Guerra in Israele

Altri raid su Jabalia, l'Onu si indigna

Colpito di nuovo il campo profughi. Per Guterres c'è l'ipotesi di "crimine di guerra"

Altri raid su Jabalia, l'Onu si indigna

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«L'ultima atrocità», la definisce l'Onu. E l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) parla di «attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra». Da ogni parte del mondo è un susseguirsi di dichiarazioni sconvolte e proteste per i bombardamenti israeliani sul campo profughi di Jabalia, appena quattro chilometri a nord di Gaza, uno scenario di morte, macerie e feriti. Dopo il primo raid martedì, ieri ne è seguito un altro. «Gran parte delle vittime erano terroristi di Hamas», spiega l'ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar: «Il fatto che ci siano anche civili è perché gli islamisti usano donne, bambini e innocenti, per proteggere loro stessi». I terroristi sostengono che fra i morti, almeno 50 martedì e altre decine ieri, ci sarebbero anche 7 ostaggi, 3 con passaporto straniero. L'esercito israeliano, per dimostrare quanto Hamas sfrutti i palestinesi, diffonde l'audio di una telefonata, in cui un islamista, comandante del Battaglione Jabalia, si accorda per sottrarre mille litri di benzina all'Ospedale indonesiano di Gaza, «per il bene del Paese».

È guerra di informazione e propaganda, che prosegue come sul campo, con l'esercito israeliano che riferisce di essere entrato «in profondità», di trovarsi «alle porte di Gaza City» e aver ucciso il capo dell'unità missilistica anticarro di Hamas, Muhammad Asar. I terroristi accusano Israele di «massacri per coprire le sconfitte» e puntano sugli ostaggi: «Il cessate il fuoco è precondizione per un accordo».

I missili sul campo profughi di Jabalia scioccano il mondo e non aiutano la diplomazia. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si dice «sconcertato», la Spagna e Medici senza frontiere «inorriditi», il ministro degli Esteri Ue, Josep Borrell, «sconvolto». Egitto e Venezuela condannano e Berlino chiede a Israele «proporzionalità», pur ribadendo che Hamas usa i civili come scudi umani. Il Qatar ha avvertito che «gli attacchi su larga scala a Gaza minano la nostra mediazione». Nonostante ciò, anche grazie al regime di Doha, oltre 400 civili, fra cui 4 italiani, 73 feriti e oltre 330 fra stranieri e palestinesi con doppio passaporto, sono riusciti a uscire dall'inferno della Striscia ieri attraverso il valico di Rafah. Ma il caso Jabalia è foriero di nuove fratture e violenze. Manifestanti a Tunisi hanno chiesto l'allontanamento dell'ambasciatore americano e tedesco. La Giordania ha richiamato il proprio: tornerà «solo quando Israele metterà fine alla guerra e alla crisi umanitaria che ha provocato». Eppure anche gli Stati Uniti, che venerdì invieranno in Israele e in Giordania il segretario di Stato Antony Blinken, frenano sullo stop alle armi: «Un ampio cessate il fuoco non è la risposta giusta».

Da Tel Aviv il messaggio resta netto: non ci si ferma, spiega il ministro della Difesa Gallant, dopo che sono stati «raggiunti importanti risultati», colpiti 11mila obiettivi, «terroristi a ogni livello», e si lavora «per scoprire la rete sotterranea di tunnel di Hamas». «Sarà una guerra lunga e difficile», ha ribadito il primo ministro Benjamin Netanyahu, che si è detto vicino alle famiglie dei 15 soldati israeliani uccisi finora «nella più giusta delle guerre, la guerra per la nostra casa». «Hamas ha scelto questo conflitto, non noi», ha aggiunto il generale Itzik Cohen, comandante della 162/a divisione, mentre l'esercito diffondeva i numeri degli islamisti entrati in azione il 7 ottobre, circa 3mila, e dopo che il portavoce di Hamas, Ghazi Hamadi, ha dichiarato alla tv libanese che il gruppo è pronto a ripetere più volte il massacro, finché «Israele non sarà annientato». Si va avanti, dunque, con un'offensiva aerea, navale e terrestre sempre più intensa, mentre si tenta di tenere a bada la Cisgiordania, dove l'esercito ha arrestato ieri almeno 46 palestinesi, di cui 30 di Hamas.

Le sirene ieri hanno suonato ancora nel centro di Israele e a Tel Aviv.

Se i razzi di Hamas non fanno vittime fra i civili è perché la difesa anti-aerea riesce a fermarli.

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