sistema che ha tolto tutte le misure di supporto all'inclusione, a partire dall'insegnamento della lingua italiana. Le cooperative hanno rifiutato di aderire a un modello di accoglienza che si riduce alla semplice custodia degli ospiti e che prevede l'uso di piatti di plastica e lenzuola monouso da buttare ogni tre giorni», dice Tiziana Bianchini del coordinamento nazionale comunità accoglienza della Lombardia. «Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto in questi quattro anni di esperienza, così come siamo orgogliosi di non essere conniventi con questo disegno politico».
Con i bandi che vanno deserti ora il rischio è che la soluzione obbligata diventi quella di ospitare i migranti nelle caserme o in centri di accoglienza già attivi,«suscitando il timore e le proteste dei cittadini - dicono le coop - che vedranno concentrarsi in un solo piccolo comune o in un solo quartiere centinaia di persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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