Altri due italiani uccisi al fronte: combattevano con i soldati di Kiev

Omar e Manuel si erano arruolati come volontari per difendere l'Ucraina come foreign fighters

Altri due italiani uccisi al fronte: combattevano con i soldati di Kiev
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Alcuni sono partiti per convinzione politica, altri perché attratti dal richiamo della paga e altri ancora per colmare un vuoto emozionale o ribaltare le sorti di una vita beffarda. Sul fronte russo-ucraino stanno combattendo circa 20 italiani: qualcuno dall'inizio dell'operazione speciale è rientrato, altri imbracciano strenuamente il mitragliatore, poi ci sono i caduti, come Antonio Omar Dridi, 34enne di Palermo con origini tunisine, connazionale morto al fronte da volontario per le forze ucraine. Era dato per disperso dallo scorso 27 marzo. «Onore, gloria e gratitudine al nostro fratello», si legge in un post di Memorial, l'associazione dei volontari internazionali. Dridi, come raccontato dalla sorella ai media, lavorava come cuoco tra Austria e Germania prima di arruolarsi, «ma si considerava uno spirito libero, e non era mai riuscito a rimanere fermo nello stesso posto. La nostra famiglia è perseguitata dalla sfortuna». Per il palermitano la famiglia aveva lanciato un appello sui social spiegando di aver perso i contatti, e diffondendo alcune foto. Qualche giorno dopo si era fatto vivo un commilitone, riferendo a Noah che il fratello aveva perso la vita in un bunker bombardato dai russi, e che il 14 maggio era stato ricordato nel corso di una cerimonia organizzata in piazza Maidan, a Kiev, da altri foreign fighter.

Sempre nella giornata di ieri è arrivata la notizia di un altro combattente italiano deceduto (il settimo) sul fronte ucraino, Manuel Mameli, 25 anni, originario di Selargius, provincia di Cagliari. L'ambasciata italiana si è messa in contatto con la famiglia, ma il corpo, in una zona sotto il controllo di Mosca, non è stato ancora recuperato. Il ragazzo viene pertanto dichiarato «missing in action», e la sorella spera che Manuel sia ancora vivo. «Non sappiamo se sia deceduto o solo ferito», ha detto, chiedendo silenzio e rispetto. L'attacco che sarebbe stato fatale fatale è avvenuto nell'est ucraino, nei pressi di Pokrovsk, dove sarebbe stato ucciso da un drone russo e con lui sono morte altre cinque persone, mentre un altro volontario italiano è rimasto ferito. Mameli era arruolato nella Legione Internazionale, il corpo militare composto da volontari stranieri regolarmente integrati nelle Forze Armate di Kiev, un'unità creata il 27 febbraio 2022 dal governo ucraino su espressa richiesta del presidente Zelensky. «È andato in Ucraina per combattere in ciò che credeva. Facile sventolare bandiere dal divano», scrive sui social un suo amico.

Vale la pena ricordare che oltre 20mila tra uomini e donne, provenienti da 52 nazioni diverse, si sono arruolati per combattere a fianco dell'Ucraina. Quasi 100mila quelli per Mosca.

Il ministero della Difesa russa, in un rapporto

reso noto di recente dalla Tass, ritiene che 90 italiani si sarebbero arruolati per Kiev dall'inizio delle ostilità, 35 dei quali sarebbero morti. La Farnesina tuttavia è riuscita a monitorarne una ventina, con 7 decessi.

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