Pier Francesco Borgia
Roma C'è ancora chi spera in Matteo Renzi. Anche fuori dagli uffici di largo del Nazareno. Angelino Alfano, per esempio, è uno di questi. Alleato di ferro, alfiere del Nuovo centro destra (Ncd), il ministro dell'Interno preferirebbe di gran lunga un Renzi bis a un rimpasto più accentuato, con Paolo Gentiloni magari nei panni del gran cerimoniere.
I maliziosi vedono in questa riluttanza la paura inconfessabile di non poter riconfermare i suoi ministri (sono in tutto tre i dicasteri a guida Ncd: oltre al Viminale ci sono gli Affari Regionali e la Salute). Ed è per questo che dal presidente Mattarella Alfano ha portato una proposta diversa, proprio allo scopo di stemperare l'ipotesi Gentiloni. Il suo suggerimento è più che altro un appello. Vista la situazione in cui ci troviamo (rebus della legge elettorale e crisi Monte dei Paschi), sarebbe meglio un governo di unità nazionale. Un esecutivo con dentro tutti. O meglio tutti i «responsabili». Altrimenti tanto vale tenersi il governo Renzi e pensare da subito a confezionare una nuova legge elettorale. Che ha già una fisionomia precisa per Alfano: un proporzionale con premio di maggioranza. Dopo aver incontrato Mattarella, lo stesso Alfano è corso a Palazzo Chigi per vedere Renzi. Forse per convincerlo a recedere proprio dalla sua posizione rigida nei confronti di un reincarico, venendo in questo modo incontro alla prima richiesta avanzata dallo stesso Mattarella che vorrebbe una soluzione immediata della crisi con la formazione di un Renzi-bis.
A spingere per Gentiloni invece è, secondo i bene informati, Denis Verdini. La delegazione di Ala, guidata proprio da Verdini ha espresso il suo orientamento favorevole a un Renzi-bis. Però non esclude altre formule (come appunto l'ipotesi di un governo guidato da Gentiloni). La disponibilità mostrata da Verdini è ampia. L'importante - ha fatto sapere all'inquilino del Colle - è che non si parli di «governo di scopo». Il governo cui possiamo dare la nostra fiducia, spiega Verdini, è solo un governo che abbia la sua naturale scadenza. Parole queste ultime che fanno pensare a un rimpasto che coinvolga anche la cosiddetta «stampella esterna» del governo appena decaduto. «Ne parleremo con il presidente incaricato - risponde Verdini - Al momento non possiamo né chiedere né avanzare richieste. Aspettiamo proposte».
Su una cosa oggi sono tutti d'accordo. Va trovata una nuova legge elettorale. L'immobilismo degli ultimi mesi è stato spazzato via in un attimo grazie al passo indietro di Renzi, dopo la sconfitta nel referendum del 4 dicembre scorso.
Verdini offre a Mattarella il massimo sostegno al riguardo. E con lui anche il capogruppo al Senato di Ala, Lucio Barani, e il segretario di Scelta civica Enrico Zanetti oltre ad Antonio Merlo, presidente del Maie (Movimento associativo Italiani all'estero).
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