
La mossa di Emmanuel Macron con cui ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Francia ha suscitato, come prevedibile, numerose reazioni contrastanti. I governi si sono divisi tra chi applaude alla decisione francese e chi, al contrario, la giudica fuori luogo specie in questo momento delicato sul piano diplomatico, reazioni che fotografano la spaccatura della comunità internazionale su questo tema. Nel 2012, con la risoluzione 67/19, l'Assemblea generale dell'Onu ha riconosciuto la Palestina come Stato non membro con status di osservatore e a oggi sono 148 Stati sui 193 membri delle Nazioni Unite ad averla formalmente riconosciuta. Si tratta in prevalenza di Paesi dell'Africa, dell'America Latina e arabi ma sempre più governi europei hanno deciso nell'ultimo anno di muoversi in questa direzione come avvenuto nel maggio 2024 con Spagna, Irlanda e Norvegia sostenendo che una soluzione a due Stati può rappresentare una risposta alla situazione umanitaria a Gaza.
Ma c'è un altro motivo non detto per cui varie nazioni occidentali hanno deciso di riconoscere la Palestina ed è legato alla crescente influenza sociale, demografica e politica delle comunità musulmane. La scelta di Macron va perciò anche letta come un modo per placare e dare un segnale alla numerosa opinione pubblica interna francese di religione islamica.
Se la Francia è la prima nazione del G7 a riconoscere lo Stato di Palestina, tra i Paesi del G20 sono in 12 a farlo (Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Saudita, Spagna, Sudafrica, Turchia e ora Francia) mentre altri otto (Australia, Canada, Corea del Sud, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) non lo hanno fatto.
A essere divisa è in particolare l'Europa con varie nazioni dell'Europa orientale che avevano riconosciuto la Palestina già negli anni Ottanta e Novanta seguendo la politica estera socialista, mentre nell'Europa occidentale ha sempre prevalso la cautela con l'auspicio che a emergere fosse il negoziato tra Israele e la Palestina. Nell'ultimo anno, a causa della guerra a Gaza, le cose sono cambiate anche in Slovenia, mentre il governo belga ha avviato una riflessione pubblica. Nel maggio 2024 è inoltre stata approvata una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite con cui si chiede al Consiglio di Sicurezza di considerare l'ammissione della Palestina come membro a pieno titolo. Il documento è stato approvato con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astensioni tra cui Italia, Germania, Paesi Bassi e Svezia. Si è trattato di un voto che, pur non avendo implicazioni giuridiche vincolanti, ha avuto una forte valenza politica. Nello specifico lo Stato di Palestina è stato ufficialmente proclamato dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) il 15 novembre 1988 rivendicando la sovranità dalla Cisgiordania (che include Gerusalemme Est) e la Striscia di Gaza. In questo contesto la posizione dell'Italia è stata spiegata dal ministro degli Esteri Tajani che ne ha vincolato il riconoscimento a quello da parte palestinese dello Stato di Israele, c'è poi il nodo Hamas da sciogliere perché un riconoscimento della Palestina rischierebbe di legittimare un'organizzazione terroristica come Hamas.
L'Italia intrattiene comunque relazioni bilaterali con l'Autorità Nazionale Palestinese e il rappresentante diplomatico palestinese a Roma ha lo status di ambasciatore, così come l'ambasciata italiana a Ramallah. Nei fatti perciò un riconoscimento formale dello Stato palestinese da parte dell'Italia cambierebbe poco ma si tratterebbe senza dubbio di un messaggio politico forte; ecco perché Macron si è mosso in questa direzione.