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Allarme rosso, sinistra senza candidato

In Basilicata il campo largo è nel caos. Veti incrociati tra Pd e 5s con lo zampino di Speranza

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Mancano dieci giorni alla presentazione delle liste per le Regionali in Basilicata, e nel «campo largo» ancora non si sa chi possa essere il candidato governatore, e neppure la coalizione che lo sostiene. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, la vicenda lucana (cotè centrosinistra) è diventata una surreale pochade alla Feydeau, con candidati che entrano da una camera e escono dall'altra, accoppiamenti variabili e ripicche tra partiti («Se vai con lui ti lascio», «Se c'è quello non ci sono io» etc.), annunci roboanti che si spengono poco dopo come petardi bagnati. «Abbiamo un nome di altissimo profilo per la Basilicata, ormai è fatta», facevano trapelare Elly Schlein e Giuseppe Conte lunedì. Nella notte però l'«altissimo profilo» è tramontato: si era tentato di far candidare Giacomo Lasorella, potentino e presidente in carica dell'autorità per le Comunicazioni, nominato in quota M5s da Giuseppe Conte, sponsor Roberto Fico: era un alto funzionario della Camera ai tempi in cui Fico - per chi avesse sanamente rimosso - la presiedeva. Ma lui ha gelato immediatamente gli interlocutori: «Lusingatissimo, ma non ci penso neppure».

Del resto, come ammetteva ieri con i compagni di partito Davide Baruffi, responsabile Enti locali del Pd, c'è da capirlo: «Ha un incarico prestigioso che dura altri 4 anni, guadagna il doppio di un presidente di Regione, abbiamo provato a convincerlo ma era dura».

Tramontato nella notte tra lunedì e martedì Lasorella (la cui sorella Carmen, nota ex anchorwoman Rai, era stata in pole position come candidata Pd nella scorsa tornata, a proposito di corsi e ricorsi), ieri è trapelato un ennesimo nome: «Abbiamo il candidato: Nicola Valluzzi». Si tratta di un ex Pd, sindaco di Castelmezzano, già presidente della provincia di Potenza. Ma, soprattutto, fedelissimo di Angelo Chiorazzo, il supermanager delle Coop sanitarie bianche che era stato scelto come candidato dall'ex ministro della Sanità - nonchè aspirante Grande Elettore lucano - Roberto Speranza. Ma che è stato bloccato dal veto di Conte, per imperscrutabili ragioni grilline (le solite: «Non è nostro e non risponde a noi»).

Ieri mattina Conte ha telefonato ai suoi luogotenenti in Basilicata: «Segnatevi questo nome: Valluzzi, è il nostro uomo». Non sa chi sia, ma sa che ha il pregio di aver rotto con il Pd, e di essere sufficientemente sconosciuto da poter essere spacciato per civico filo-5S. Nel Pd intanto montava la furia: «Stiamo girando a vuoto da settimane perché Conte non vuole Chiorazzo e ora ci ritroviamo con il candidato scelto da Chiorazzo e Speranza?». A Chiorazzo medesimo (che secondo i più maliziosi aspetta che sia impallinato l'ultimo piccolo indiano per tornare in pista) tocca gettar acqua sul fuoco: «L'accordo non c'è ancora ma il dialogo è aperto». Non c'è fretta.

Il campo largo, nel frattempo, esplode: «Tra Speranza e Bardi (governatore uscente di centrodestra) scelgo Bardi», aveva già detto nei giorni scorsi Matteo Renzi. Quanto ad Azione, che in Basilicata vuol dire un big come l'ex governatore (e ex Pd) Marcello Pittella, non è stata neppure consultata da Schlein e Conte, ed è comprensibilmente su tutte le furie. Carlo Calenda non esclude Bardi: «È un moderato per bene, mentre il centrosinistra non si sa sa chi candida: si sta lottando fra i feudatari di Speranza, quelli del Pd, quelli del M5s». Il capogruppo Matteo Richetti avverte: «Nella coalizione che hanno in testa Schlein e Conte non è previsto che il candidato non sia di loro espressione. Ma un nome che farebbe vincere c'è ed è quello di Pittella». E se scendesse in campo sarebbero guai seri per il centrosinistra.

«Questo lavoro andava chiuso mesi fa, invece ci siamo ridotti all'ultimo e ora non sappiamo come uscirne», gemeva ieri Baruffi, alle prese con una matassa sempre più aggrovigliata.

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