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All'Est (e non solo) sì al profugo se è cristiano

Dalla Polonia alla Slovacchia all'Irlanda dicono no ai musulmani

All'Est (e non solo) sì al profugo se è cristiano

I Paesi dell'Unione Europea che vogliono solo i profughi cristiani sono quelli dell'Est fino ai Baltici, ma anche la cattolica Irlanda è fuori dal coro dell'accogliamoli tutti.

Pure la piccola Cipro ha messo in chiaro, di fronte all'ondata di migranti, che può accogliere 300 profughi, ma meglio se sono fedeli di Cristo. Il ministro dell'Interno Socrates Hasiko lo ha detto chiaro: «Noi preferiamo che siano cristiani ortodossi così si integreranno» con la popolazione greco-cipriota della stessa fede. «Non si tratta di essere inumani distinguendo fra chi aiutare, ma onesti» ha risposto il ministro di fronte alle critiche.

Il campione della difesa della cristianità, di fronte alla «invasione» di profughi e clandestini musulmani è il primo ministro ungherese Viktor Orbàn. Non solo ha tirato su un muro al confine con la Serbia, ma secondo lui l'arrivo degli islamici mette in pericolo l'identità cristiana del vecchio continente. «La risposta europea è folle. Se non si tornerà sul sentiero del buon senso ci ritroveremo sconfitti nelle battaglia per il nostro destino» ha scritto Orbàn in un commento sul giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung .

Gli ha fatto eco fin da giugno il parlamento di Bratislava, che ha votato contro le quote europee di migranti. La Slovacchia ha accettato solo 200 profughi cristiani dalla Siria: 100 richiedenti asilo e altrettanti che l'hanno già ottenuto. In agosto il governo slovacco ha annunciato che non accetterà rifugiati musulmani. «Possiamo ospitare 800 islamici in Slovacchia, dove non c'è una sola moschea? Come potrebbero integrarsi? Non si sentirebbero a casa» si è chiesto Ivan Netik, portavoce del ministero dell'Interno. La Slovacchia non ha registrato ufficialmente nel censimento un solo musulmano. Nel suo millenario passato il territorio del Paese dell'Est fu invaso dalle armate ottomane. Non a caso il Califfato ha inserito, oltre alla Spagna e Roma, anche la Slovacchia come obiettivo di conquista nei prossimi cinque anni.

Più morbida, ma sulla stessa linea anche la Repubblica Ceca. Il presidente, Milos Zeman, ha sottolineato che «rifugiati di una cultura completamente diversa non si troverebbe bene nel nostro Paese».

In luglio la Polonia ha accolto 50 famiglie di cristiani fuggiti dalla Siria grazie all'operazione «Paradiso sicuro», che va a salvare dalla guerra i profughi fedeli alla croce. Il finanziatore è Lord George Weidenfeld, uno Schindler ebreo, che era stato messo in salvo in Inghilterra dall'Austria all'avvento del nazismo.

Anche la Bulgaria ha eretto un muro al confine con la Turchia per fermare i profughi. Il primo ministro Boyko Borissov ha messo le mani avanti: «Non abbiamo nulla contro i musulmani, ma se degli islamici arrivano dall'estero cambieranno radicalmente la demografia del Paese».

Nei Paesi baltici si è aperto un dibattito sulla proibizione del burqa. Sulla preferenza non islamica il ministro degli Affari sociali estone, Margus Tsahkna, ha fatto candidamente notare: «Dopo di tutto siamo una nazione di cultura cristiana».

I Paesi dell'Unione Europea più espliciti nell'accoglienza dei profughi cristiani, piuttosto che quelli musulmani, sono quelli dell'ex cortina di ferro, che hanno vissuto sotto il pugno di ferro del comunismo ateo. Ad Ovest solo Cipro e l'Irlanda hanno osato seguire timidamente questa strada molto criticata da Bruxelles e duramente attaccata dai Paesi arabi, come il regno saudita. Peccato che Riad abbia fomentato il caos siriano e non spalanchi le porte ai profughi. A Dublino hanno accolto 120 cristiani. Secondo il portavoce del ministero dell'Interno rispecchiano «le capacità linguistiche, i legami familiari o quelli culturali».

E cosa fa l'Italia culla della cristianità? Per il momento accogliamo tutti e dimentichiamo un po' i cristiani in nome del solito mantra del politicamente corretto.

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