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Altro che Pd riformista. Bonaccini riapre la Ditta con D'Alema e Bersani

Il candidato segretario: "Porte aperte a tutti". Calenda: "Solo un fritto misto populista"

Altro che Pd riformista. Bonaccini riapre la Ditta con D'Alema e Bersani

Il «riformista» Bonaccini richiama in servizio la «Ditta» e arruola il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per battere la coppia Schlein-Franceschini.

Il presidente della Regione Emilia Romagna, in corsa per la segreteria del Pd, riapre le porte del Nazareno a D'Alema e Bersani. E tra una tappa e l'altra della campagna elettorale per le primarie dem, Bonaccini rinnega tutte le battaglie sul federalismo, imbarcando De Luca ed Emiliano al Sud. Dopo essere stato tra i primi sostenitori della riforma per l'autonomia differenziata delle Regioni a cui sta lavorando il ministro Roberto Calderoli. «Cambiare tutto per non cambiare nulla»: ecco lo slogan scelto dal governatore emiliano. Bonaccini promette una rottamazione di renziana memoria. Ma per battere la sfidante, la parlamentare Elly Schlein, sta mettendo insieme tutta la vecchia guardia. A cui poi dopo dovrà rendere conto, una volta eletto al timone dei democratici.

Ieri il governatore ha fatto tappa in Campania: al suo seguito tutto l'apparato della sinistra campana. Dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi a mister voti Mario Casillo. I ras del Pd sono al suo fianco. L'operazione giravolta si compie però sulla Ditta.

In un colloquio con la Stampa il candidato alla segreteria lancia segnali di apertura verso gli ex (con il dente avvelenato) Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani: «Bersani e D'Alema? Porte aperte a tutti, a chiunque voglia rientrare, ma mi chiedo se agli italiani interessi questo tema. Chi vuole, può rientrare nel Pd: ma il problema sono milioni di italiani che se ne sono andati, al di là dei dirigenti. Va ristabilita la connessione sentimentale con il popolo».

Parole uscite dalla bocca di Bonaccini due, quello in campagna elettorale. Poi c'è l'altro Bonaccini, quello che promette il lanciafiamme: «Credo sia normale che dopo tante sconfitte si possa fare un passo di lato, per consentirne uno avanti ad un nuovo gruppo dirigente. Non c'è alcun fatto personale, ma io cambierò la squadra da cima a fondo».

La mano tesa verso D'Alema e Bersani serve a Bonaccini per coprirsi sul lato sinistro del Pd, che sembra tutto occupato da Elly Schlein. Il sostegno di Bersani e D'Alema non sarà a costo zero. Già si parla di futuri incarichi per i due capi della Ditta. Una mossa che fa infuriare Carlo Calenda che già manda all'aria il dialogo con il futuro segretario del Pd prima che inizi. Un primato.

«Bersani, D'Alema, M5S, De Luca e Emiliano. L'involuzione di Stefano Bonaccini verso il fritto misto populista, è un problema per tutti i riformisti perché riduce la possibilità di alleanze a zero. Occorre procedere spediti verso la costruzione del partito unico libdem», attacca Calenda. Immediata la risposta di Bonaccini: «Caro Carlo leggi il pezzo per intero invece del titolo, oppure leggi l'intervista ad Avvenire. Oppure visto che ti interessa tanto occuparti del Pd prenditi mezz'ora, vienimi ad ascoltare alla prossima iniziativa, così giudicherai ciò che dico, non ciò che titolano. Buona domenica». Calenda ribatte: «Stai dunque smentendo il rientro di D'Alema e Bersani e l'alleanza con il M5S? Perché ciò è importante non solo per il Pd, ma per la possibilità di alleanze con noi. Sono molto felice di questa notizia che chiude la stagione del campo largo. Bravo». Bonaccini prometteva di azzerare tutto. Ma sembra già essere ostaggio della Ditta e delle alleanze. Più che un segretario riformista.

Sembra un Letta bis.

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