
È diventato uno dei tumori più diffusi in Italia, il terzo per incidenza tra le persone di entrambi i sessi sotto i 50 anni, con quasi 20mila casi diagnosticati negli ultimi anni.
Il melanoma è un tumore maligno che insorge generalmente sulla cute, dove sono presenti i nei, ricchi di melanociti, ovvero cellule che creano il loro pigmento scuro, ma può verificarsi anche nelle mucose orali e genitali, nelle meningi e nell'uvea dell'occhio. La stragrande maggioranza dei melanomi però, oltre il 70%, non nasce, come si crede, dai nei preesistenti, quelli che tutti abbiamo e che siamo abituati a vedere sulla pelle, ma spuntano da lesioni e macchie cutanee nuove, che insorgono dove prima non c'erano: sulle gambe, sul petto, sul dorso, sulle mani, sul viso e finanche sul cuoio capelluto. Questi nuovi nei sono proprio quelli più pericolosi rispetto a quelli preesistenti, anche se questi ultimi possono potenzialmente malignizzare, però in modo meno aggressivo ed in una percentuale comunque molto inferiore alla precedente.
Ma come riconoscere ad occhio nudo se un neo apparentemente normale può essere invece un melanoma?
Quando un neo, vecchio o nuovo che sia, presenta un cambiamento rapido di dimensione ed estensione, oppure del suo colore, la cui pigmentazione diventa più scura o più chiara, quando i suoi margini iniziano a diventare frastagliati, smerigliati e con i bordi asimmetrici, la sua superficie è elevata rispetto al piano cutaneo e si innalza in modo convesso, tanto da poter percepire il neo sfiorando la pelle con i polpastrelli, allora bisogna sottoporre la lesione cutanea ad una visita specialistica urgente e a una dermatoscopia, un'analisi visiva microscopica che da sola può dare indicazioni oggettive al dermatologo sulla diagnosi, la quale deve poi essere sempre confortata e confermata dall'esame istologico.
Il melanoma più comune è quello a diffusione superficiale, predilige il dorso negli uomini e le gambe nelle donne, ha l'aspetto di una chiazza brunastra dai margini di colore rosso spento o bruno, con aree biancastre interne di regressione. Quando si accerta la presenza del melanoma, il trattamento varia in base allo stadio in cui si trova. La rimozione del tumore prevede la sua rimozione tramite biopsia escissionale, ma è applicata solo agli stadi precoci della malattia tumorale, poiché se la lesione è ancora piccola ed iniziale la guarigione è assicurata con tale metodica. Quando invece il melanoma è più diffuso, ha invaso gli strati profondi della pelle ed ha interessato la via linfatica ed ematica, il trattamento chirurgico è più ampio e complesso, e spesso viene accompagnato da terapie oncologiche mirate e sistemiche.
Negli ultimi decenni i dermatologi di tutto il mondo praticano sui pazienti la cosiddetta "mappatura dei nei", ovvero una mappa con immagini di tutti i nei presenti, in modo da poter comparare, nei controlli annuali, eventuali variazioni degli stessi, la loro evoluzione o la comparsa di nuove lesioni. È un esame di grande importanza per la diagnosi precoce del melanoma, il più mortale dei tumori della pelle, il quale ha una prognosi positiva negli stadi iniziali, e tuttora negativa in quelli più avanzati.
Le periodiche ispezioni cutanee vanno estese anche a zone difficili da raggiungere visivamente da soli, senza trascurare quelle aree sottoposte a pressioni costanti come la pianta dei piedi, la zona della cintura dei pantaloni e del reggiseno, che comportano frizioni continue di carattere spesso irritativo per la cute.
Il principale fattore di rischio per sviluppare un melanoma resta comunque l'esposizione eccessiva e ripetuta alla luce ultravioletta (UVA e UVB) principalmente veicolata dai raggi del sole, ma anche le lampade ed i lettini solari sono sorgenti dannose per l'insorgenza di questo tumore, che ha come concause insufficienze del sistema immunitario e malattie ereditarie. Il rischio maggiore è presente nei soggetti di pelle chiara, con lentiggini e molti nei, negli individui con i capelli rossi, negli albini, o in quelli che sono stati esposti a molte scottature solari, remote o recenti, dove la pelle è stata danneggiata fino alla profondita del derma, insieme al Dna dei melanociti, conservando la memoria immunologica di quelle ustioni che potenzialmente in futuro favoriranno la trasformazione tumorale.
Nonostante il melanoma rappresenti solo il 5% di tutti i tumori cutanei riconosciuti, resta il più aggressivo ed il più pericoloso se non diagnosticato in tempo per essere rimosso, ed inoltre essendo quasi sempre asintomatico, cioè non allarmando in alcun modo il paziente della sua presenza, resta anche il più insidioso. Le persone di carnagione scura o nera sono di contro meno suscettibili a sviluppare il melanoma, in quanto i loro melanociti producono più melanina, il pigmento che protegge la cute dai raggi UV.
Se fino a cinque decenni fa il melanoma era considerato un tumore raro, la sua attuale diffusione è allarmante, perché dovuta principalmente all'abitudine sempre più frequente della popolazione di esporsi, non soltanto nei periodi di vacanza, ad una alta esposizione solare o artificiale, senza la dovuta protezione schermante. A livello mondiale si stima che nell'ultimo decennio il melanoma cutaneo abbia superato i 100mila nuovi casi all'anno, con oltre 7mila nuove diagnosi in Italia nel 2024, con alte punte di incidenza a Trieste, Genova, in Veneto e in Romagna, mentre al Sud Italia, dove l'esposizione solare è certamente maggiore, ma più dilazionata nel tempo e non concentrata in periodi ristretti, l'incidenza dei questi tumore è circa la metà del resto del Paese.
Essendo quindi questo tumore dipendente in buona parte da fattori modificabili, per ridurre il rischio della sua comparsa bisogna evitare l'eccessiva abbronzatura, che peraltro non è più di moda, insieme all'eccesso dell'uso delle lampade abbronzanti , ed è
consigliabile sia sottoporsi periodicamente al controllo medico dei nei, sia controllare la propria pelle, senza trascurare qualunque anomalia cutanea comparsa improvvisamente in qualunque area cutanea o mucosa del corpo.